Prodotti medicali, l’Europa dipende dalla Cina

Il 75% dei materiali utili contro la pandemia arrivano nei Paesi Ue solo da 5 Paesi

L’emergenza sanitaria delle ultime settimane ha reso fin troppo evidente quello che gli addetti del settore medicale già sapevano: per alcuni prodotti medicali l’Europa è dipendente dai mercati extra europei. E’ il caso, appunto, dei dispositivi di protezione individuale, come la famigerate mascherine, e dei ventilatori polmonari. I Paesi europei, del resto, si sono attrezzati come potevano per far fronte agli approvvigionamenti resi necessari dalla pandemia. In Italia, ad esempio, è stato chiamato un commissario ad hoc, come Domenico Arcuri, a gestire la questione.

Il mercato dei dispositivi di protezione individuale

Da un’analisi svolta dal Parlamento europeo scopriamo, infatti, che nel 2019 il 75% delle importazioni di dispositivi medici si concentra nelle mani di 5 Paesi. Le esportazioni, invece, sono più distribuite tra i vari Paesi. Nel 2019 l’Unione europea è stata un esportatore netto di prodotti medici in tutte le quattro categorie prese in considerazione dallo studio: farmaceutici, equipaggiamento medico (come i respiratori artificiali), le protezioni personali e le forniture mediche (ad esempio vestiti, reagenti e dispositivi di igiene). I principali importatori di prodotti medicali in Europa sono Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Cina e Singapore. I primi tre sono tra i primi quattro in classifica in tutte le categorie.

Bisogna, però, dire che l’Europa, in totale, esporta più di quello che importa: il saldo è positivo per 114,3 miliardi di euro considerando tutti i Paesi del mondo esclusi quelli Efta (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein) e la Gran Bretagna). Ma, come si vede, nel grafico in alto la differenza più grande tra esportazioni e importazioni è nella farmaceutica (nella quale Italia e Germania sono i primi due produttori). Nel settore delle protezioni personali, ad esempio, la differenza è molto più bassa e tutto ciò si potrebbe spiegare anche con il trasferimento fuori Europa delle produzioni a basso valore aggiunto.

Le limitazioni a export e import

Si deve, però, ricordare che il Regolamento Ue n. 402 del 14 marzo 2020 ha stabilito che per l’esportazione di dispositivi di protezione individuale nei Paesi extra Ue sono necessarie autorizzazioni, nel caso italiano, da parte del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, sentita la Protezione Civile. Vediamo, quindi, che tra i Paesi extra Ue (dai quali si devono togliere – perché esclusi dalle restrizioni – la Gran Bretagna e i Paesi dell’Efta) la Cina rappresenta il 45% delle importazioni. Anche se, va detto, la statistica dell’Eurostat non coincide esattamente con la categoria di prodotti coinvolta dalle restrizioni.

I dati si riferiscono al 2019

Fonte: Parlamento europeo 

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