A Roma ci sono 7.703 licenze taxi, a Milano 4.852

Scontro sulla concorrenza. Il costo del taxi non dipende dal numero, ecco perché

Il decreto legge chiamato “Asset“, che è stato approvato definitivamente dalla Camera, contiene, tra le varie norme, anche quelle che vorrebbero far fronte alla carenza dei taxi nelle maggiori città italiane. A protestare contro la norma sono i taxisti, ovviamente preoccupati per una crescita delle licenze dei taxi e che per questo hanno già proclamato uno sciopero, ma anche i sindaci interessati. I Comuni capoluogo di regione, sede di Città metropolitana o di aeroporto, potranno aumentare le licenze, fino al 20% di quelle esistenti con un concorso straordinario e con procedure veloci. ma possono anche rilasciare nuove licenze a chi ne ha già una nei casi di aumento di turisti, per esempio in caso di eventi fieristici o musicali, il Giubileo 2025 a Roma e le Olimpiadi invernali a Milano-Cortina nel 2026.

In arrivo lo sciopero dei taxi contro le nuove licenze

Eppure di aumentare la concorrenza nel settore del trasporto pubblico, in questo caso dei taxi, si parla da decenni. Dal 2009 c’è, infatti, una legge che obbliga i governi a presentare una relazione sullo stato della concorrenza nei settori economici più importanti, ma da allora praticamente nessun governo italiano lo ha fatto. E, soprattutto, nessun governo ha presentato leggi o proposte per aumentare la concorrenza. Ci ha provato anche Mario Draghi senza riuscirci. Perché? Perché nessun partito è favorevole ad aumentare la concorrenza in Italia proprio per non andare a intaccare quelle posizioni di privilegio consolidate. Questo vale per le concessioni balneari, per le licenze dei taxi (che in parte incide anche sul costo dei taxi) ma anche per le società idroelettriche e la nomina dei primari nella sanità.

La licenza del taxi in Italia: la città che ne ha di più

Ma quante sono le licenze per taxi in Italia? Ebbene, è Roma la città italiana con più licenze di taxi. Nel 2018, anno cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili, erano 7.703, contro le 4.852 di Milano. Significa che nel capoluogo lombardo c’era una densità maggiore di tassisti, considerando che ha meno del 50% degli abitanti di Roma, anche se un traffico business molto più considerevole. Dopo Roma e Milano troviamo Napoli, con meno della metà delle licenze, 2.365. Segue Torino, con solo 1.501, nonostante abbia solo pochi abitanti meno del capoluogo campano. Al quinto posto Genova, con 868 licenze, poi Firenze e Bologna, con 724 e 706. Che hanno molti più taxi di Palermo, una città con una popolazione quasi doppia, dove erano 319.

La densità delle licenze di taxi città per città

Vengono dopo Trieste, Catania, Verona, Bari. Man mano che diminuisce il numero delle licenze di taxi, questo si avvicina a quello degli Ncc, i noleggi con conducente, l’alternativa al taxi, che in alcune piccole città sono addirittura più numerosi. Per esempio a La Spezia, dove sono 46 contro 45 taxi, a Bergamo, 47 contro 36 a Perugia. Lo stesso accade a Ravenna e a Catanzaro. E’ un dato che evidenzia anche la penuria di licenze per taxi, che trova conferma anche in un’altra statistica, quella relativa alla loro variazione in 10 anni. Una variazione pressoché nulla.

licenze taxi

A Roma e Milano le licenze taxi sono scese dal 2008

Rispetto al 2008 è molto cresciuto il turismo internazionale in Italia, soprattutto nelle città più grandi. Eppure non è aumentato il numero di licenze di taxi, e a dire il vero neanche le licenze Ncc. Anzi, ci sono stati dei cali. Per esempio a Roma nel caso dei taxi si è passati da 7.710 a 7.703, a Milano da 4.855 a 4.852, a Napoli da 2.372 a 2.465. Solo a Firenze e Bologna si riscontrano aumenti, di 70 unità nel primo caso e di 41 nel secondo. 14 in più quelle di Verona, mentre a Venezia si è passati da 92 a 120 licenze. Ma sono eccezioni, che non compensano i mancati incrementi nelle metropoli.

Cosa è ambiato con l’arrivo delle licenze Ncc

La riduzione di licenze Ncc è anche più importante, perlomeno a Roma, dove sono diminuite da 1.025 a 993. Giù, ma solo di un’unità, anche a Milano, mentre a Napoli, Torino e Genova calano rispettivamente di 6, di 7, di 2 unità. In questo caso si riscontra un aumento solo a Venezia, dove passano da 108 a 116, a La Spezia, con una crescita di 10, a Trento, dove da 26 diventano 32. Vi sono però delle diminuzioni persino nelle città più piccole, come Perugia, dove le licenze Ncc erano 86 e sono diventate 62. Il quadro trasmesso da questi dati è di una situazione immobile, proprio mentre i movimenti delle persone diventano sempre più fitti e frequenti.

