Le purghe non sono finite: 35.000 in cella, 17.000 arrestati in attesa di giudizio
All’indomani del fallito colpo di stato, Erdogan ha arrestato giudici e militari, licenziato professori e rettori. Migliaia di dipendenti pubblici hanno perso il posto e a molti professionisti è stato impedito di lavorare. Il grafico riassume la situazione aggiornata al 13 agosto scorso delle epurazioni di Erdogan.
Il golpe del luglio 2016 e le epurazioni di Erdogan
Il 16 luglio 2016 un gruppo di ufficiali ha tentato di prendere il potere a Istanbul e Ankara, mentre migliaia sono scesi in piazza per opporsi. Il presidente Erdogan ha immediatamente accusato Fetullah Gülen di essere l’organizzatore del colpo di Stato.
Gülen inizialmente ha negato per poi ammettere la partecipazione al tentato golpe di alcune persone collegate con il suo movimento. Le autorità turche stanno ora cercando di ottenere l’estradizione di Gülen dagli Stati Uniti. Nel frattempo l’epurazione non è ancora finita e oggi si contano ancora 35mila detenuti e più di 17mila arrestati, in attesa di giudizio. Senza contare i licenziamenti, 81 mila, soprattutto fra professori e dipendenti pubblici. Agli arresti non sono rimasti estranei nemmeno i minorenni.
E adesso cosa farà Erdogan?
Dopo il fallimento del colpo di Stato, tutti i principali partiti politici hanno annunciato il loro sostegno al governo e partecipato a manifestazioni congiunte, dando vita ad un panorama politico stranamente unito, in un Paese che invece è sempre stato dilaniato dalle divisione tra le forze al potere e all’opposizione.
L’attacco terroristico dello scorso agosto durante un matrimonio Curdo ha spinto il presidente ad esporsi in prima persona per difendere l’idea di una Turchia unita. “I terroristi”, ha detto Erdogan, “che non possono sopraffare la Turchia e cercare di provocare il popolo puntando sulla sensibilità etnica e settaria, non prevarranno”.
I dati si riferiscono al: 2016
Fonte: Parlamento Europeo, Cnn
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