Referendum, i numeri del possibile risparmio

La spesa corrente della Camera sarebbe minore dell’8,7%, quella del Senato del 9,6%

Il referendum del 20-21 settembre sul taglio dei Parlamentari ha faticato a riscaldare il clima politico italiano, complice ovviamente anche l’emergenza Coronavirus, e ancora meno sono apparsi coinvolti i cittadini, almeno nei mesi scorsi. Oggi la campagna elettorale però si fa più intensa, e come spesso capita in epoca di Big Data tocca ai numeri entrare nel dibattito. Qui ci occupiamo di quelli finanziari riguardanti le spese sostenute da Camera e Senato, i cosiddetti “costi della politica” e il risparmio che il taglio di 230 deputati e 115 senatori garantirebbe.

Alla Camera 53 milioni di risparmio

Secondo i bilanci previsionali per il 2020 la Camera spenderà quest’anno 958 milioni e 322 mila euro, al netto delle partite di giro e delle restituzioni al bilancio dello Stato, ma quelle per i deputati sono inserite nelle spese correnti, che sono comunque la maggioranza e ammontano a 607 milioni e 267 mila euro. Di queste le indennità e i rimborsi spese per gli onorevoli costituiscono una porzione rilevante ma non maggioritaria, considerando che per le prime verranno spesi 81 milioni e 625 mila euro e per i secondi 63 milioni e 620 mila.

Dividendo queste ultime cifre per il numero dei deputati della Camera, 630, e moltiplicando il risultato per i 400 che rimarrebbero se la riforma costituzionale fosse approvata otterremmo un costo che sarebbe di 53 milioni e 26 mila euro inferiore a quello attuale, considerando l’insieme di indennità e rimborsi. Si tratta dell’8,7% delle spese correnti, che in maggioranza in realtà includono i costi del personale dipendente, per cui si spende 209 milioni e 585 mila euro, e che non verranno chiaramente toccati, almeno nel breve periodo, così come tutte le spese per acquisti di beni e materiali, trasporti, pulizia, ristorazione, ecc.

Cosa succede se passa il referendum

Per il Senato lo Stato spende leggermente di più che per la Camera lo Stato, fatte le proporzioni sul numero di senatori rispetto a quello dei deputati.  Pur essendo i primi la metà dei secondi (al netto dei senatori a vita) la spesa totale per la nostra Camera Alta è maggiore del 50% di quella per quella Bassa, di 544 milioni.

300 milioni e 992 mila sono spese correnti. In questo caso sono anzi poco meno della metà di quelle della Camera, perchè al Senato vista l’età media superiore ha una incidenza maggiore la spesa previdenziale, che è calcolata al di fuori di quella corrente.

Le indennità e i rimborsi spesa dei senatori ammontano rispettivamente a 41 milioni e 935 mila e a 37 milioni e 66 mila euro. Si tratta nel complesso del 26,2% della spesa corrente, contro il 23,9% della Camera. Di conseguenza anche il risparmio nel caso vincesse il Sì al referendum sarebbe maggiore in percentuale, del 9,6%, in valore assoluto di 28 milioni e 842 mila euro.

Il referendum farebbe risparmiare 81,2 milioni

In tutto parliamo di 81 milioni e 868 mila euro risparmiati dalle due Camere. Non è dato di sapere se il minor numero di deputati provocherebbe anche minori spese di funzionamento, come avverrebbe in una azienda privata con un numero di clienti e di personale ridotto. I costi del personale, che sono quelli maggioritari, sono rigidi, e molto difficilmente sono previsti esuberi. Per molto tempo gli unici risparmi rimarrebbero probabilmente questi 81,9 milioni all’anno. Su cosa debbano essere calcolati, se sui costi totali delle Camere, su quelli correnti, o sul Bilancio dello Stato, di cui sono circa lo 0,01%, sta alla sensibilità e alle considerazioni dei singoli

I dati si riferiscono al 2020

Fonte: Camera dei Deputati, Senato della Repubblica

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