Donald Trump era tra i 338 candidati: il 2026 potrebbe essere l’anno giusto
La tregua nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas aveva riportato Donald Trump al centro dell’attenzione internazionale, proprio mentre si avvicinava l’annuncio dei Premi Nobel 2025. Il presidente degli Stati Uniti, protagonista della mediazione che ha portato al cessate il fuoco, era stato indicato da molti osservatori come possibile candidato al riconoscimento per la pace. Ma da Oslo è arrivata la decisione ufficiale per il 2025: il Premio Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato all’attivista venezuelana Maria Corina Machado.
Il Comitato del Nobel ha premiato Machado per il suo “instancabile lavoro nel promuovere i diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia”. L’Istituto norvegese ha definito la vincitrice “una coraggiosa e impegnata paladina della pace, una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente”.
Perchè Trump non ha vinto il Nobel?
La decisione del Comitato norvegese per il Nobel era stata presa già il 6 ottobre, giorni prima della tregua nella Striscia di Gaza, e non poteva più essere modificata. Gli sviluppi diplomatici in Medio Oriente non hanno quindi influito sull’esito del verdetto, in linea con la tradizione del Comitato, che tende a valutare e premiare i risultati di lungo periodo più che le iniziative contingenti.
Donald Trump figurava effettivamente tra i 338 candidati di quest’anno – 244 persone e 94 organizzazioni – grazie alla nomina presentata dalla deputata repubblicana Claudia Tenney. Altri sostegni ufficiali al presidente statunitense sono arrivati da Pakistan, Cambogia e Israele, ma le relative candidature saranno considerate solo per il Premio Nobel 2026, quando il suo operato potrà essere esaminato in una prospettiva più ampia. Non era la prima volta che Trump compariva tra i nominati: già nel 2018 e nel 2021 il suo nome era stato proposto per il contributo agli Accordi di Abramo, che avevano aperto la strada alla normalizzazione dei rapporti tra Israele e diversi Paesi arabi.
Come si sceglie il Nobel per la Pace
Ogni anno il Premio Nobel per la Pace riceve centinaia di candidature da tutto il mondo. Pochi, però, conoscono davvero come funziona la selezione del vincitore. Possono proporre un nome membri di parlamenti e governi, professori universitari che si occupano di pace, giudici di corti internazionali, ex vincitori del Nobel e direttori di istituti di ricerca specializzati. Non serve un invito ufficiale: chi rientra tra gli aventi diritto può presentare una proposta motivata entro il 31 gennaio.
Ogni anno l’elenco supera le 300 candidature e il record è stato raggiunto nel 2016 con 376 possibili vincitori. Nei primi cento anni di storia del premio sono arrivate 4.857 proposte. Tra i nomi indicati in passato compaiono anche figure – per usare un eufemiscmo – controverse come Adolf Hitler, Joseph Stalin e Benito Mussolini. Tutti i dossier restano riservati per 50 anni, una regola che garantisce libertà di giudizio e un dibattito interno trasparente. La storia del Nobel dimostra che la perseveranza può fare la differenza: la pacifista americana Jane Addams fu candidata 91 volte prima di vincere il premio nel 1931.
La politica americana e il Nobel per la Pace
Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo di primo piano nella storia del Premio Nobel per la Pace: i loro cittadini hanno conquistato circa un decimo dei riconoscimenti individuali. Dalla Casa Bianca ai vertici della diplomazia di Washington, il Paese ha spesso utilizzato il Nobel come leva di legittimazione politica e di soft power, rafforzando la propria immagine internazionale di mediatore nei conflitti globali. Il primo americano a vincerlo fu Theodore Roosevelt nel 1906, per la mediazione nella guerra russo-giapponese. Un riconoscimento controverso, vista la sua politica espansionista tutt’altro che pacifista. Nel 1919 toccò a Woodrow Wilson, premiato per aver fondato la Società delle Nazioni, anche se non riuscì a farvi entrare gli stessi Stati Uniti.
Il Premio Nobel per la Pace ha spesso suscitato polemiche. Uno dei casi più discussi è quello di Henry Kissinger, che nel 1973 ricevette il riconoscimento per i negoziati sul Vietnam. Il premio provocò forti critiche: Le Duc Tho, co-vincitore, lo rifiutò, unico nella storia del Nobel. Decenni dopo, Jimmy Carter ottenne il Nobel nel 2002 per il suo lavoro umanitario con il Carter Center. Molti interpretarono quel riconoscimento come una critica alla politica estera di George W. Bush.
