Dove vanno le armi italiane? Il primo cliente è l’Egitto

Ha comprato 871,7 milioni di armamenti. Ecco i dati delle vendite ufficiali

Nel 2019 una foto, scattata durante le violente proteste in Myanmar, provocò grande scandalo in Italia. Si vedeva un manifestante con in mano una cartuccia di un proiettile sparato dalla polizia sulla quale si leggeva il nome di un’azienda italiana. L’ipotesi più plausibile è che si sia trattato di una triangolazione: l’azienda ha venduto le armi italiane a qualcuno che poi le ha vendute al Myanmar. Sì, perché l’esportazione di armi italiane è strettamente regolamentata.

Come funziona l’esportazione di armi in Italia

La vendita di armi al Myanmar sono vietate: è in vigore dal 1991 un embargo sulla vendita di armi imposto dall’Unione Europea, che nel 2000 è stato esteso e reso ancora più severo. Da tre decenni il timore della Ue è che le armi europee possano finire nelle mani dei militari, che in Myanmar hanno una lunga storia di colpi di Stato. Ma vediamo – dai dati ufficiali – chi sono i primi acquirenti della vendita di armi italiane nel mondo. Secondo il Sipri, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, siamo il decimo esportatore di armi del mondo.

Dove e a chi vanno le armi italiane?

Ma dove vanno le armi prodotte in Italia? Può essere complicato stabilirlo perché un Paese può acquistare armi italiane e poi rivenderle come probabilmente è successo nel caso del Myanmar. Il fenomeno, questo della triangolazione, che le norme internazionali provano a limitare, ma spesso avviene lo stesso (com’è ovvio che sia) sotto traccia. Possiamo, però, sapere chi sono stati gli acquirenti delle armi italiane guardando le operazioni autorizzate dallo Stato negli ultimi anni.

La relazione al Parlamento sull’export di militari italiane

Ogni anno, infatti, viene presentata una relazione al Parlamento sull’esportazione di armi italiane che viene approvata dagli onorevoli. L’ultima relazione si riferisce al 2019 ed è la fonte ufficiale più aggiornata sul tema. Come si vede nel grafico in alto, in testa troviamo l’Egitto con 871,7 milioni di euro di esportazioni di armi italiane. In seconda posizione troviamo il Turkmenistan con 446,1 milioni. Arabia Saudita ed Emirati Arabi sono in 11° e 12° posizione.

Leggi anche: Quanto costano i servizi segreti italiani?

I clienti delle fabbriche di armi in Italia

Nel 2019 il Governo ha autorizzato l’esportazione di materiale bellico per un valore di 5,17 miliardi di euro. È l’Egitto il principale cliente dell’industria italiana di armi con 871,7 milioni di euro di commesse. Nel 2018 erano molto meno: solo 69 milioni. La cifra attuale deriva soprattutto dalla fornitura di 32 elicotteri costruiti dalla società Leonardo (ex Finmeccanica), la principale azienda produttrice di armi in Italia. Da segnalare anche che la famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016, ha denunciato lo Stato italiano per violazione della legge 185/90 che vieta esportazione di armi “verso Paesi responsabili di violazione dei diritti umani accertati dai competenti organi”.

I produttori di armi italiani

Ma come funziona l’esportazione di armi italiane? Un’azienda che produce armi o la relativa tecnologia può esportarle solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal proprio governo. La legge che regola la vendita di armi italiane all’estero è la 185 del 1990: vieta l’esportazione e il transito di materiali di armamento verso Paesi in conflitto, a meno che non siano stati aggrediti da altri Paesi (come stabilisce l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite), verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione e verso Paesi i cui governi siano responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani.

Come funziona l’esportazione di armi italiane

Com’è ovvio, non si tratta di normali prodotti, ma di rapporti commerciali che potrebbero incidere su questioni di politica estera e sicurezza nazionale oppure violare embarghi imposti dall’Onu o dall’Unione europea. La cosiddetta Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento concede così le autorizzazioni alle aziende che le richiedono. L’organo è formato da personale del Ministero degli Esteri, della Difesa, dello Sviluppo economico e della presidenza del Consiglio. Si deve dire che i dati che citiamo non si riferiscono ad acquisti già conclusi, ma i dati disponibili si riferiscono alle commesse autorizzate dal governo italiano, come prevede la legge sulle armi, e quindi già avviate. In altre parole: gli acquisti potrebbero concretizzarsi solo anni dopo rispetto all’autorizzazione o anche non concretizzarsi mai.

esportazione armi italiane

Quali armi vendiamo all’estero

La tipologia di arma italiana più venduta è l’elicottero da guerra: vale 2,6 dei 5,2 miliardi di euro di autorizzazioni concesse nel 2018. Al secondo posto (459 milioni) c’è la categoria “bombe, siluri, razzi, missili italiani ed accessori”. Ma nella relazione non viene specificato quale tipologia di armi viene venduta a ciascun Paese. Si conoscono, però, le aziende che esportano armi all’estero. Quella che nel 2018 ha ottenuto più autorizzazioni è stata Leonardo, la ex Finmeccanica, con 915 autorizzazioni per un valore di 3,2 miliardi di euro.

La vendita di armi all’Arabia Saudita

A fine gennaio si era già parlato della vendita di armi italiane, quando il governo italiano ha revocato l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Il provvedimento riguarda almeno 6 diverse autorizzazioni già sospese con decisione presa a luglio 2019 tra le quali la licenza Mae 45560 decisa verso l’Arabia Saudita nel 2016 durante il Governo Renzi (relativa a quasi 20mila bombe aeree della serie Mk per un valore di oltre 411 milioni di euro). La revoca decisa dall’Esecutivo per questa sola licenza andrà a cancellare la fornitura di oltre 12.700 ordigni. Nel 2019 (anno con gli ultimi dati disponibili) l’Italia ha esportato 105,4 milioni di euro di armi verso l’Arabia Saudita e 89,9 milioni verso gli Emirati Arabi Uniti (ma in questo caso erano 220,3 nel 2018).

Una società poco conosciuta

Nel settore della difesa è attiva anche una società decisamente poco conosciuta. Si tratta della d’Appolonia Spa di Genova che fornisce servizi di consulenza tecnica per lo sviluppo di sistemi di difesa, il supporto alla produzione di armi, la valutazione del rischio e la sicurezza, la progettazione di infrastrutture di difesa e la gestione dei programmi di acquisizione. D’Appolonia è stata acquisita dal gruppo internazionale Rina nel 2011 e ora fa parte di Rina Group, una società multinazionale che fornisce servizi di certificazione, ispezione, test e consulenza a vari settori, tra cui la navigazione, l’energia e la difesa.

I dati si riferiscono al: 2018-2019

Fonte: Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento

Leggi anche: La Francia raddoppia l’export di armi: 17 miliardi 

Quante armi vendono gli americani agli arabi?

Ti piace citare i numeri precisi quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di numeri veri, restare aggiornato sui principali dati (rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram.