Bankitalia: gli 80 euro sono andati ai ricchi

E’ arrivato al 43% delle famiglie dove lavorano in 4, i poveri sono rimasti senza. Tutti i numeri

Giovane, del Nord, diplomato, straniero, ma non poverissimo, questo l’identitkit del percettore medio degli 80 euro decisi dal governo Renzi nel 2014. Ecco a chi sono andati gli 80 euro decisi dal governo Renzi.

Una cifra che farà epoca

Gli 80 euro rimarranno nella storia della politica italiana per molto tempo. Furono il primo atto di Matteo Renzi una volta divenuto premier nella primavera del 2014. Sono passati 3 anni, ma continuano a fare parte del dibattito pubblico ed economico. Rimarranno però anche nella memoria individuale delle famiglie che l’hanno percepito? Sono serviti ad aumentare i loro consumi? A chi spettano?

A chi sono andati gli 80 euro di Renzi

Secondo il governo sono stati circa 10 milioni i beneficiari del bonus di 80 euro, tutti i percettori di reddito tra gli 8.145 euro (soglia al di sotto della quale non vi sono imposte per i dipendenti) e i 26.000 euro, con una fascia tra 24mila euro e 26mila in cui lo sgravio viene diminuito man mano che il reddito aumenta. Non si tratta solo di dipendenti, ma anche di lavoratori autonomi, free lance, collaboratori a progetto.
Certo, ai 10 milioni andrebbero tolti il circa milione e mezzo di beneficiari che nel 2015 si sono visti richiedere indietro il bonus perché risultanti, secondo la dichiarazione dei reddito del 2014, al di sopra della soglia consentita, e ai quali nel 2014 erano stati concessi i gli 80 euro sulla base di calcoli non esatti.
Più importanti di questi calcoli sono però quelli sulla proporzione di beneficiari tra le varie categorie sociologiche e demografiche italiane. La Banca d’Italia stima, come mostra il grafico sopra, che di fatto solo il 21,9% delle famiglie in Italia abbia goduto del bonus. Ma come sempre si tratta della media del pollo.

Le famiglie più giovani sono favorite

Per esempio vediamo che sono stati moderatamente favorite le famiglie con componenti più giovani. Facendo 100 tutte le famiglie che hanno un capofamiglia con meno di 44 anni, il 37,5% ha beneficiato degli 80 euro. Naturalmente sono molto pochi i nuclei con anziani in cui sia entrato lo sgravio, visto che dopo una certa età quasi tutti i trovavano in pensione.

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Gli 80 euro sono andati in particolare in quelle famiglie con capofamiglia con licenza media o diploma. In pochissimi casi laddove l’istruzione fosse a livello da licenza elementare o nessuna. E meno della media nei nuclei con un laureato. In quest’ultimo caso spesso si superano evidentemente i 26mila euro annui, nei primi, quelli con persone con poca istruzione, si tratta il più delle volte di famiglie composte da pensionati.
Un altro dato interessante è che più percettori di reddito ci sono in una famiglia, più facilmente sono entrati gli 80 euro. Per esempio facendo 100 le famiglie nelle quali i percettori di reddito sono 4 o più, il 43% di queste ha ricevuto il bonus-Renzi. Impressionante è vedere che meno del 15% delle famiglie monoreddito hanno ricevuto gli 80 euro. In un certo senso in questo caso potremmo dire che “ha piovuto sul bagnato”.

Più soldi al Nord che al Sud

Come mostra il grafico, il bonus è andato più della media a Nord e meno al centro e al Sud, dove forse sarebbe servito di più. Ma soprattutto, un fatto degno di nota è che è arrivato più nelle famiglie di stranieri: è arrivato nel 33% di tutte le famiglie dove il capofamiglia è straniero. Del resto sappiamo che in Italia il tasso d’occupazione degli stranieri è maggiore di quello degli italiani, e che il reddito è decisamente inferiore.

