Produzione industriale Italia: ecco i settori peggiori

Indice a -4,9% ma la metallurgia perde il 7,5%, macchinari -9,7% e trasporti -14,1%

La produzione industriale in Italia continua a collezionare segni meno, mese dopo mese, senza accennare a un’inversione di rotta: a febbraio 2025 l’indice ha registrato un calo del 2,7% rispetto allo stesso mese del 2024, segnando il 25esimo mese consecutivo in cui il confronto su base annua si chiude in negativo. Ovviamente anche il confronto con il mese precedente non offre segnali incoraggianti: rispetto a gennaio 2025, la flessione è stata pari allo 0,9%.

Ma l’indice della produzione industriale in  Italia è, appunto, un indice, ovvero il risultato di diversi altri indicatori. Andando a vedere questi indicatori si può capire quale è stato il settore della manifattura che va peggio e anche quello che va meglio. La media ponderata di questi andamenti dà luogo all’indice della produzione industriale. Allora vediamo i numeri

In realtà i dati diffusi da Istat mostrano come la frenata di febbraio 2025 abbia riguardato la maggior parte dei settori industriali, con pochissime eccezioni. A incidere in modo decisivo su questo calo è stato il comparto delle attività manifatturiere, che da solo rappresenta il 90,17% dell’intera produzione industriale. A febbraio la manifattura italiana ha registrato un calo del 4,9% su base annua, generando un contributo negativo di -4,42 punti percentuali.

Produzione industriale in Italia, da dove arriva il crollo

A far scendere davvero la produzione industriale a febbraio sono stati soprattutto tre settori: metallurgia, macchinari e mezzi di trasporto. Insieme valgono più di un terzo dell’intera industria italiana e, sommando il loro impatto, hanno causato da soli un calo di 3,5 punti percentuali. Ma allora com’è possibile che il dato complessivo, come mostrato dal grafico, sia di -2,64%? La risposta sta nel fatto che altri settori, più piccoli ma in crescita, hanno aiutato a limitare il danno.

Ma perché qui si parla di -2,64%, mentre il dato ufficiale diffuso da Istat è -2,7%? La differenza non è un errore, ma è legata a piccoli arrotondamenti nei dati e alle correzioni tecniche che Istat applica quando calcola l’indice generale. In particolare, l’Istituto tiene conto di fattori come la stagionalità e il numero di giorni lavorativi del mese analizzato, che possono influenzare leggermente il risultato finale.

I tre settori che fanno registrare le maggiori perdite

Un settore che ha inciso in modo pesante sul calo della produzione industriale in italia è senz’altro quello della metallurgia. Si tratta di un comparto fondamentale, perché produce e lavora materiali come acciaio, ferro e alluminio, utilizzati praticamente in ogni filiera: dall’edilizia all’automotive, dalla meccanica alla componentistica. A febbraio ha registrato una flessione del 7,5% rispetto allo stesso mese del 2024. Il suo peso sull’industria complessiva è stato del 16,37%, il più alto tra i settori in calo. E la frenata della metallurgia è spesso un segnale anticipatore: se scende la sua domanda, anche gli altri settori a domino cominciano a rallentare.

In sofferenza anche il settore della fabbricazione di macchinari e attrezzature. Parliamo di tutta quella produzione che permette ad altre imprese di lavorare: impianti industriali, macchine utensili, attrezzature meccaniche. Questo comparto ha registrato una flessione del 9,7% rispetto a un anno fa. È un calo importante, soprattutto se si considera che il settore vale il 12,57% dell’intera produzione industriale. Il suo impatto sul dato complessivo è stato di -1,22 punti percentuali. Una frenata di questo tipo può essere legata anche alla fase di incertezza che frena gli investimenti delle aziende e più in generale a un clima economico pieno di interrogativi.

Anche la fabbricazione di mezzi di trasporto (auto, veicoli commerciali, treni, navi e aerei) ha registrato un crollo pesante: -14,1% su base annua. Ha un peso pari al 7,43% della produzione industriale totale e ha contribuito per -1,05 punti al calo generale. Qui a pesare è soprattutto la crisi dell’automotive, già segnalata da diversi report: la produzione di Stellantis, ad esempio, è in calo di oltre un terzo nei primi mesi dell’anno. Il rallentamento delle esportazioni, l’attesa per nuovi incentivi, ma anche la competizione internazionale nel settore delle auto elettriche stanno mettendo sotto pressione un comparto già strutturalmente fragile.

produzione industriale

Un’altra eccellenza italiana in grande affanno

Seppur con numeri più bassi, anche il settore delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori ha contribuito in modo rilevante alla flessione della produzione industriale di febbraio. E parliamo di un comparto in cui l’Italia è riconosciuta a livello internazionale come un’eccellenza, grazie alla qualità del prodotto, al design e alla forza del made in Italy.

Il calo registrato è stato del 12,9% rispetto all’anno precedente, con un peso sull’industria complessiva del 7,56%. Questo si traduce in un contributo negativo pari a -0,98 punti percentuali. In questo caso a determinare il rallentamento sono stati i minori consumi interni e una fase complessa sul fronte delle esportazioni.

Produzione industriale, c’è anche chi ha il segno più

Accanto ai settori in difficoltà ci sono anche comparti che, a febbraio, hanno registrato una crescita. È il caso del settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria, che a febbraio ha registrato un aumento del 19,4% rispetto allo stesso mese del 2024. Il suo peso relativo, cioè la quota che rappresenta sull’industria complessiva, è del 9,23%. La crescita ha però generato un contributo positivo solo di +0,62 punti percentuali.

Una possibile spiegazione di questo andamento è legata alla dinamica dei consumi energetici e dei prezzi. Il mese di febbraio è stato più freddo rispetto all’anno precedente, il che potrebbe aver spinto al rialzo la domanda di gas ed energia per usi civili e industriali. Inoltre, la ripresa dei prezzi all’ingrosso dell’energia registrata tra fine 2024 e inizio 2025 potrebbe aver incentivato una maggiore attività di produzione e distribuzione nel settore, gonfiando così il dato rispetto all’anno prima.

Produzione industriale, i casi agroalimentare e legno

Tra i settori in lieve crescita figurano l’industria alimentare, che a febbraio segna un aumento dell’1,6%, e il comparto legno-carta, in salita del 3,4%. Il loro impatto sul dato complessivo, però, resta molto limitato. L’alimentare contribuisce per +0,14 punti percentuali, mentre il legno-carta incide per +0,17 punti. Si tratta di incrementi troppo deboli per compensare le perdite registrate dai comparti più rilevanti della manifattura, che hanno determinato la flessione generale. È un po’ come mettere una cerotto su una diga che perde: dopo 25 mesi di cali consecutivi, il trend sembra aver preso una piega difficile da invertire.

 

I dati si riferiscono al: 2024
Fonte: Istat
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