Soccorsi in mare, così le Ong hanno sostituito Frontex

traffico di migranti

Da giugno 2016 i barconi non telefonano più al centro di Roma per i soccorsi. Ecco perché

L’intenzione del governo Gentiloni di far firmare alle Organizzazioni non governative un codice di comportamento, che le obbligasse a seguire precise regole nel momento in cui intercettano un barcone di immigrati diretto verso l’Italia, è stato un mezzo fallimento. Solo tre Ong lo hanno firmato, le altre no e questo potrebbe far crescere il dramma del traffico di migranti. Perché? non hanno firmato?

I motivi sono i più diversi, ma c’è qualcosa che nessuno ha ancora raccontato, ovvero il fatto che se tutte avessero firmato le Ong avrebbero perso il quasi-monopolio dei salvataggi nel Mediterraneo. Quasi-monopolio che diventa tale in una data precisa: giugno del 2016. Fino ad allora la maggior parte delle operazioni di salvataggio degli immigrati nel Mediterraneo erano coordinate dall’Italia, poi tutto è passato nelle mani delle Ong. Come è potuto succedere?

Le Ong prendono il sopravvento

Il grafico sopra mostra un dato molto interessante. Quando un barcone di immigrati veniva messo in mare al largo delle coste libiche (o egiziane) in genere partiva una telefonata satellitare di aiuto diretta al Maritime Rescue Coordination Centre (Mrcc) con sede a Roma, quella deputata, in base agli accordi internazionali, a coordinare il lavoro di soccorso degli immigrati in mare. Ad effettuare la richiesta di soccorso in mare erano o gli scafisti oppure i trafficanti di uomini, da riva. La linea verde indica esattamente il numero di telefonate satellitari di aiuto ricevute dal Maritime Rescue Coordination Centre sul totale delle richieste per ogni mese del 2016. Dopo l’arrivo della telefonata, di recuperare gli immigrati si occupavano le navi dell’operazione Eunavfor sia sotto le insegne di Frontex sia sotto le insegne italiane. All’epoca le navi delle Ong erano coinvolte in meno del 5% delle operazioni di soccorso.

Il dramma del traffico di migranti

A giugno del 2016 succede che il numero di telefonate satellitari al centro di coordinamento di Roma crollano al 10% del totale delle richieste di soccorso e, contemporaneamente le operazioni di salvataggio da parte delle navi delle varie Ong diventano il 40% del totale.

Da giugno del 2016 le navi delle Ong hanno intercettato in mare un numero sempre crescente di barconi di immigrati, senza nessuna richiesta di salvataggio da parte di nessuno, ovvero, all’oscuro del centro di coordinamento di Roma che non era messo a conoscenza del luogo del salvataggio, del numero dei migranti salvati e nemmeno di come la nave umanitaria avesse intercettato il barcone. Tutte informazioni che venivano date dalle Ong solo una volta attraccate ad un porto italiano, siciliano soprattutto.

Salvataggi e traffico di migranti

Da giugno del 2016, in pratica, le operazioni di salvataggio sono state “privatizzate” e sono iniziate le “incursioni” delle navi delle Ong, nel frattempo diventate ben 14 (più un aereo) all’interno delle 12 miglia marine al largo delle coste libiche. Da quel momento, scrive Frontex, “il numero complessivo di incidenti è aumentato drammaticamente”.

I dati si riferiscono al: 2016

Fonte: Frontex

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