Nel 2007, Al Gore vinse per la sua azione contro il cambiamento climatico, rendendo il premio ancora più politico. Due anni dopo, nel 2009, Barack Obama fu premiato “per il suo impegno nel rafforzare la diplomazia internazionale”, dopo solo nove mesi alla Casa Bianca. Quella scelta è ancora oggi un punto di confronto per Donald Trump, che ha più volte sottolineato: a differenza di Obama, lui “ha portato la pace davvero”.
In quanti hanno vinto il Nobel per la Pace
Dal 1901 il Comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il Premio Nobel per la Pace 105 volte. In 19 occasioni, però, il Comitato norvegese ha scelto di non premiare nessuno, soprattutto durante le due guerre mondiali o in anni di forte instabilità internazionale. Nel 2025 il premio vale 11 milioni di corone svedesi, circa 930 mila euro. Il valore economico conta meno del suo prestigio simbolico. In oltre un secolo di storia, il Nobel per la Pace ha raccontato i conflitti, le contraddizioni e i cambiamenti della politica mondiale.
Nel corso della sua storia, il Premio Nobel per la Pace ha vissuto diverse anomalie. Solo una volta il riconoscimento è andato a una persona già morta: nel 1961 lo ricevette Dag Hammarskjöld, segretario generale dell’ONU, morto durante una missione in Congo. In altri 5 casi il Comitato norvegese ha premiato vincitori detenuti al momento dell’annuncio. Tra loro ci sono il tedesco Carl von Ossietzky (1935), la birmana Aung San Suu Kyi (1991), il cinese Liu Xiaobo (2010), ill bielorusso Ales Bialiatski (2022) e l’iraniano Narges Mohammadi (2023).

Nobel per la Pace, la più giovane e il più vecchio
I record del Premio Nobel per la Pace raccontano la straordinaria varietà di età, origini e impegni dei vincitori. La più giovane premiata è Malala Yousafzai, che nel 2014, a soli 17 anni, ha ricevuto il Nobel insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi. Il riconoscimento ha premiato la loro lotta contro la soppressione dei diritti dei bambini e per il diritto all’istruzione. Malala è diventata famosa per la sua battaglia a favore dell’istruzione femminile nel Pakistan controllato dai talebani, che bruciavano le scuole per ragazze. Dopo essere sopravvissuta a un attentato nel 2012, ha continuato la sua missione dall’Inghilterra, diventando un simbolo globale della difesa del diritto allo studio.
Il più anziano vincitore è Joseph Rotblat, fisico polacco di origini ebraiche, premiato nel 1995 a 86 anni. In gioventù partecipò al Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica, ma lasciò il programma nel 1943 per dedicarsi alla pace e al disarmo nucleare. Ha condiviso il premio con il movimento Pugwash, impegnato a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella politica internazionale e a promuoverne l’eliminazione.
Chi ha vinto più di un Nobel per la Pace
Tra le organizzazioni più premiate, spicca la Croce Rossa Internazionale (ICRC), vincitrice in tre edizioni: 1917, 1944 e 1963. Il comitato ha riconosciuto il suo ruolo centrale nell’assistenza umanitaria durante guerre e crisi globali, facendone l’ente più premiato dopo le Nazioni Unite. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha invece ricevuto il Nobel due volte, nel 1954 e nel 1981. Il primo premio mise in luce la necessità di sostenere i rifugiati nel dopoguerra, mentre il secondo confermò la sua importanza nel garantire protezione, diritto d’asilo e integrazione a chi fugge da conflitti e persecuzioni.
Il caso Winston Churchill
Winston Churchill è un caso singolare nella storia dei Nobel. Spesso ricordato come possibile candidato al Premio per la Pace, vinse invece tutt’altro riconoscimento. Nel 1953 il comitato di Stoccolma gli assegnò il Premio Nobel per la Letteratura, non per iniziative pacifiste, ma per la sua straordinaria capacità narrativa e la forza morale delle sue opere storiche.
L’ex primo ministro britannico, protagonista della Seconda guerra mondiale, conquistò il Nobel grazie alla sua maestria nella prosa storica e alla difesa dei valori umani. Il comitato riconobbe nelle sue memorie di guerra e nei discorsi che galvanizzarono la resistenza contro il nazismo una testimonianza letteraria e morale di altissimo livello.


