Andamento del Pil dell’Italia nel 2023: +0,9% per la Ue

Aggiornate le previsioni: cresciamo più della media dell’eurozona (ma non basta)

Cattive notizie per l’economia italiana. Il Commissario all’Economia europea, Paolo Gentiloni, l’11 settembre, ha aggiornato le previsioni 2023 per l’Italia e per tutti i Paesi europei. Risultato: sia il 2023 che il 2024 si prospettano più negativi di quanto stimato in primavera. Partiamo dai dati per il 2023: Il Pil dell’eurozona si dovrebbe fermare allo 0,8% invece dell’1,1% stimato in primavera. Malissimo soprattutto la Germania, che dovrebbe vedere un calo del Prodotto Interno Lordo dello 0,4% e, invece, benino l’Italia che dovrebbe vedere il proprio Pil crescere dello 0,9% rispetto all’1,2% stimato in primavera e all’1% previsto dal governo Meloni rispetto a una crescita dell’eruozona dello 0,8%. Malissimo, poi, i Paesi Bassi: +0,5% invece che 1,8%.

L’economia italiana nel 2024

Lo scenario dovrebbe migliorare (ma non per tutti) nel 2024, con una crescita pari all’1,3 per cento nell’Eurozona (rispetto alla precedente previsione di 1,6%) e all’1,4% in tutta l’Ue. Ma l’Italia, invece, dovrebbe crescere appena dello 0,8% rispetto all’1,1% previsto in precedenza.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, assieme al caro energia che ne è scaturito, sommato all’aumento dei mesi precedenti, l’inflazione e il caro-tassi deciso dalla Bce, hanno cambiato gli scenari economici mondiali e, quindi, anche quelli italiani. Per l’Italia nel 2022 si prevedeva una recessione mentre invece ci sarà una crescita. Minima è vero, insufficiente a sostenere i conti pubblici, ovvio, ma cresciamo, anche se solo dello 0,1%, più della media europea. La “colpa” della revisione al ribasso delle stime è dell’andamento dell’economia in Italia nel secondo trimestre del 2023 quando il Pil ha subìto una contrazione dello 0,4% trainata dalla domanda interna. Significa che gli italiani sono a corto di liquidità e, per questo, non consumano.

L’andamento dell’inflazione in Italia e in Europa

In questo scenario è importante anche vedere quali sono le previsioni della Commissione sull’inflazione europea: 5,6% del 2023 nell’eurozona (dalla precedente previsione del 5,8%), e 2,9% nel 2024 (in leggero rialzo dal precedente 2,8%). In Italia l’inflazione dovrebbe essere del 5,9% quest’anno e del 2,9% il prossimo. Questi numeri sono importanti in vista della riunione della Bce prevista per il 14 settembre durante la quale la Banca centrale europea deciderà se mantenere i tassi d’interesse fermi oppure alzarli di un ulteriore 0,25% dando un ulteriore colpo all’economia europea, dato che i prestiti alle imprese costeranno di più Come si comporterà la Bce? Secondo un sondaggio di Reuters la maggioranza degli esperti intervistati prevede una pausa nel rialzo dei tassi d’interesse che è iniziato a luglio del 2022 e che da allora ha portato il costo del denaro nell’eurozona da zero a 4,25%.

Il vero andamento del Pil in Italia

Nella primavera del 2022 la Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale ritenevano che l’anno si sarebbe chiuso con un’espansione della nostra economia del 2,4% o del 2,1%, con una visione quindi più pessimista di quella del Governo, che prevedeva un incremento del 3,1%. In autunno sono emersi dati migliori del previsto ma il pessimismo sul 2023 veniva confermato da, per esempio, Fmi e Standard & Poor’s secondo i quali l’andamento del Pil in Italia sarebbe stato in calo rispettivamente dello 0,2% e dell’1,1%.

Chi “gufava” sull’Italia è stato smentito

Le stime più cupe, però, sono state smentite, i numeri successivi hanno dato ragione al relativo ottimismo del Governo italiano, che non aveva mai visto un aumento del prodotto interno lordo inferiore al 3% per il 2022 o una recessione per il 2023. Infatti lo scorso anno si è chiuso con un andamento del Pil in Italia positivo per il 3,7%, mentre le analisi per il 2023 si sono allineate in direzione di un incremento dello 0,6% (peggiore delle ultime previsioni). Lo 0,6% è la crescita prevista ora dall’Ocse, come si vede dalla nostra infografica, ed è quella contenuta nella Nota di Aggiornamento del Def (Nadef) dell’esecutivo di ottobre. Persino il Fondo Monetario, di solito molto più severo, nel suo ultimo Outlook vede un +0,6% per quest’anno. La Commissione Europea, poi, nel Winter Forecast di febbraio, va ancora oltre: riteneva che la nostra economia poteva espandersi anche del 0,8%, più di quella tedesca (+0,2%) e francese (+0,6%). Ed è proprio lo 0,8% il numero venuto fuori ieri dalle previsioni di Gentiloni.

