800.000 italiani hanno razionamenti. Agrigento a secco per 208 giorni
In Italia, l’acqua, quel bene prezioso che tutti sappiamo essere, viene sprecata in enormi quantità. Secondo uno studio dell’Istat che prende in esame il quadriennio 2020/2024, pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, nel 2022 il 42,4% dell’acqua potabile immessa nella rete è andata persa. Questo dato è in gran parte dovuto all’obsolescenza delle infrastrutture idriche, che continuano a rappresentare una delle principali cause di inefficienza nel sistema di distribuzione: l’acqua dispersa nelle reti di distribuzione è sufficiente a soddisfare le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un anno.
Le perdite d’acqua potabile variano a seconda del tipo di gestione del servizio. Nei casi in cui la gestione è affidata ai Comuni o agli enti locali, le perdite raggiungono il 45,5%. Quando la gestione è affidata a operatori specializzati, il tasso di perdite si riduce al 41,9%. Ad ogni modo, le reti di distribuzione hanno erogato 214 litri di acqua potabile per abitante, 36 litri in meno rispetto al 1999, un calo che però nel suo complesso si deve attribuire ai progressi fatti in termini di sensibilizzazione sul tema dello spreco.
Acqua potabile, i record in termini di sospensione e riduzione
Nel 2023, circa 800.000 persone, il 4,6% della popolazione residente nei capoluoghi italiani, hanno subito misure di razionamento dell’acqua. I provvedimenti hanno riguardato la riduzione e la sospensione temporanea del servizio, applicati in alcune città per carenze nelle risorse idriche o problemi infrastrutturali. La percentuale di popolazione coinvolta riguarda oltre 1,5 milioni di abitanti, considerando tutti i capoluoghi di provincia. Il razionamento ha impattato la vita quotidiana di migliaia di cittadini, con difficoltà nell’accesso all’acqua per uso domestico e problemi per attività commerciali e produttive.
Le città più colpite sono state Agrigento, Trapani e Messina. Ad Agrigento, la distribuzione è stata sospesa per 208 giorni e ridotta per altri 157, creando disagi. Trapani ha subito riduzioni per 180 giorni, mentre Messina per 101 giorni. Altre città, come Chieti e Catanzaro, hanno avuto razionamenti per 60 e 30 giorni rispettivamente. Foggia ha avuto una riduzione per 12 giorni, seguita da una sospensione di due giorni per una rottura nella condotta idrica suburbana.

Dispersione dell’acqua, un problema tutto del Sud
Le perdite d’acqua rappresentano un problema serio per la gestione delle risorse idriche, soprattutto se nell’ultimo periodo si sono verificati momenti importanti di siccità, come quelli che l’Italia ha affrontato negli ultimi anni, in particolare al Sud. Nel 2023, un terzo dei capoluoghi di provincia e delle città metropolitane del Mezzogiorno ha adottato misure di razionamento dell’acqua potabile. In totale, 14 Comuni hanno ridotto o sospeso temporaneamente l’erogazione di acqua per far fronte alla scarsità delle risorse.
Le misure di razionamento hanno riguardato principalmente i capoluoghi della Sicilia, dove quasi tutte le città (eccetto Enna, Ragusa e Siracusa) hanno limitato l’acqua disponibile. In Calabria, la situazione ha coinvolto tutti i capoluoghi tranne Crotone. Altri Comuni, come Chieti in Abruzzo, Foggia e Bari in Puglia e Nuoro in Sardegna, hanno registrato riduzioni. Rispetto al 2019, quando solo 9 capoluoghi avevano adottato simili misure, si osserva un aumento significativo del numero di Comuni coinvolti, che è passato da 9 a 14, inclusi Bari e Messina tra le città metropolitane interessate dal razionamento.
Una bocciatura anche da parte dei cittadini
Acqua potabile, ecco chi gestisce il servizio
Nel 2022, in Italia, i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, di cui 1.738 (82,4%) sono gestori “in economia”, cioè Comuni ed enti locali che gestiscono direttamente il servizio, mentre 372 (17,6%) sono gestori specializzati, enti che si occupano esclusivamente della gestione dei servizi idrici. Questi gestori hanno svolto uno dei seguenti servizi: prelievo dell’acqua per uso potabile, distribuzione dell’acqua potabile, gestione delle fognature e depurazione delle acque reflue urbane. Di questi, quattro su dieci hanno gestito tutta la filiera, dal prelievo dell’acqua alla sua depurazione.
Dopo la riforma del 1994, che ha introdotto il servizio idrico integrato, il numero dei gestori è diminuito progressivamente. Nel 1999 erano 7.826. Rispetto al 2020, nel 2022 si è registrata una riduzione di 281 gestori, a causa di cambiamenti nella gestione dei servizi che hanno interessato alcune province, come Como, Varese e Rieti. Questo processo di riduzione ha l’obiettivo di razionalizzare la gestione e migliorare l’efficienza dei servizi, portando anche a una maggiore centralizzazione e specializzazione nella gestione delle risorse idriche.
Leggi anche:
Prada e Versace, così nasce un colosso da 6,43 miliardi
I dati si riferiscono al: 2020-2024
Fonti: Istat
Ti piace citare i numeri veri quando parli con gli amici?
Allora seguici su Telegram, LinkedIn, X, Instagram, TikTok e Facebook.


