In Italia ci sono 1,4 divorzi ogni mille abitanti

Con la pandemia crollano più i matrimoni rispetto a divorzi e separazioni

Realizzare il sogno di sposarsi, in tempi di pandemia, è pressoché impossibile. I dati del secondo semestre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, infatti, evidenziano un calo di matrimoni dell’80% e del 60% delle unioni civili. Ma non si fermano ugualmente le separazioni e i divorzi. Sempre rispetto al secondo semestre dell’anno precedente, nell’anno della pandemia sono calati del 60% le separazioni/divorzi consensuali nei comuni e nei tribunali, mentre le separazioni e i divorzi giudiziali diminuiscono rispettivamente del 40% e del 49%. E, come si può intuire, il problema non è che non si sa come divorziare, ma è che la pandemia ha reso tutto più difficile (sposarsi e divorziare o separarsi). Ecco i numeri completi.

Come divorziare: dal 1970 è più facile

Il divorzio in Italia venne introdotto con la legge numero 898, approvata definitivamente dalla Camera il primo dicembre del 1970. La legge è conosciuta come “Fortuna-Baslini”, dal nome dei due deputati, Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale), primi firmatari delle proposta di legge. Nel 1974, poi, ci sarebbe stato lo storico referendum. Adesso, a 51 anni dalla legge che ha introdotto il divorzio in Italia, vediamo quali sono i dati che emergono da un confronto internazionale.

Come divorziare in Italia

Ma partiamo dall’inizio. I divorzi nel primo anno di applicazione della legge, il 1971 sono stati 17.134 e sono raddoppiati l’anno dopo (31.717). Il dato esplode alla fine degli anni ‘80: nel 1991 i divorzi sono 27.350, nel 2001 arrivano a 40.051, nel 2011 a 53.806. Secondo l’Istat, tra il 1991 e il 2019 c’è stata una crescita netta: i divorziati erano 375.569 ma, dopo 27 anni, sono lievitati fino a quota 85.349. E’ da sottolineare, però, come dal 2015 il numero di divorzi ha subìto una forte impennata (+57,5% in un solo anno) a seguito dell’entrata in vigore di due leggi che hanno facilitato il come divorziare, apportando importanti modifiche alla disciplina dello scioglimento e della cessazione degli effetti civili del matrimonio. Stiamo parlando del Decreto legge 132/2014 introdotto con l’obiettivo di semplificare e velocizzare le procedure consensuali senza rivolgersi ai Tribunali e della Legge 55/2015 nota come “Divorzio breve”.

Il divorzio in Italia non è per tutti

In Italia, però, si divorzia poco, come emerge dagli ultimi dati di Eurostat sui divorzi ogni mille abitanti nel Continente Europeo. L’Italia è a quota 1,4, meno rispetto al valore medio Ue di 1,9, risultato dei picchi raggiunti in alcuni Paesi del Nord e dell’Est, come la Lettonia e la Lituania, dove si arriva a un massimo di 3,1, la Bielorussia, con 3,4 e l’Estonia, a quota 2,4. Ma la leader rimane la Russia, prima per matrimoni e prima per divorzi. Si tratta di Paesi con un tasso di divorzi piuttosto alto da sempre, che non è cambiato, al netto di oscillazioni, nel corso degli anni, e che uniscono un alto livello di secolarizzazione a una certa abitudine a sposarsi piuttosto presto a livello di età.

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Il balzo dei divorzi in Spagna e Portogallo

Al contrario di tre Stati che seguono questo gruppo, e che solo molto recentemente hanno raggiunto un numero di divorzi in proporzione agli abitanti più alto della media, ovvero Spagna, Portogallo e Cipro. Paesi dalla cultura mediterranea più tradizionale, 30 anni fa presentavano tassi di divorzio per mille abitanti sotto l’1, livello superato solo nel 2001 in Spagna, Paese in cui si è poi balzati a 2,9 già nel 2006. Si è trattato di un’evoluzione che non è avvenuta in Italia o in Grecia per esempio, e che ha portato questi Paesi a numeri scandinavi in pochissimo tempo.

Come divorziare all’estero

Gli ultimi dati del nostro Paese, quelli del 2019, mostrano che l’85,0% delle separazioni si conclude consensualmente, mentre la quota di divorzi consensuali appare, invece, più contenuta, il 70,1% nel 2019. Dopo il picco del 2016 (78,2%), quindi, probabilmente grazie all’approvazione del cosiddetto “divorzio breve”, la proporzione di divorzi consensuali decresce per tornare al livello di inizio decennio, erano il 72,4% nel 2010.

Tra i Paesi con meno divorzi invece Irlanda, Malta, Nord Macedonia, dove sono meno di 1 ogni 1000 persone, e poi nei Balcani, dove rimangono al di sotto dei valori italiani, invece superati un po’ ovunque, come in Francia e Germania, esattamente nella media Ue.

In Italia raddoppiati i divorzi per matrimonio

C’è da fare però una considerazione molto importante su queste statistiche. Ci può essere un divorzio se prima c’è stato un matrimonio, e può accadere che ne risultino pochi perché semplicemente in pochi si sono sposati. E’ il caso dell’Italia, almeno molto recentemente.

Come divorziare in Europa

Infatti se risultiamo tra i Paesi con meno divorzi per abitante siamo tra i primi cinque nella Ue per divorzi per matrimonio, ben 47,9, dopo Paesi Bassi, dove si arriva a 50,9, Finlandia, Repubblica Ceca e Danimarca. Siamo al di sopra anche di Svezia e di Norvegia, cosa che forse pochi anni fa pochi avrebbero ritenuto possibile. Infatti fino al 1995 vi erano meno di 10 divorzi per 100 matrimoni e meno di 20 fino al 2006. Il salto è avvenuto anche in questo caso dopo l’approvazione del divorzio breve nel 2015.

Ci si sposa poco e si divorzia meno

Questo non vuol dire che quasi un matrimonio su due finisce in divorzio, ma che ora si sposano sempre meno persone e i divorzi, che fanno riferimento a matrimoni celebrati in anni in cui ve ne erano molti di più, appaiono ancora di più non solo perché crescono ma anche perché sono messi in proporzione a un numero decrescente di matrimoni. E’ possibile per esempio che se le unioni continueranno a calare prima o poi lo faranno anche i divorzi stessi

I dati si riferiscono al 2016-2020

Fonte: Eurostat 

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