Roma più calda di 2 gradi in 20 anni, Milano di 1,9

Perugia è la città con la crescita maggiore: 2,1. Bari è la provincia più fresca

Forse non è un caso che il Presidente del Consiglio Mario Draghi, parlando dell’esigenza di una minore dipendenza energetica dalla Russia, si sia riferito a un utilizzo più moderato dell’aria condizionata invece che del riscaldamento. Effettivamente gli italiani hanno sempre più bisogno di difendersi dal calore che dal freddo, e questo è evidente osservando l’andamento delle temperature di Roma, di Milano e delle principali città in Italia, che ormai da 20 anni sono alle prese con un’ondata di caldo che non ha precedenti negli ultimi secoli.

L’ondata di caldo nelle città italiane

L’Istat ha reso noto in un suo recente report come il cambiamento climatico stia impattando in particolare su coloro che vivono nei centri urbani, e se è vero che vi sono differenze anche significative da luogo a luogo, una cosa è molto chiara e inequivocabile: nelle città fa sempre più caldo. La nostra infografica mostra la differenza tra la temperatura registrata nel 2020 e quella media del periodo 1971-2000, e come si vede ci sono solo segni più.

La temperatura media di Roma è stata di 17,8 gradi nel 2020

Il riscaldamento globale è stato tale da innalzare la temperatura di Roma di ben due gradi tra la media registrata negli anni che vanno dal 1971 e al 2000 e la media delle temperature registrate nel solo 2020. Due anni fa la temperatura ha raggiunto i 17,8 gradi, contro una media, del trentennio 1971-2000, di 15,8. Si potrebbe obiettare che il 2020 rappresenta un solo anno, ma i dati Istat mostrano come, in realtà, sia piuttosto paradigmatico delle temperature dei 10 anni precedenti. A Roma, per esempio, tra il 2015 e il 2019 le anomalie rispetto alla media sono state addirittura maggiori e nel 2017 si è arrivati a una crescita della temperatura di 2,7 gradi rispetto alla media registrata tra il 1971 e il 2000.

Quanto caldo c’è a Milano

A Milano i numeri non sono molto diversi. Rispetto al 1971-2000, nel 2020 la temperatura è stata di 1,9 gradi più alta, e anche in questo caso i dati dell’anno della pandemia non rappresentano un’eccezione, anzi: in otto anni sui dieci dal 2011 in poi è stata superiore. Tutti ricordano l’ondata di caldo di fine giugno 2019, quando si arrivò a sfiorare in città i 40 gradi, cosa mai accaduta in precedenza a memoria d’uomo.

Perugia è la città più torrida d’Italia

Roma e Milano, tra l’altro, occupano due dei tre gradini più alti del podio quanto a divario tra la temperatura registrata due anni fa e quella del periodo 1971-2000. Solo Perugia, con uno scarto di 2,1 gradi ha fatto peggio. Ad avere contribuito a un incremento generalmente più alto che altrove proprio nelle due città più grandi d’Italia potrebbe essere stata la formazione della cosiddetta “isola di calore urbana”. È quel fenomeno per cui, secondo gli scienziati, la presenza di cemento e asfalto tende a incrementare il calore e impedisce all’aria di raffreddarsi.

ondata di caldo

Bari (quasi) risparmiata dall’ondata di caldo

Nelle altre città italiane, Perugia esclusa, l’aumento delle temperature è stato più lieve. A Bologna è stato di 1,8 gradi, a Torino di 1,7, a Napoli di 1,3, e il centro che ha visto quello più piccolo è stato Bari, con +0,3.

Inferiore a un grado è stato anche a Palermo, +0,6, a Ancona, +0,7, e a L’Aquila, a Potenza e a Genova, +0,9. Anche in questi casi i dati del 2020 sono coerenti con quelli del decennio precedente, e tra i fattori che hanno mitigato il cambiamento climatico, e diminuito la probabilità di un’ondata di caldo record in estate, è la vicinanza al mare e la collocazione sul lato adriatico. Sono aumentate, infatti, le ondate di freddo provenienti da Est che hanno portato in inverno neve in Puglia, in Basilicata, Abruzzo, Molise, spesso in quantità maggiore di quella caduta al Nord.

Milano, Genova e Napoli sono diventate meno piovose

Sul versante delle precipitazioni non si assiste a quelle anomalie che caratterizzano l’andamento della temperatura, e per esempio a Roma tra il 2010 e il 2020 i millimetri caduti sono stati mediamente solo 4,6 in meno all’anno rispetto al periodo 1971-2000. Decisamente più rilevanti sono stati i divari registrati altrove, a Napoli, a Genova, a Milano. Sono state penalizzate dalla latitanza delle perturbazioni atlantiche, una volta molto più numerose. Questa ha fatto in modo che nel capoluogo partenopeo cadessero ben 222,9 mm in meno rispetto ai 976,1 mm annui che solevano scendere dal cielo alla fine del secolo scorso.

A Milano non piove più

A Milano, invece, i millimetri mancanti all’appello sono stati 127,6, a Genova 139,3. Il segno meno è presente anche a Venezia, L’Aquila, Firenze e Trieste. Tutt’altro scenario quello presente in centri come Campobasso, Trento, Palermo dove le anomalie sono al contrario positive, ovvero ha piovuto di più negli ultimi 10 anni. Tra i motivi sia il cambiamento della circolazione atmosferica, con più precipitazioni sul lato Est e Sud-Est dell’Italia e meno su quello Ovest, e un aumento dei fenomeno estremi, che hanno colpito negli ultimi anni sia le Alpi che le isole del Sud, con nubifragi più intensi e frequenti.

Anche di notte mai meno di 20 gradi

L’aumento dei millimetri di pioggia, dove si è verificato, non è bastato quindi a mitigare quello delle temperature, essendo spesso le precipitazioni concentrate in poche ore e non è non è bastato nemmeno a impedire che le città italiane negli ultimi 20 anni vivessero ogni estate un’ondata di caldo più o meno lunga e mediamente più intensa. La dimostrazione è anche nell’incremento delle cosiddette notti tropicali. Si tratta di quelle in cui non si scende sotto i 20 gradi, con le immaginabili conseguenze in termini di umidità e disagio.

Il fenomeno delle notti tropicali

A Napoli nel 2020 le notti tropicali sono state addirittura 53 in più rispetto al periodo 1971-2020, quando se ne erano contate mediamente solo 19 all’anno. A Milano sono cresciute di 34 unità, a Catanzaro di 33, a Roma di 20. A salvarsi, con nessun incremento o con meno di 5 notti tropicali in più, solo capoluoghi montani come Potenza, Aosta, Trento, L’Aquila.

I dati si riferiscono al periodo 1971-2020

Fonte: Istat

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