Le autostrade italiane sono vecchie di 35 anni

infrastrutture

Non si investe dagli Anni ’80. La Francia ha 5mila km in più. Servono (come minimo) 138 miliardi

Dal 1980 la rete autostradale italiana non viene ampliata. Attualmente si estende per circa 6.700 chilometri, meno di Germania e Spagna (nei due casi si tratta di circa 14.000 chilometri) e Francia (circa 11.400), ma supera quella della Gran Bretagna (3.700 circa), come mostra il grafico qui sopra.

Il ritardo delle infrastrutture

E’ il famoso “deficit infrastrutturale” di cui soffre l’Italia praticamente da sempre, rispetto ai suoi partner comunitari. E’ stato calcolato dalla società di consulenza Deloitte che l’indice di dotazione infrastrutturale dell’Italia è pari a 0,161 (non è una percentuale ma un indice) rispetto ad una media europea (Ue a 15) di 0,022 con una differenza, quindi, di 0,022.

Sostanzialmente significa che se l’Italia decidesse di costruire quelle infrastrutture, soprattutto viarie ma non solo, per arrivare almeno allo stesso livello della media europea, dovrebbe spendere in investimenti soprattutto pubblici qualche centinaia di miliardi di euro. Lo studio della Deloitte, condotto insieme all’Università Luiss, disegna tre scenari in base ai quali l’Italia dovrebbe investire 138 miliardi, 415 o, nel caso più pessimista, addirittura 787 miliardi di euro solo nel settore dei trasporti, Autostrade comprese, quindi.

Per avere un’idea del ritardo italiano basta dire che nei cinque anni che vanno dal 2008 al 2012 l’Italia ha speso in infrastrutture solo 58 miliardi di euro. E i risultati si vedono.

Il caso delle Autostrade

Il caso delle Autostrade, in particolare, è emblematico: il piano di ammortamento degli investimenti, realizzati in Italia in prevalenza tra gli anni ’60 e ’70, era stato per la gran parte completato già prima della privatizzazione del 1999. E se si chiede ai policy makers italiani e stranieri in quali settori l’Italia dovrebbe concentrare i propri sforzi, il risultato è univoco.

Proprio Deloitte-Luiss hanno posto questa domanda a società di costruzione, concessionarie, finanziatori, consulenti (tecnici, legali, finanziari) ed esperti di settore. Il 44% ha risposto che la priorità sono proprio le infrastrutture dei trasporti, anche se poi risposte diverse si sono avute nel momento in cui si chiede quale tipo di trasporti: autostrade, ferrovie, aeroporti o porti. Per il 68% la priorità sono i “nodi”, cioè i collegamenti tra diverse modalità di trasporto.

I dati si riferiscono al: 1970-2012

Fonte: Banca d’Italia

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