Crescita: mai così ampia la distanza Nord-Sud

La recessione ha colpito tutti, ma il nord si è ripreso, il Mezzogiorno è indietro di 5,6 punti

La tabella sopra, tratta dall’ultima relazione della Banca d’Italia sull’economia italiana, illustra molto bene come è variato il Pil delle principali aree del Paese tra il 2007 e il 2017. Troppo spesso, infatti, si parla di recessione o crescita del Pil riferendosi all’Italia nel complesso ignorando che il nostro è probabilmente il Paese internamente più diseguale d’Europa, e che ogni indicatore economico dovrebbe quindi essere osservato a livello locale, e che la media nazionale è spesso una media del pollo, che nasconde differenze anche rilevantissime come ad esempio quando si parla della crescita del Sud. E questo si vede molto bene anche nell’indicatore principe dello stato di salute dell’economia di un Paese: il Prodotto Interno Lordo (Pil), il quale ha avuto un andamento decisamente differente al Nord e al Sud.

La vera crescita del Sud

Torniamo al grafico in apertura. Poniamo il Pil ovunque uguale a 100 nel 2007, l’anno prima dell’inizio della Grande Crisi, e vediamo come si comporta negli anni successivi. Nel 2008 era caduto di più al Centro (del 1,96%, essendo andato da 100 a 98,04) e al Sud (-1,83%) rispetto a quanto accadeva al Nord Est e al Nord Ovest. In quest’ultima area anzi c’era ancora una leggera crescita, dello 0,48%.
Nel 2009 c’è il crollo. Si scende ovunque di 6-7 punti rispetto al valore del 2007: in questo caso più al nord che al Sud. Al Nord ovest si va da 100,48 a 93,75, nel nord Est da 98,47 a 92,46. Il Centro se la cava meglio, è a 94,33 e il Sud è a 93,47.
Sempre nel grafico sopra il differenziale di crescita (linea viola) rappresenta la differenza tra la crescita del Sud e quella del Centro nord (quindi l’insieme di Centro, Nord Ovest e Nord Est), e come si vede nel 2009 è minima, solo 0,07 punti, proprio perché in quell’anno l’economia del Centro Nord cade di più di quella del Sud. Nel 2010 le cose cambiano: la prima ripresa riguarda le tre aree più ricche, che crescono, ma non il Sud, che vede ancora un calo del Pil, tanto che si va da 93,47 a 92,89 (sempre paragonando il Pil al valore del 2007, posto a 100).

Che cosa è successo con la crisi

Quello che accade è che quando una crisi internazionale colpisce il nostro Paese, come nel 2009, sono le aree più esposte alla globalizzazione a risentirne maggiormente, soprattutto in questo caso, visto che in quell’anno vi fu un crollo del commercio mondiale, e non c’è da stupirsi se è il Nord Est a essere stato il più colpito, dato che è il territorio che più esporta. Mentre il Mezzogiorno, la cui economia è meno dinamica e dipende più da consumi e spesa pubblica, è più riparato.
Ma quando comincia la ripresa le parti si invertono. Il Nord può approfittare della crescita europea e mondiale, il Sud è tagliato fuori. E si vede come quindi il differenziale di crescita salga a 2,9 nel 2010 e a 4,4 nel 2011. Questo perché anche in quest’ultimo anno mentre il Centro-Nord aveva continuato a riprendersi, la crescita del Sud latita.
Nel 2015, finalmente, dopo sette anni, anche il Sud riprende a crescere. E’ un rimbalzo maggiore di quello delle altre aree, il differenziale rimane alto, ma più piccolo, da 5,47 va a 4,92. Ma quando nel 2016 e nel 2017 finalmente la ripresa è reale i divari diventano record. Tra 2015 e 2017 il Nord Ovest va da 94,57 a 96,96, il Nord Est da 94,5 a 97,33, il Centro da 90,98 a 92,96, il Mezzogiorno solo da 88,6 a 90,33, con un progresso inferiore.
A fine 2017 il Nord Ovest e il Nord Est si ritrovavano a solo 3,04 e 2,67 punti dal livello del 2007, il Sud a 9,67 con il differenziale di crescita più alto mai esistito, 5,6.

Perché il Sud non cresce

La crescita del Sud, insomma, non c’è. Il Mezzogiorno rimane oggi un’area maggiormente staccata dall’economia internazionale, dagli investimenti, o dalle possibilità di export. E’ evidente anche in un’altra tabella dello stesso report

In questo grafico vediamo il tasso di crescita dell’export nel 2017. A prima vista al Sud è cresciuto più che altrove, del 9,8%, contro il 7,6% del Nord Ovest, il 6,6% del Nordest, il 7% del Centro. Ma il dato è drogato dall’esportazione di petrolio da alcuni porti del Sud, per esempio Gela.
Considerando l’economia reale creata all’interno del Paese vediamo che è al Nord Ovest che vi è stato il maggior aumento delle esportazioni, +7,5%, mentre nel Mezzogiorno vi è stato quello minore, 4,3%.
Di fatto è il problema di un’area che ha strutturalmente pochi legami con l’economia di mercato, con il resto del mondo, che ha poche grandi aziende competitive, e che dipende principalmente dalla spesa statale. Questo è anche il motivo della differenza tra i redditi tra Nord e Sud.

I dati si riferiscono al: 2007-2017
Fonte: Banca d’Italia
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