Il confronto tra le misure anti-Covid in Europa

L’Italia punta tutto sulle garanzie al credito, gli stimoli diretti sono solo lo 0,9% del Pil 2019

L’Europa sembra andare in ordine sparso in questa emergenza legata alla pandemia di Covid-19, sia per quanto riguarda la gravità del contagio, che appare maggiore in alcuni Paesi e meno in altri, sia soprattutto per le misure nazionali messe a punto contro l’impatto economico, quelle perlomeno non prese dalla Ue (Mes, garanzie Bei, piano Sure, ecc).

Il modo migliore per comprenderle è osservarle in proporzione al PIL. Non è semplice. Le disposizioni si succedono ogni settimana. Quello che emerge è che è stata la Germania quella che ha messo sul tappeto la maggiore quantità di denaro in relazione all’economia nazionale, ovvero il 60,1% del Pil. Divisi tra stimolo diretto, ovvero spesa, per forza in deficit, posticipo di pagamenti dovuti allo Stato, per esempio di imposte, e garanzie al credito e all’export, per garantire liquidità.

E’ quest’ultimo lo strumento più usato, anche perchè si tratta di un esborso solo potenziale per il futuro. E soprattutto in Italia. Tra le misure di marzo e quelle del decreto liquidità (fino a 400 miliardi di garanzie, 200 per gli esportatori, 200 per il mercato interno) il governo Conte ha stanziato il 29,8% del Pil. Meno, il 13%, è dedicato ai posticipi dei pagamenti, e pochissimo, il 0,9% riguarda gli stimoli diretti, per esempio nel campo della cassa integrazione.

E’ il Belgio il Paese con meno misure anti-Covid

Tra gli altri Paesi europei e non spiccano Germania e Usa come quelli in cui si spende di più in interventi diretti, ben il 6,9% del PIL nel primo caso, e il 5,5% nel secondo. Lo Stato tedesco potrà usare 100 miliardi per comprare azioni di aziende in difficoltà, mentre darà 50 miliardi a fondo perduto alle piccole imprese. Quello americano spenderà 600 miliardi di dollari in pagamenti diretti agli americani, 1200 dollari a chi guadagna meno di 75 mila dollari l’anno.

Per il resto il livello di stimoli diretti è simile a quello dell’Italia. Si va dal 0,4% del PIL in Ungheria al 2,1% della Danimarca. L’Italia risulta invece quasi in testa per quanto riguarda i posticipi dei pagamenti delle imposte, cui dedica, come detto, il 13% del Pil, quasi quanto la Germania e molto più della Francia, che si ferma al 9,4%, della Spagna e degli altri Paesi. E soprattutto supera tutti, tranne i soliti tedeschi, quanto a garanzie per la liquidità. Dopo di noi vengono il Regno Unito, con il 15,1%, ovvero 330 miliardi di sterline per il credito alle aziende, e la Francia, con il 12,5%, che ha messo sul tappeto 300 miliardi di euro.

In fondo, quanto a risposta complessiva in proporzione al PIL, il Belgio, che pure è ai primissimi posti a livello di casi di contagio per abitante. Nel complesso avrebbe stanziato solo l’1,9% del PIL, tutto in posticipi di pagamenti, l’1,2% e in interventi diretti, lo 0,7%. E’ probabile che l’elenco delle misure tuttavia sia destinato a salire, e non di poco, ovunque

Fonte: Bruegel

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