La recessione del 2020 alla base della ripresa del 2021 e 2022

Dovremmo quindi avere scampato quella che sarebbe la quarta recessione in 13 anni. La più pesante è stata quella che ci ha colpito nel 2020, quando, come sappiamo, il Paese ha dovuto di fatto chiudere per alcuni mesi, e imporre forti restrizioni per combattere la pandemia di Covid19. Questo ha provocato un crollo della nostra economia di ben 9 punti percentuali di Pil. Si è trattato di un calo senza precedenti dal Dopoguerra. Proprio nel 2022 abbiamo raggiunto il livello di Pil precedente alla pandemia, nonostante l’aumento dei prezzi, la crisi  della supply chain internazionale, le altissime tensioni geopolitiche.

Proprio per il recupero del crollo del 2020 la crescita degli ultimi due anni è stata molto superiore a quella che si è mediamente avuta negli ultimi 30 anni.

andamento Pil Italia

L’andamento del Pil in Italia negli ultimi 10 anni

In particolare lo scorso decennio è stato particolarmente deludente. L’Italia, infatti, si era affacciata agli anni ’10 di questo secolo molto indebolita dalla crisi scatenata dai mutui subprime e dal fallimento di Lehman Brothers. Questa aveva provocato una pesante calo del prodotto interno lordo, superiore al 5%, cui è seguito un rimbalzo relativamente modesto nel 2010, dell’1,7%. La crescita era poi stata ancora più lieve nel 2011, limitandosi ad uno +0,7%, ed era poi subentrata un’altra crisi, quella dell’euro e dello spread, che aveva portato a una seconda recessione, nel 2012, del 3%. Questa era proseguita anche nel 2013, quando l’economia si era contratta dell’1,8%.

La ripresa era stata stentata e lenta. Il 2014 vi era stata una stagnazione, mentre negli anni successivi l’andamento del Pil era stato crescente, ma senza riuscire a superare il +1,7% del 2017. Modeste, poi, erano state le performance del 2018 e del 2019, quando era salito solo dello 0,8% e dello 0,5% rispettivamente.

L’andamento del Pil in Italia e quello degli altri

Tali statistiche sono particolarmente rilevanti soprattutto se messe in relazione a quelle dei nostri vicini europei. Il prodotto interno lordo degli altri Paesi europei, infatti, è quasi sempre cresciuto di più. Tra il 2003 e il 2007 l’andamento annuo del Pil in Italia è stato mediamente dell’1,1% mentre nell’Eurozona è cresciuto del 2,2%. Abbiamo fatto peggio anche di Germania (+1,6%), Francia (+2%) e soprattutto Spagna (+3,5%), che in quegli anni ha vissuto un boom.

Negli anni di crisi tra il 2008 e il 2012 la recessione che ci ha colpito è stata più forte di quella degli altri: mediamente il nostro Pil è sceso dell’1,4% all’anno in quel periodo, mentre quello dell’Eurozona solo dello 0,3%. La successiva ripresa, tra il 2013 e il 2017, è stata caratterizzata, nel nostro caso, da un aumento medio annuo del prodotto interno lordo dello 0,4%, decisamente inferiore a quello degli altri Paesi, visto che quasi ovunque è stato superato l’1%. L’ultimo anno prima del Covid, il 2019, l’espansione dell’economia italiana, dello 0,5%, si è rivelata ancora una volta minore di quella dell’Eurozona, che è stata dell’1,6%. 

L’andamento del Pil in Italia negli ultimi 2 anni

Secondo le ultime previsioni, però, questo trend è destinato a ridimensionarsi. Dopo il crollo del 2020 e i recuperi del 2021 e del 2022 l’andamento del Pil dell’Italia non dovrebbe più distaccarsi di molto da quello delle altre economie dell’area euro. Questo dicono le stime invernali della Commissione Europea, di solito molto prudenti, secondo cui quest’anno la crescita del 0,8% sarebbe solo leggermente inferiore a quella media dell’Eurozona, del 0,9%. Inoltre non faremmo solo meglio di Francia e Germania, ma anche di Austria, Finlandia e dei tre Paesi Baltici, i più colpiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina

Naturalmente queste previsioni incorporano l’effetto del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che attraverso fondi europei punta a rafforzare da un punto di vista strutturale tutto il sistema Italia. La speranza è che oltre ad aiutare l’economia nel lungo periodo, il suo principale obiettivo, riesca anche, già nel prossimo futuro, a mitigare in parte gli effetti depressivi del conflitto e del caro energia che ci stanno colpendo.

I dati si riferiscono al: 2010-2024

Fonte: Ocse, Fmi, Istat, Eurostat

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