Il cloud-computing è un mercato da 3,34 miliardi

Ad Amazon il 47,8% del business mondiale. Ecco i competitor italiani

La transizione digitale ormai è inevitabile. Il mondo si muove in questa direzione, l’Europa e i Paesi di tutto il mondo sviluppano sistemi digitali per la pubblica amministrazione e incentivano le imprese nell’implementazione tecnologica dei propri servizi e sistemi. É così che diventano essenziali i servizi di cloud-computing, ovvero quei servizi di calcolo, come server, risorse di archiviazione, database, rete, software, analisi e intelligence che il lavoro da remoto ha fatto conoscere a sempre più aziende e utenti. Ma sarebbe un errore considerare il cloud una soluzione emergenziale, di cui poter fare a meno in futuro. Infatti, i vantaggi sono così importanti che ormai sembra impossibile farne a meno. In Italia, già nel 2019 il mercato del cloud registrava un incremento del 21% rispetto all’anno precedente, con un giro d’affari da 3,34 miliardi di euro.

Quanto vale il cloud-computing in Europa

Guardando la situazione europea tra il 2018 e il 2020 è evidente che la pandemia, per alcuni più di altri, ha rappresentato l’occasione per poter fare un vero e proprio salto in avanti nell’integrazione dei servizi in cloud. Mediamente, secondo quanto rilevato da Eurostat, nel 2018 solo il 24% delle imprese in Europa utilizzava sistemi cloud, nel 2020 si è passati al 36%. Di queste, il 55% ha utilizzato servizi cloud avanzati relativi ad applicazioni software finanziarie e contabili, alla gestione delle relazioni con i clienti o all’uso della potenza di calcolo per eseguire applicazioni aziendali.

Confrontando i dati dei singoli Paesi, emerge che alcuni sono più avanti di altri. L’Italia, ad esempio, nel 2018 era tra gli Stati peggiori d’Europa, ma in appena due anni ha scalato la classifica europea stanziandosi al quarto posto, passando dal 23 al 59% di imprese che utilizzano servizi di cloud-computing. Rimangono decisamente indietro anche Paesi importanti nel panorama tecnologico, come la Germania, ferma al 33%, e la Francia, addirittura al 27%. Finlandia, Svezia e Danimarca, invece, occupano i primi gradini del podio, rispettivamente al 75%, 70% e 67%.

cloud-computing

Che cosa si intende per cloud-computing?

Quando si parla di cloud-computing si intende una tecnologia che consente di usufruire, tramite server remoto, di risorse software e hardware il cui utilizzo è offerto come servizio da un provider. Ci sono però diversi tipi di servizi e il mercato dei provider è decisamente agguerrito. Per partire dai primi, bisogna specificare che sono tre i principali tipi di cloud-computing. Le Iaas (Infrastructure as a Service) sono offerte in cui il fornitore prevede un accesso on demand a risorse informatiche come server, macchine virtuali, sistemi operativi e risorse di archiviazione. Le Paas (Platform as a Service) in cui si ha l’accesso a un ambiente cloud in cui sviluppare, gestire e ospitare applicazioni. Le Saas (Software as a Service) in cui invece che installare l’applicazione software sul dispositivo locale, si accede all’applicazione del fornitore utilizzando il web o un’Api.

I servizi Software as a Service (SaaS) nell’ultimo anno sono cresciuti del 46% e arrivano a rappresentare la metà del volume di spesa. La componente Platform as a Service (PaaS) fa segnare un 22% e rappresenta il 14% del mix, guidata dalla crescita dei Big Data Analytics. L’Infrastructure as a Service (IaaS) cresce del +16% e vale oggi il 36% della spesa complessiva.

I vantaggi del cloud-computing

Quali sono, quindi, i vantaggi del cloud-computing? Ci sono almeno 5 motivi per cui si debba ricorrere al cloud-computing, ovvero:

  1. Il risparmio economico è garantito, in quanto il cloud-computing consente di poter eliminare le spese relative all’acquisto di hardware e software, alla gestione di data center locali e tutto ciò che possa occorre per la gestione, come un’alimentazione elettrica h24;
  2. La rapidità del servizio, cioè il cloud-computing permette il provisioning (la configurazione dell’infrastruttura IT) molto velocemente;
  3. La maggiore produttività del team IT, che non deve impegnare il proprio tempo lavorativo nell’organizzazione e nell’assemblaggio delle parti hardware (rack) dei data center locali o nell’applicazione di patch software;
  4. La massima sicurezza grazie al continuo aggiornamento dei servizi di cloud-computing su una vasta rete mondiale di data center di ultima generazione. Inoltre, i provider di servizi cloud rafforzano il sistema di sicurezza da eventuali minacce proteggendo ogni dato.
  5. L’affidabilità al 100%, in quanto il servizio di cloud-computing permette di eseguire il backup dei dati su più siti nella rete del provider.

La distribuzione dei servizi cloud-computing

Sono 3 le differenti modalità di distribuzione dei servizi cloud-computing:

  • In un cloud pubblico, messo a disposizione da terze parti per la fornitura di risorse di calcolo o come server di archiviazione. In questo caso hardware, software e infrastruttura di supporto vengano gestiti dal provider di servizi cloud;
  • In un cloud privato appartenente ad un’azienda o ad un’organizzazione. Per cui ogni servizio viene gestito nella rete privata;
  • In un cloud ibrido, che offre maggiore flessibilità nella distribuzione dei dati in quanto possono essere facilmente spostati tra cloud pubblici e privati, ottimizzando così l’infrastruttura esistente.

Il mercato del cloud computing, da Amazon ad Aruba

Nonostante stiamo parlando di un mercato relativamente giovane e in forte crescita, i grandi provider mondiali detengono ampie fette di mercato anche in Italia. A livello mondiale l’oligopolio è evidente. Gartner ha intrapreso una ricerca di mercato sui principali provider mondiali di cloud-computing, quantificando le fette di mercato che detengono, e il risultato è impressionante: Amazon è leader indiscussa del mercato del cloud-computing possedendo da sola il 47,8% del business globale. La segue, ma nettamente più distante, Microsoft con il 15,5% e Alibaba al 7,7%. Google e Imb, invece, si fermano rispettivamente al 4 e all’1,8%. Solo il 23,2% del rimanente è diviso tra tutti gli altri provider, compresi quelli Italiani. Tra quest’ultimi troviamo sicuramente – ma non solo –  Aruba, Cdlan, CoreTech, Fastweb, Host.it, Natalia, Reevo, Register, Seeweb, Tim e Tiscali.

 

I dati si riferiscono al 2018-2021

Fonte: Eurostat, Gartner

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