Gli 80 euro sono andati ai redditi medi

Lo studio della Banca d’Italia sugli 80 euro includeva interviste a 8.156 famiglie, per un totale di 19.366 persone. Ed è stato così possibile anche osservare a quali categorie di reddito è andato maggiormente il bonus. E viene confermata l’impressione che è stato il ceto medio o medio-basso, e non il più povero, quello che ne ha maggiormente goduto. Del resto è ovvio se i disoccupati senza Aspi e gli inattivi ne sono rimasti esclusi. I titolari di trattamento Naspi possono richiedere gli 80 euro solo dal 2015.
Il grafico di seguito mostra le famiglie italiane divise in quintili. Ovvero il 20% più povero (1st fifth), il secondo 20% più ricco del primo ma più povero del rimanente 60% (2nd fifth) e così via fino al 20% più ricco (5th fifth).
La colonna arancione indica la quota di reddito disponibile posseduta da ogni quintile. Ovviamente il 20% più ricco ha più di tutti, il 40% del reddito. La colonna gialla indica il numero di famiglie sul totale. I più ricchi e i più poveri sono meno numerosi, la gran parte delle famiglie italiane ricade nei quintili centrali, quello medio, quello medio basso e quello medio alto.
La colonna blu riguarda, infine, la percentuale del totale del bonus, che è stato di 5,9 miliardi annui, ricevuto nel 2014. Come si vede quelli che stanno nel quarto quintile, quindi coloro che hanno un reddito medio alto (sono più ricchi del 60% della popolazione e più poveri del 20% più benestante) ne hanno avuto la maggioranza relativa, quasi il 30%. Buone fette anche a chi ha un reddito medio, il terzo quintile, con il 25% e a chi ce l’ha medio basso, con il 20%.

Poveri a bocca asciutta

Solo le briciole ai più poveri, il primo quintile, meno del 10%, meno della quota andata in famiglie con reddito più alto, il 15%. Quello che è accaduto è che in molte famiglie molto povere, essendoci solo disoccupati o pensionati, non è andato alcun bonus, mentre in famiglie ricche, magari dove un coniuge è sotto i 26mila euro (ma l’altro guadagna molto di più), sono arrivati ad arrotondare le già laute entrate anche gli 80 euro.
La linea nera rappresenta l’incidenza del bonus per i beneficiari in base al reddito. E’ ovvio che per i più poveri ha inciso molto di più, il 3,5% del reddito (scala destra), e per i più ricchi molto di meno, solo l’1%. Ma il punto è che sono stati molti meno i bisognosi che l’hanno ricevuto.
a chi sono andati gli 80 euro

Gli 80 euro hanno fatto aumentare i consumi?

Secondo la Banca d’Italia il percettore medio degli 80 euro ne ha spesi 21,8 in cibo e 33,2 in trasporti. Nulla invece è andato in altri beni più durevoli, come ristrutturazioni edilizie o arredamento. In generale la propensione marginale al consumo, ovvero la percentuale del reddito aggiuntivo (in questo caso gli 80 euro) speso in beni di consumo, è stata del 62%, una percentuale piuttosto elevata.
Naturalmente le variazioni sono molto alte e si devono prendere queste cifre cum grano salis venendo da interviste nelle singole famiglie.
Una cosa però appare certa. Nei nuclei con grandi problemi di liquidità si sale a 35,1 euro per il cibo e 35,9 euro per i trasporti. E la percentuale sul totale che è andata in consumi cresce all’84%. In sostanza, secondo la Banca d’Italia, a tornare nel circuito dell’economia sono stati 3,5 miliardi di euro dei 5,9 miliardi introdotti con gli 80 euro e dell’aumento dei consumi delle famiglie avvenuto nel 2014 il 40% è attribuibile proprio al bonus.

I dati si riferiscono al: 2014

Fonte: Banca d’Italia

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