Le conseguenze sarebbero irrilevanti: solo lo 0,9% degli europei è transfrontaliero
Se l’emergenza immigrazione dovesse inasprirsi nel corso dei mesi estivi, la libera circolazione delle persone all’interno di alcuni (non tutti) Paesi europei tornerebbe a essere messa sotto tiro. In altre parole: quest’anno l’accordo di Schengen rischia di saltare. E cosa succede se salta Schengen?
Che cosa succede se salta Schengen
Già oggi diversi Paesi, tra i quali la Francia, la Germania e la Svezia, hanno deciso di sospendere l’accordo che permette agli europei residente in uno dei Paesi aderenti, di muoversi liberamente all’interno della cosiddetta “area Schengen” senza mostrare i documenti.
Da parte di questi paesi è stata anticipata, così, quella che potrebbe essere una decisione più o meno formale che potrebbe essere presa anche da altri Stati nei prossimi mesi.
Quanti sono i transfrontalieri in Europa
Il grafico qui sopra aiuta a dare una risposta. Indica la percentuale di persone che nel 2014 hanno fatto i pendolari oltrepassando i confini del proprio Stato per recarsi in uno Stato straniero facente comunque parte dell’area Schengen per motivi di lavoro.
Come si vede lo Stato che detiene la percentuale maggiore di persone pendolari transfrontalieri è la Slovacchia. Qui il 5,7% dei lavoratori si reca all’estero quotidianamente. Segue l’Estonia, con il 3,5%, l’Ungheria (2,4%) e il Belgio (2,3%). Tutti gli altri mostrano percentuali molto inferiori: praticamente insignificanti. Basti pensare che la media globale è pari ad appena lo 0,93% e che l’Italia, ha un numero di pendolari pari ad appena lo 0,4% del totale dei lavoratori.
Si può abolire Schengen?
Ecco perché, con questi numeri in gioco, l’abolizione definitiva di Schengen non avrebbe alcun impatto macroeconomico significativo. Mentre ne avrebbe dal punto di vista politico: crollerebbe una delle pochissime conquiste raggiunte dall’Europa, la libertà di non mostrare documenti identificativi quando ci si reca all’estero.
I dati si riferiscono al 2014
Fonte: Eurostat
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