Diminuiscono le società ma aumentano i dirigenti. Ecco gli effetti
Si è appena conclusa la lunga trattativa sull’acquisizione dei diritti tv. Dazn spodesta l’egemonia di Sky con 840 milioni sborsati per 7 partite di ogni turno in esclusiva. Anche se varie battaglie legali sono già in corso per mandare a monte l’accordo felice raggiunto con la Lega, il calcio italiano non sta un vivendo un momento felice. E non è solo l’esclusione dalle competizioni europee di quasi tutte le italiane. Anche finanziariamente il mondo del pallone in Italia non gode di buona salute. Problemi che con la pandemia, gli stadi chiusi, l’impossibilità dei tour internazionali per gli sponsor e il crollo dei ricavi dal merchandising fanno paura. Vediamo i numeri della Figc nell’ultimo report nazionale.
I numeri del calcio italiano
Il primo dato preoccupante riguardo il declino del calcio italiano è il continuo calo nel numero di società affiliate alla Figc: alla fine della stagione calcistica 2009-2019 se ne potevano contare 14.690, in quella 2014-2015 ammontavano a 13.491 e in quella 2018-2019 12.127. Di queste solo 95 di livello professionistico, erano 99 l’anno prima e 132 nel 2009. Un calo del 3,6% in dieci anni. Le dilettantistiche sono 9.077 e 2.955 per il settore giovanile e scolastico. Quest’ultimo è calato negli ultimi anni, basti pensare che nel 2014-2015 se ne potevano contare 3.318, ma rispetto a dieci anni fa si segnala un leggerissimo incremento pari allo 0,1%. Sul totale delle società la flessione, invece, è pari al 2,1% rispetto al 2009.
Il lento declino del calcio italiano in dieci anni
Figc sottolinea anche il calo alla voce «squadre»: il totale è passato dalle 69.908 del 2009-2010, alle 61.435 del 2014-15 e alle 64.827 dell’ultimo anno. Insomma, un’altalena dovuta a numerosi fatturi, primo tra tutte le piccole realtà che non sempre riescono a costituire squadre per ogni categorie e fascia d’età. Se quelle professionistiche rimangano pressoché invariate, sono le dilettantistiche a subire il calo più decisivo: si passa infatti dalle 17.157 del 2009-2010 alle 13.593 del 2019. Escluso dal grafico sopra, ma che segue lo stesso trend delle squadra, è il numero dei calciatori tesserati. Professionisti e dilettanti diminuiscono rispettivamente del 2% e del 3%, mentre il settore giovanile e scolastico registra un lieve aumento dell’1,2%, passando da 619.510 calciatori tesserati nel 2009 a 689.905 nel 2019. Un dato in forte aumento, invece, è quello del numero delle calciatrici tesserate. Nella stagione 2009-2010 si contavano 18.854 calciatrici tesserate, mentre gli ultimi dati ne contano 27.644, un aumento esponenziale pari al 46,6%.
Aumentano dirigenti e allenatori, stabili gli arbitri
Continua, al contrario, il trend in crescita di allenatori professionisti. Si sa che la prima testa a saltare in una squadra professionista che non funziona, di solito è proprio quella del mister. Ma non è solo per un ciclo di carriera più veloce, che i tecnici continuano ad aumentare. Ad oggi in Italia si possono contare 28.608 allenatori, nel 2009-2010 erano 22.310, un aumento del 2,8%. Certamente un aumento, ma nulla in confronto alle figure che gli ruotano intorno e che sono responsabili della salute dei giocatori. I preparatori atletici aumentano addirittura del 9,2%, i medici dell’1,4% e gli operatori sanitari del 5,9%. Insomma, sempre più figure tecniche e professionistiche affiancano i giocatori e sembrerebbe che le società puntino alla qualità piuttosto che alla quantità delle squadre.
Ma l’incremento di figure che non siano prettamente giocatori riguarda anche il lato dirigenza. Nella stagione 2009-2010 in tutta Italia si potevano contare 108.732 dirigenti tesserati alla Figc, gli ultimi dati disponibili fanno emergere che sono diventati 237.338. Tirando le somme, nel 2018-2019 i tesserati per la FIGC ammontano a quasi 1,4 milioni, di cui il 78% rappresentato dai calciatori (quasi 1,1 milioni), il 18% dai dirigenti e il restante 4% dagli arbitri (31.534) e dai tecnici tesserati (31.031).
Dati aggiornati al 2020-2021
Fonte: Figc
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