L’Aids non è scomparso, 591 diagnosi nel 2019

Da noi scendono più lentamente che nel resto della Unione europea

La Giornata Mondiale contro l’Aids del 2020 cade in un periodo di pandemia che sembra avere messo in secondo piano quasi ogni altro tema di attualità, in primis riguardo alla salute stessa. E serve quindi a ricordare che esiste ancora l’Aids, così, come il cancro, la malaria, il Parkinson, l’Alzheimer e molto altro. Tuttavia questo calo di attenzione non toglie che così come in altri campi anche in quello dell’Aids possiamo apprezzare un miglioramento, che negli anni è stato costante, almeno in Occidente. Il numero di diagnosi di Aids è calato nell’ultimo decennio praticamente ogni anno.

E l’Italia non fa eccezione. I numeri, come si vede dal nostro grafico, parlano chiaro. Abbiamo scelto di realizzarlo solo sugli uomini perché si tratta del genere più colpito e per cui vi sono stati più cambiamenti nel corso del tempo.

Nel 2010 vi erano 3 diagnosi ogni 100 mila abitanti appunto tra gli uomini, che corrispondevano a 849 persone, mentre le donne che avevano sviluppato al malattia erano solo 300. Nel 2019 vi sono stati invece 466 uomini diagnosticati e 105 donne. Con un divario che è rimasto imponente e anzi si è allargato. In termini relativi però vi è appunto stato un calo, i maschi che hanno sviluppato la malattia nel nostro Paese sono stati solo 1,6 su 100 mila.

L’incidenza della malattia si è quindi dimezzata. E però risulta essere la maggiore tra i grandi Paesi europei e rimane superiore alla media UE. Il panorama in Europa infatti è un po’ diverso.

Nelle diagnosi di Hiv Italia invece sotto la media Ue

A livello comunitario sono 0,8 ogni 100mila gli uomini ai quali è stata fatta una diagnosi di Aids positiva nel 2019. Il calo rispetto al 2010, quando erano 2,1, è stato uguale a quello italiano, di 1,5, ma in termini percentuali più grande, perché si partiva da livelli più bassi. Vi è quindi una maggiore lentezza in Italia nella riduzione del fenomeno. Soprattutto se si guarda alla Spagna. Che nel 2010 vedeva un livello altissimo di diagnosticati, 4,9 ogni 100 mila uomini, cifra crollata a 1,1 nel 2019, al di sotto dell’Italia.

Molto rilevante anche il miglioramento tedesco, dove si è passati da 1,1 a 0,1, ma anche quello olandese, da 3,1 a 0,9. Più lineare e simile all’Italia il trend inglese e quello francese, con un dimezzamento in quest’ultimo caso dell’incidenza di diagnosticati, da 2,2 ogni 100 mila uomini a 1,1.

In Europa i record negativi, sempre parlando di uomini, sono quelli dei Paesi Baltici. In Lettonia si è arrivati nel 2019 a 6 diagnosi su 100 mila persone, in Estonia a 3. Da sempre del resto a Est l’Aids ha colpito più duramente che a Ovest.

Per quanto riguarda le donne invece l’Italia, con 0,3 casi sempre su 100 mila, è in media con il resto d’Europa. Vuol dire che nel nostro Paese il divario tra donne e uomini, a sfavore di questi ultimi, è ancora maggiore che altrove.

Non siamo invece sopra la media per quanto riguarda le infezioni di Hiv riscontrate. Sono state 4,2 su 100 mila abitanti nel 2019 in Italia e 4,9 nella UE nel complesso e 6,9 contro 7,5 tra gli uomini. Vuol dire che i sieropositivi italiani tendono ad ammalarsi di Aids più frequentemente.

Un segnale di allarme che si incrocia con quello proveniente da un probabile minore tracciamento nel 2020 a causa della pandemia di Covid con conseguente calo delle diagnosi di Aids. Scopriremo le sue conseguenze solo nei prossimi anni

I dati si riferiscono al 2010-2019

Fonte: Ecdc

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