Spread Btp-Bund: com’è cambiato dal 2013 a oggi

Crolla sotto quota 100, tutte le oscillazioni e le loro ragioni

Con l’arrivo del governo Draghi, anzi anche prima del suo giuramento, quando già appariva chiaro che sarebbe stato lui a guidare il Paese, i mercati finanziari hanno reagito positivamente provocando una caduta dello spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi a 10 anni. Che per la prima volta da circa 5 anni sono diminuiti sotto quota 100.

Che cos’è lo spread tra Btp e Bund?

Vuol dire che il rendimento di questi titoli italiani, ovvero l’interesse che lo Stato deve pagare a chi li compra è superiore a quello dei corrispettivi tedeschi di meno dell’1%. Significa che se gli investitori chiedono un interesse inferiore di prima per comprare un titolo di debito italiano le finanze dello Stato italiano sono ritenute sì meno solide di quelle tedesche, ma meno di un tempo.

L’andamento dello spread, ovvero di questa differenza tra Btp e Bund, è cambiato molto nell’ultimo decennio, e le sue oscillazioni da sole raccontano molto della storia economica e anche politica del nostro Paese e dell’Europa. Lo spread infatti dipende sia dalle scelte di finanza pubblica dei governi che da quelle della Bce e dai governi della zona euro.

L’andamento dello spread negli ultimi anni

Quello qui sopra è il grafico storico dello spread tra Btp e Bund tedeschi dal 2013 ad oggi. Il punto peggiore della crisi si è avuto come si sa prima, il 9 novembre del 2011 quando il differenziale di rendimento è arrivato addirittura a 553 punti. Voleva dire che il Btp italiano pagava un 5,53% di rendimento in più rispetto al Bund tedesco, un differenziale insostenibile nel medio periodo, che avrebbe mandato in default il Paese.

Lo spread rimase molto alto, ma stabile, senza toccare più quei picchi, per le scelte di politica economica e finanziaria dell’allora governo Monti, nella prima parte del 2012. A cambiare le cose fu il celebre “whatever it takes” di Mario Draghi nel luglio di quell’anno, quando di fatto fu inaugurata una politica interventista della BCE, che con il  Quantitative Easing avrebbe negli anni successivi acquistato titoli in particolare dei Paesi fragili come il nostro. E quando fu chiaro che non sarebbe stato consentito ai Paesi di fallire e all’euro di scomparire.

Leggi anche: Il debito pubblico in Europa

Tutte le oscillazioni dello spread

Il calo dello spread, all’inizio veloce, è continuato fino al 2015. Sceso sotto quota 300 nel 2013, nel 2014 proseguì a diminuire, andando sotto i 200, verso i 100. Soglia ulteriormente superata al ribasso nel 2015, fino a un minimo di 89,6 in marzo.

Lo spread nel frattempo non spuntava più dalle prime pagine dei giornali, fino a metà 2016 rimase su quota 100. Da allora e fino alla primavera del 2017 si assistette a una piccola risalita. Vi erano le tensioni tra il governo Renzi e la Commissione per la volontà italiana di non rispettare i livelli di deficit promessi nelle leggi di stabilità, e poi anche la crisi di governo in seguito alla sconfitta al referendum costituzionale nel dicembre 2016.

spread

I nuovi picchi dello spread nel 2018

La situazione tornò tranquilla, anche per il ruolo della BCE, fino alla primavera del 2018. Ma quella fase ebbe una brusca fine con la formazione del primo governo Conte, quando la natura euroscettica delle sue componenti mise in allarme molti investitori. Da un minimo di circa 115 di aprile lo spread schizzò fino a oltre 300 a fine maggio quando vi fu il sospetto che alcuni esponenti del nuovo governo non fossero contrari a uscire dall’euro.

Le tensioni rimasero alte anche in autunno, quando lo spread andò oltre 320, anche in vista della fine del Quantitative Easing, ma si smorzarono quando fu chiaro che non sarebbe accaduto nulla di traumatico per l’appartenenza dell’Italia all’Eurozona. Lo spread scese nel 2019 sotto quota 200.

Fu invece causa della pandemia il successivo picco del marzo 2020, oltre quota 260, quando l’Italia pareva essere quasi l’unico Paese a essere colpito duramente. Ma dopo aprile grazie agli acquisti della BCE, ripresi con forza e concentrati proprio su titoli italiani e spagnoli, tornò la calma sul fronte dello spread, che complice anche il varo del Recovery plan è ritornato in discesa. Una discesa decisa, proprio per questi motivi, ed evidente anche prima di Draghi.

I dati si riferiscono al: 2013-2021

Leggi anche: Quanto è cresciuto il debito pubblico in Europa?

Ti piace citare i numeri veri quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di numeri veri e le ultime notizie; restare aggiornato sulle principali news (con dati rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram.