E anche le persone Lgbt molestate (32%) sono meno della media europea (38%)
Le polemiche che impazzano intorno al Ddl Zan, ora al Senato in attesa di un voto definitivo o di emendamenti di modifica, sembrano comunque avere il merito di riportare in primo piano il tema delle discriminazioni verso le persone Lgbt.
Cosa dice il Ddl Zan
Nonostante negli ultimi decenni l’opinione pubblica sembra essere molto cambiata, con sempre più italiani che approvano unioni e matrimoni tra persone dello stesso sesso,regolati dalla legge sulle unioni civili del 2016, sono ancora molti i gay e le lesbiche che denunciano attacchi, molestie, discriminazioni di vario tipo, o anche solo disagio dovuti alla propria condizione.
L’European Union Agency for Fundamental Rights, che si occupa di raccogliere e analizzare dati sul rispetto dei diritti fondamentali e fornire consulenza alle istituzioni e ai Paesi, ha condotto un’indagine sul tema, chiedendo alle persone Lgbt di ogni Paese dell’Unione Europea se hanno vissuto una situazione discriminatoria di qualche tipo.
Quello che emerge è che la maggioranza vive un’insicurezza almeno parziale, tanto da portare il 62% di esse per esempio a non tenere per mano il proprio partner per strada, per timore di essere visibili. Il 30% evita di proposito alcuni luoghi per paura di essere aggrediti, e solo il 39% non rileva alcuna discriminazione.

In Europa si discrimina più che in Italia
In Europa a non tenersi per mano sono il 61% delle persone Lgbt, e a evitare certi luoghi sono il 33%, più che in Italia. Sono il 23% i gay e le lesbiche che si sono sentiti discriminati sul lavoro in Italia, solo il 2% in più che nella Ue, e il 40% quelli che hanno subìto almeno un episodio di discriminazione in altri luoghi, quelli pubblici come bar, ristoranti, negozi nell’anno precedente all’indagine, del 2019. La media europea è anche superiore, del 42%.
Anche in Svezia le coppie mo hanno paura
Naturalmente le differenze tra Paese e Paese sono significative. Se in Polonia sono l’83% le coppie omosessuali che rinunciano a tenersi mano nella mano in Svezia si scende al 42%. Nello stesso Paese ad avere subìto discriminazioni in luoghi pubblici sono stati il 32%, contro il 55% in Lituania.
E forse il divario sarebbe anche maggiore se nei Paesi in cui vi è meno apertura verso l’omosessualità, tipicamente a Est, avesse fatto coming out la stessa percentuale di persone Lgbt che l’ha fatto nei Paesi più progressisti. È chiaro come ci sia un bias di selezione per cui laddove le discriminazioni sono di più i pochi gay e lesbiche che rispondono alle domande probabilmente sono quelli che vivono in centri più liberal.
L’8% delle persone Lgbt dice di avere subìto un’aggressione
Se ci si riferisce alle aggressioni vere e proprie, quelle per cui per esempio il Ddl Zan propone aggravanti specifiche quando coinvolgono omosessuali, sono l’8% quelli che dichiarano di averne subite nei 5 anni prima dell’intervista nel nostro Paese. Nella Ue sono l’11%.
Molti di più quelli sono stati sottoposti a “harassment“, quindi molestie, il 32%. Nel complesso il 16% è andato dalla polizia a denunciare aggressioni sessuali o fisiche, per sé o presumibilmente anche per altri. E il 19% ha riportato discriminazioni verso organizzazioni che si occupano di uguaglianza. In questo caso si tratta di una percentuale decisamente maggiore di quella riscontrabile in Europa, l’11%.
Per il 37% degli omosessuali le discriminazioni sono calate
Non vuol dire che in Italia le discriminazioni siano per forza di più, ma magari che vengono denunciate maggiormente. Del resto in Polonia solo l’8% ha fatto lo stesso, rivolgendosi ad associazioni che si occupano di diritti, e non certo perché il problema sia minore.
In generale secondo il 37% degli omosessuali italiani sostengono che i pregiudizi e l’intolleranza siano diminuiti negli ultimi 5 anni, ma una percentuale maggiore, il 41%, la pensa all’opposto.
I dati si riferiscono al 2019
Fonte: Fra, European Union Agency for Fundamental Rights
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