Ecco perché i gasdotti italiani sono così sicuri

Nessun incendio, nessuna esplosione, zero infortuni. Anche nelle zone sismiche

La rete di gasdotti che trasporta metano in Italia si estende per oltre 34.500 chilometri; una quantità di tubi che sarebbe in grado di avvolgere tutto il Paese senza troppa fatica: basti pensare che da Nord a Sud l’Italia è lunga appena 1.300 chilometri. Se negli anni è stato possibile realizzare una così complessa rete di metanodotti in un Paese a elevata sismicità lo si deve alla capacità di sviluppare progetti di sicurezza dei gasdotti. Nel corso del 2016 le attività di monitoraggio sono state costanti e hanno permesso di osservare più o meno da vicino tutta la rete: 34.652,8 chilometri sono stati passati al setaccio in dodici mesi, il 99,5% del totale.

Vigilanza aerea sui gasdotti per 16mila km

Come mostra il grafico sopra, nella maggior parte dei casi ci si è affidati alla vigilanza aerea che ha interessato poco più di 16mila chilometri di rete; subito dietro c’è il monitoraggio con gli automezzi che per 14.807,5 chilometri hanno viaggiato al fianco dei tubi sotterranei. In misura minore ci sono stati anche sia controlli pedonali (1.897,3) sia con una sonda ‘pig’ che per 1.730 chilometri ha controllato lo stato dell’infrastruttura guardandola dall’interno.

Dell’intera rete di gasdotti, appena 27 chilometri sono senza protezione catodica e solo altri 10,1 chilometri di gasdotti italiani ne hanno una che non è efficace. Tutto il resto della rete in acciaio è protetta da una patina elettrochimica che aiuta il metallo a difendersi dalla corrosione dovuta al contatto con il terreno o l’acqua marina.

La mappa dell’Italia qui sopra mostra la diffusione dei gasdotti sul territorio. Le regioni colorate di blu intenso, come la Lombardia, sono quelle con una maggiore presenza di chilometri in zona; quelle più chiare, come la Valle D’Aosta, le meno attraversate da gasdotti. Ma al di là di piccole eccezioni, tutto il Paese è alimentato dal gas naturale grazie ai tubi sotterranei.

La sicurezza dei gasdotti nelle zone sismiche

La rete si diffonde anche nei luoghi che convivono quotidianamente con il rischio sismico: il 36% degli ottomila comuni italiani, spiega l’Ingv, nascono dove possono verificarsi terremoti fortissimi (Zona 1) e forti (Zona 2). E le scosse, spesso, scuotono il terreno: nell’ultimo anno in Italia sono stati registrati 385 terremoti di magnitudo 3, 27 di magnitudo 4 e 1 di magnitudo 5.5 – il terremoto che il 18 gennaio 2017 colpì l’Abruzzo causando la valanga sull’hotel di Rigopiano.

Gli eventi sismici che hanno colpito l’Italia aumentano: dal gennaio 2005 ad oggi si contano 385 terremoti con una magnitudo superiore a 4 e ben in 9 casi è stata superata l’asticella del 5.5. Ma nonostante la traballante tenuta della Penisola, mai si sono verificati incidenti rilevanti per i gasdotti. Anzi: dopo le scosse più o meno tragiche, i metanodotti sotterranei hanno continuato a riscaldare le case degli italiani.

Nel 2016 zero infortuni per incendi ed esplosioni

Negli ultimi anni, del resto, l’attenzione per la sicurezza ha permesso di azzerare il numero degli incidenti sul campo. Nel 2016 il Mise ha registrato solo 21 infortuni nell’ambito delle attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio di idrocarburi; compresi gli incidenti accidentali dovuti a cadute (12), malfunzionamento di macchinari (4) o manipolazioni di oggetti (2).

Per incendi ed esplosioni, radiazioni ionizzanti o eruzioni incontrollate, ad esempio, il conto è a zero. La stabilità dei gasdotti è confermata anche dalle emergenze di servizio: nel 2016 sono state 15, per cause naturali (5), per causa terzi (3) o per causa dell’impresa di trasporto (7).

I dati si riferiscono al 2016-2017

Fonte: Ministero dello Sviluppo economico, Autorità dell’energia, Ingv

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