Il prezzo della birra nel 2025 potrebbe scendere. La notizia arriva dopo il parere positivo sulla riduzione delle accise sulla birra, espresso dalla commissione agricoltura della Camera a novembre 2024. La ragione per cui l’organo parlamentare ha preso in considerazione la possibilità di alleggerire le tasse sulla fabbricazione e vendita di birra è presto detto: la competitività delle aziende birraie italiane, minacciate dal forte incremento delle importazioni dalla Germania dove la tassazione (4 volte inferiore rispetto a quella italiana) rende più competitive le aziende che vogliono esportare nel nostro Paese. Nel grafico in apertura la classifica delle 50 città europee per prezzo di una pinta, il classico formato medio da birreria.
Costo della birra in Italia, ogni 100 litri prodotti 2,97 euro di tasse
Dati alla mano, prima della pandemia il comparto birrario italiano era in crescita trainato dal rilancio dei marchi storici italiani che, tra l’altro, ha favorito un crescente impiego di materie prime agricole locali. La fine della pandemia ha portato un ulteriore crescita, il cosiddetto “rimbalzo” dopo l’arresto dei consumi in ragione dei lockdown. Dopo questo periodo favorevole, tuttavia, la situazione si è fatto sempre critica per produttori e birrerie: inflazione, caro energia, e non è mancata neppure una stagione negativa per i raccolti di orzo (fondamentale per la birra) a causa degli eventi meteorologici estremi.
In Italia ogni anni si bevono 2,12 miliardi di litri di birra
Risultato: nel 2023 la produzione è scesa a 17,4 milioni di ettolitri (-5,02% rispetto al 2022), mentre i consumi interni sono calati a 2,12 miliardi di litri (-5,85%). La soluzione? È nelle parole della commissione agricoltura: intervenire in modo organico e non temporaneo sulla disciplina agevolativa delle accise dovute dai produttori di birra, riducendo dal 1 gennaio 2025 le accise sulla birra prodotta in Italia a 2,97 euro per 100 litri prodotti, adesso sono fissate a 2,99 euro per 100 litri di produzione.
Costo della birra, per ogni pinta spillata 80 centesimi di tasse
Questo costo, apparentemente ininfluente, deve essere considerato su scala industriale, moltiplicandolo per gli ettolitri prodotti dai birrifici e per un altro parametro tecnico, il “grado Plato” un indice che misura la concentrazione di zuccheri nella birra, e quindi la sua densità. Più alto è il grado Plato, maggiore sarà la base su cui applicare l’accisa. Questo importo quindi viene moltiplicato per il volume di birra prodotto, facendo crescere significativamente il totale delle accise dovute.
Birra al supermercato, il 40% del prezzo sono tasse
Ma non è finita, a tutto ciò si aggiunge infine l’Iva al 22%. In pratica il prezzo della birra aumenta progressivamente verso valle, ossia verso gli scaffali dei supermercati e i banconi delle birrerie. Nel concreto quando andiamo ad acquistare: per una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa, mentre, per il formato più comune acquistato nei supermercati, la bottiglia da 0,66 litri, l’accisa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita al consumatore.
Costo della birra nelle città italiane, Milano la più cara
Questa situazione contribuisce a rendere il prezzo della birra in Italia particolarmente eterogeneo, con differenze significative tra le città italiane. La città più cara per una pinta al pub è Milano, dove il costo medio si aggira intorno ai 6 euro. A Roma, Bologna e Torino il prezzo scende a 5 euro. A Napoli, una birra media alla spina costa in media 4 euro, mentre a Bari il prezzo si abbassa ulteriormente, arrivando a 3,50 euro. Prezzi più bassi si trovano in Spagna, a Valencia una birra va via a 3 euro (in media), stesso prezzo per dissetarsi con una bionda a Lisbona e a Porto. Le più economiche, tra le grandi città europee, sono Budapest e Praga, dove per una birra al pub si può spendere anche solo 2,50 euro.
Il giro d’affari della birra cresce del 9,2%
La birra, al pari di altri prodotti, rappresenta un’eccellenza del Made in Italy, lo dicono i numeri. Il comparto, genera ricchezza e occupazione lungo una filiera che si estende, dai campi agricoli ai pub, e ai ristoranti di tutto il Paese. Nel 2022, la filiera della birra ha raggiunto per la prima volta un valore condiviso (l’impatto economico totale lungo l’intera filiera) di 10,2 miliardi di euro, registrando un incremento del 9,2% rispetto al 2021.

Comparto della birra, lungo l’intera filiera lavorano 103mila persone
Questo comparto impiega oltre 103mila persone, compresi i lavoratori dell’indotto, complessivamente in crescita dell’8% rispetto al 2021. E poi, il business della birra ha contribuito alle casse dello Stato con 4,3 miliardi di euro, di cui 707 milioni derivanti dalle accise e ha distribuito 2,8 miliardi di euro di salari, dando lavoro a oltre 100mila famiglie, generando circa 30 occupati per ogni addetto alla produzione della bevanda alcolica.
Produzione birra in Europa, ogni anno 34,3 miliardi di litri
Nel 2023, i Paesi europei hanno prodotto complessivamente 34,3 miliardi di litri di birra, di cui 32,5 miliardi contenenti alcol e 1,8 miliardi di birra analcolica. Fatto interessante, secondo le stime Eurostat, la produzione di birra alcolica è diminuita del 5% rispetto al 2022, mentre quella analcolica ha registrato una crescita del 13,5%.
Quanta birra si produce in Italia? Siamo sesti in Europa con 1,64 miliardi di litri
La Germania si conferma leader nella produzione con 7,2 miliardi di litri, pari al 22,3% del totale Ue seguita da Spagna (12,4%), Polonia (10,8%), Paesi Bassi (7,5%) e Belgio (6,3%). L’Italia, come si vede nel grafico qui in alto, contribuisce con 1,64 miliardi di litri di birra alcolica, ed è il sesto Paese Ue per volume di produzione di birra. Sul fronte delle esportazioni interne all’Europa, i Paesi Bassi fanno la parte del leone con 1,8 miliardi di litri (21,5%), seguiti da Germania e Belgio con 1,4 miliardi ciascuno.
I dati si riferiscono al: 2020 – 2024
Fonte: Eurostat; Commissione Agricoltura
Autore: Davide Frigoli
Pubblicato il: 22 Nov 2024
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