Disoccupazione all’11,2%. Così il Brasile brucia

Temer (indagato per tangenti) non c’entra. La crisi è scoppiata con la Rousseff

Il Brasile (come anche il Venezuela) rischia la guerra civile. Colpa di un presidente che, indagato per tangenti, non vuole dimettersi? Non proprio.

L’andamento storico della disoccupazione in Brasile

Il presidente, Michel Temer, è arrivato a mobilitare l’esercito per difendere i palazzi governativi. L’ordine è stato poi revocato, ma la tensione nel Paese resta altissima. Oltre allo sdegno dei brasiliani verso un presidente a tratti autoritario, certamente screditato e sotto inchiesta per tangenti, ci sono altri motivi di scontento. Primo fra tutti la situazione dell’occupazione. Nel grafico sopra si vede l’andamento del tasso di disoccupazione in Brasile e le previsioni (2017-18-19-20) per i prossimi anni. Come si vede i senza lavoro sono aumentati costantemente e non è colpa di Temer, che è salito alla presidenza solo il 31 agosto del 2016. Prima di lui presidente del Brasile era Dilma Rousseff, sospesa nel maggio dell’anno scorso.

Il vero disastro economico si è avuto sotto la sua presidenza. Il colpo di grazia alla credibilità della Rousseff si è avuto tra il 2015 e il 2016 quando il tasso di disoccupazione è passato dall’8,3% all’11,27%. Temer prevede di far calare il dato fino al 10,26% nel 2020. Ma sono promesse.

I dati si riferiscono al: 2010-2020

Fonte: World Bank

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