Metà del pesce che mangiamo è allevato

Entro il 2025 il sorpasso del pesce dall’allevamento, sarà il 52% del totale

Si avvicina il momento in cui la maggior parte del pesce sulle nostre tavole sarà d’allevamento. L’itticoltura ha raggiunto nel 2015 una produzione di circa 1,3 milioni di tonnellate per un valore approssimativo di 4 miliardi di euro.

La produzione in cattività cresce

Tra il 2013 e il 2015 il pescato ha rappresentato il 56% della produzione e solo il 44% risultava essere stato prodotto in allevamento. Il grafico sopra mostra come questa proporzione in un decennio risulterà ribaltata. Entro il 2025 infatti si stima che il 52% della produzione mondiale sarà frutto di coltura. Le due torte nella parte inferiore del grafico in apertura, invece, indicano il consumo percentuale di pesce d’allevamento nel 2013-2015 e le previsioni per il 2025.

Il consumo globale di pesce nel 2015 ha raggiunto un equilibrio tra pesce d’allevamento e pescato in mare o in acque dolci. Nel 2025 questa proporzione vedrà sopravanzare la quantità di pesce di coltura sulle nostre tavole, la proporzione dovrebbe essere 57% contro 43%.

Più che raddoppiato il consumo di pesce

La quantità di pesce annualmente consumato da una persona è cresciuta costantemente dal 1974, così come è aumentata la porzione di produzione da itticoltura finita nei piatti dei clienti.

Le colonne del grafico qui sotto mostrano il crescere del consumo medio annuo, la linea rossa invece segnala la percentuale di pesce d’allevamento consumato.

Nel 1984 una persona in un anno comprava circa 12.28 kg di pesce e solo il 7% risultava essere proveniente da un allevamento. Dieci anni più tardi la percentuale di merce proveniente da una coltura era già salita al 26% e il consumo annuale aveva raggiunto i 14kg. Altri dieci anni e la crescita ha portato al 39% il pesce d’allevamento e a 16 kg il consumo. Nell’ultimo decennio considerato dal grafico, 2004-2014, c’è stato un boom dei consumi e anche della percentuale di prodotto proveniente dalle itticolture. Il consumo annuo è arrivato a circa 23 kg e metà della produzione globale è stata frutto degli allevamenti.

Itticoltura: la Cina è il primo produttore mondiale

L’Unione europea è l’ottavo itticoltore mondiale, in termini di volume della produzione, stando alle stime del Ministero per gli Affari marittimi dell’Unione. Il primo è la Cina che ha coperto quasi il 61% della produzione globale nel 2014. Un altro 25,78% è stata la porzione di prodotto di sei paesi del Sud Est asiatico (India, Filippine, Bangladesh, Indonesia, Vietnam e Corea del Sud). La percentuale europea è stata invece del 1,53%.

Italia terzo itticoltore dell’Ue 28

I primi cinque stati dell’Unione europea per produzione da itticoltura sono Spagna, Francia, Italia, Regno Unito e Grecia, sia in tonnellate che in volume d’affari. Anche se l’Italia ha una particolarità rispetto a tutti gli altri che la rende unica: ha la flotta di pescherecci più piccoli d’Europa. I due grafici in basso mostrano proprio questi due valori per ciascun stato produttore tra il 2000 e il 2015 e include anche i dati della Norvegia, vera regina europea della produzione d’allevamento.

Nel 2000 il volume d’affari dell’itticoltura nell’Ue a 28 è stato di poco più di 3 miliardi anche se la produzione annua è stata di 1,4 milioni di tonnellate, nel 2015 la produzione ha raggiunto 1,3 milioni di tonnellate ma il un volume d’affari è stato di circa 4 miliardi di euro l’anno. A contribuire maggiormente in termini di quantità è stata la Spagna, sia nel 200 che nel 2015.

La colonna che svetta su tutte le altre è però quella norvegese. La produzione della nazione da sola ha superato quella dell’Unione, nel 2015 gli allevamenti ittici della Norvegia hanno prodotto 1,3 milioni di tonnellate di pesce, mentre quelli dell’Ue 28 si sono fermati a 1,270 mila tonnellate. Il valore in euro è stato di 5 miliardi per la produzione dell’itticoltura in Norvegia e di poco meno di 4 miliardi per l’Ue.

Itticoltura, produrre cozze è un vero affare

L’ultimo grafico infine mostra quali sono le principali specie allevate in Europa, anche qui si differenziano per tonnellate e valore economico.

Ad esempio, la specie più prodotta sono stati i mitili per un totale di 450 mila tonnellate l’anno, a seguire le trote (183 mila tonnellate) e i salmoni (173 mila tonnellate circa). Se però si valuta il valore delle diverse specie il salmone passa in testa (855 milioni euro), al secondo posto le trote (561.4 milioni) e solo terze le cozze (quasi 542 milioni).

I dati si riferiscono al: 1974-2025

Fonte: Ue – Fao – FishStat

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