Rischi idrogeologici: il 34,8% delle imprese a rischio

Occupano 1,7 milioni di persone. Emilia-Romagna e Toscana esposte a alluvioni

Le alluvioni che hanno colpito soprattutto l’Emilia Romagna hanno confermato la vulnerabilità del nostro territorio ai rischi idrogeologici che non solo minacciano la sicurezza delle comunità locali, ma compromettono anche la stabilità economica del Paese. Il fatto è che il 34,8% delle imprese manifatturiere italiane si trova in aree ad alta vulnerabilità idrogeologica, cioè sono esposte a pericoli significativi come frane e alluvioni. Questa situazione coinvolge più della metà della forza lavoro del settore manifatturiero. Significa che un’alluvione non provoca solo tragedie in termini di vite umane, ma anche danni giganteschi all’economia del Paese.

Emergenza idrogeologica: l’esposizione delle aziende

Nel campione totale di 411.000 stabilimenti manifatturieri italiani, che comprende sia le sedi centrali che le filiali, il 26,7% è esposto al rischio di alluvioni, il 6,8% a quello di frane e l’1,7% risulta vulnerabile a entrambi i pericoli contemporaneamente. Tuttavia, analizzando i dati a livello di imprese attive, che rappresentano 282.374 aziende, emerge una situazione leggermente diversa: in questo caso, il 34,8% ha almeno uno stabilimento esposto a uno dei due rischi: il 29,4% possiede almeno un’unità produttiva situata in una zona soggetta ad alluvioni, mentre l’8,3% ha una sede esposta a frane. Solo il 2,9% delle imprese manifatturiere ha stabilimenti a rischio sia di alluvioni che di frane. La differenza tra le percentuali riferite agli stabilimenti e quelle relative alle imprese deriva dal fatto che una singola impresa può possedere più stabilimenti in località diverse, con esposizioni differenti ai rischi idrogeologici.

Le regioni più esposte: tra alluvioni e frane

Come si vede dal grafico interattivo sopra, che illustra il numero di stabilimenti esposti ai rischi di alluvione e frane nelle diverse regioni italiane, emergono significative vulnerabilità territoriali. Il grafico mostra la distribuzione regionale degli stabilimenti a rischio, distinguendo tra quelli soggetti a pericolo di alluvioni e quelli esposti a frane. Le percentuali riportate rappresentano la quota regionale di stabilimenti vulnerabili rispetto al totale delle unità produttive. In particolare, l’Emilia-Romagna e la Toscana si distinguono per una marcata esposizione al rischio di alluvioni, con oltre tre quarti delle unità produttive situate in aree a rischio alluvione. Per il rischio di frane, invece, la Toscana è la regione più esposta, seguita dalla Campania, che ospita una significativa concentrazione di stabilimenti in zone geologicamente instabili. Questi dati mettono in evidenza la necessità di interventi mirati per prevenire e mitigare i rischi idrogeologici, proteggendo sia il tessuto produttivo che la sicurezza dei lavoratori.

Rischio alluvione

Un dato interessante riguarda le aree esposte al rischio di alluvione. L’Emilia-Romagna e la Toscana si distinguono come le regioni più interessate con, rispettivamente, il 75,8% e il 77,8% delle unità produttive in zone a rischio idraulico. A seguire il Veneto e la Lombardia che registrano percentuali più basse ma comunque significative, rispettivamente del 26,8% e del 13,9%. Questo significa che oltre tre quarti delle imprese in Emilia-Romagna e Toscana sono potenzialmente esposte a eventi di alluvione. Questi dati sottolineano l’importanza di interventi urgenti in queste regioni, che rappresentano una parte fondamentale del tessuto produttivo italiano e sono cruciali per l’economia nazionale.

Rischio frane

In diverse regioni la presenza di unità produttive esposte al rischio di frane varia sensibilmente. Tra le aree maggiormente interessate c’è la Toscana, dove il 21,5% delle unità produttive si trova in zone potenzialmente instabili. Seguono la Campania, con il 17,2% delle aziende esposte, e altre regioni come la Liguria e la Lombardia, che registrano rispettivamente percentuali del 3,4% e del 2,8%. Questa situazione evidenzia una realtà complessa legata certamente alla morfologia del territorio ma anche a scelte storiche di localizzazione industriale che oggi appaiono critiche alla luce delle attuali condizioni ambientali.

L’impatto economico del rischio idrogeologico

Il 34,8% delle imprese manifatturiere italiane esposto a rischi idrogeologici impiegano ben 1,7 milioni di lavoratori, ovvero il 51,9% della forza lavoro complessiva del campione analizzato. L’impatto economico potenziale è considerevole: tra le imprese per cui sono disponibili dati finanziari, il fatturato complessivo delle aziende esposte supera i 750 miliardi di euro, pari al 57,6% del totale. Gli asset materiali detenuti da queste imprese ammontano a 138 miliardi di euro, rappresentando il 54,4% degli asset complessivi rilevati.

I settori produttivi più vulnerabili

Alcuni settori industriali soffrono più di altri. L’industria tessile è la più esposta alle alluvioni, data la storica collocazione lungo i corsi d’acqua, necessaria per soddisfare il suo alto consumo idrico. Anche il settore della concia delle pelli risulta tra i più vulnerabili, sia per il rischio di alluvione che per quello di frane.

I dati si riferiscono al 2022

Fonte: Banca d’Italia

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