A Milano molte più licenze taxi che a Roma in rapporto agli abitanti

Vi è da considerare, tuttavia, anche la densità delle licenze taxi e dei Ncc, ovvero il loro numero in rapporto alla popolazione delle città, che forse è ancora più importante dei dati assoluti, perché indica quanti ve ne siano per abitante.

E come già si accennava emerge chiaramente come Roma, nonostante la presenza nella Capitale delle principali istituzioni di governo e di moltissimi turisti, non sia la città con la maggiore incidenza di taxi. Tra le città più importanti il podio spetta a Milano dove ci sono 347,14 licenze ogni 100mila abitanti, contro le 276,71 a Roma. Seguono Napoli, con 251,34, e Firenze, con 201,25. Sono invece molto pochi, sempre in relazione alla popolazione, a Palermo, dove vi sono solo 49,79 taxi ogni 100mila persone.

Più taxi a Milano, più Ncc a Roma

La classifica è diversa se si parla di Ncc. I noleggi con conducente sono di più a Roma e Genova con, rispettivamente, 35,67 e 33,64 per 100 mila abitanti. Molti meno, solo 14,52, invece a Milano. Con Palermo e Firenze che si trovano in una situazione intermedia, con 24,97 e 28,91, sempre ogni 100 mila abitanti.

Solo nelle grandi città ci sono taxi ibridi o elettrici

In generale vi è, secondo i dati dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, una tendenza ad una maggiore densità di taxi nei centri più popolosi e in quelli più piccoli. Sono 40 ogni 100mila persone nei comuni con più di 100mila abitanti e 42 in quelli con meno di 30mila, mentre scendono a 27, sempre ogni 100mila persone, in quelli intermedi.

Decisamente più netta è la differenza tra centri grandi e piccoli nell’ambito della tipologia di carburante usato dai tassisti. Solo nei comuni più popolosi ha preso piede la tecnologia ibrida e, in qualche caso, anche quella elettrica. Nelle città più piccole i veicoli che adottano queste nuove forme di alimentazione sono solo 92, contro i 1.525 che vanno con benzina o diesel, o che al limite sono bi-fuel mentre a Milano, Roma, Napoli, Torino, Firenze, ecc, sono ibride o elettriche ben 6.363 auto. Ancora una minoranza rispetto alle 15.225 con il motore a scoppio.

A livello di età del parco auto, invece, dai dati più recenti risulta che più di metà delle autovetture sono relativamente giovani, avendo 4 anni o meno. In questo caso è nei comuni più piccoli, quelli sotto i 30 mila abitanti, che vi sono le statistiche più virtuose dato che i veicoli più nuovi sono oltre il 60%.

A Olbia il costo dei taxi è il più alto d’Italia

Una delle particolarità del settore è il costo dei taxi che è mediamente più elevato rispetto a molti altri Paesi occidentali, dove, almeno nelle grandi città, ci sono più licenze, quindi più concorrenza. E dove più spesso sono presenti anche servizi alternativi come Uber. Secondo l’Autorità di Regolazione dei Traporti è a Olbia che una corsa in taxi costa di più. Nella città sarda percorrere 5 km in un giorno feriale di giorno costa 24,5 euro e si arriva a 39 euro per 10 chilometri percorsi.

Perché in Sardegna il costo dei taxi è così alto?

Olbia è nei pressi di una delle aree di maggior pregio d’Italia, la Costa Smeralda, e si potrebbe pensare che sia questa la causa di un costo dei taxi più elevato. Eppure nella classifica dei comuni con tariffe più costose non sembra esserci una chiara chiave di lettura economica. È vero, al secondo posto dopo Olbia vi è Sorrento, altra località turistica, dove una corsa si paga 22 euro se breve e 40 se lunga, ma poi c’è Agrigento, forse tra le città più povere del Paese. Qui il prezzo è rispettivamente di 20,4 e 28,9 euro.

E poi Lecco, Riccione, Merano, dove il costo dei taxi per una corsa di 5km oscilla tra i 18 e i 20 euro. Tra i comuni più grandi quelli in cui i prezzi sono più alti sono Trento, Ferrara e Siracusa, con tariffe tra i 16 e i 18 euro. A Roma una corsa breve si paga mediamente 14,25 euro, a Milano 11,29.

Ad Andria il costo dei taxi è il più basso

La città dove il costo dei taxi è più basso è Andria, con solo 5 euro, e poi Vibo Valentia, Viterbo, Oristano, Udine, tutte sotto gli 8 euro. Appare chiaro come non essendo quello delle licenze dei taxi un settore regolato dal mercato, bensì da accordi di cartello, anche i prezzi non rispondano a criteri di scarsità e/o di concorrenza.  Mentre ad Andria l’unico taxi che ufficialmente è autorizzato a circolare non approfitta del monopolio e applica i prezzi più bassi d’Italia. Non è qui, con tutta probabilità, che calerà il costo di una corsa in taxi se, come promette il Governo, vi sarà maggiore competizione nella concessione delle licenze.

I dati si riferiscono al: 2018-2019

Fonte: Autorità di Regolazione dei Trasporti

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