Chi va in pensione mantiene il 73% dello stipendio

Il tasso di sostituzione non è mai stato così alto. Nel calcolo della pensione solo il Lussemburgo ci supera

In Italia abbiamo uno dei tassi di sostituzione più alti d’Europa. Che cos’è? Il rapporto tra la pensione e l’ultimo reddito percepito. In altre parole: quanto resta in tasca al pensionato. Il cosiddetto replacement ratio viene calcolato confrontando le pensioni lorde dei 65-74enni con i guadagni dei 50enni. Bisogna considerare che i redditi da lavoro sono a 1 se il pensionato riesce a incassare una cifra uguale allo stipendio. Se invece prende il 70% di quanto guadagna da lavoratore vuol dire che il tasso di sostituzione è uguale a 0,7. Questa misura può essere utile per chi cerca di fare un calcolo della pensione e ci dice quanto efficientemente uno Stato riesce a mantenere il potere d’acquisto dei pensionati rispetto al periodo in cui lavoravano. A quanto pare quello italiano ci riesce bene, forse anche troppo. Ricordiamo sempre che il reddito medio pro capite italiano è di 21.600 euro.

Il calcolo della pensione e il tasso di sostituzione

Il nostro tasso di sostituzione è dello 0,73 (l’ultimo dato disponibile è quello del 2018). Non solo il secondo più alto in Europa (come si vede nel grafico in alto) dopo quello lussemburghese, ma anche il più elevato della storia, almeno dal 2004 in poi. Vuol dire che in media i pensionati italiani tra 65 e 74 anni guadagnavano il 73% di quanto fanno i 50enni.

La differenza è davvero notevole. E si è allargata negli anni. Nel 2004 infatti il tasso di sostituzione italiano era di 0,58, si era scesi poi a 0,49 nel 2007, quando ci superavano otto Paesi ora dietro a noi, come Svezia, Austria, Francia, ecc. Dal 2008 si è saliti sostanzialmente ogni anno a 0,51 nel 2009 poi 0,53 nel 2010, 0,55 nel 2011, 0,59 nel 2012, fino a superare 0,6 dal 2013 in poi, per arrivare a 0,71 nel 2017 e infine 0,73 nel 2018.

Il problema: il calcolo della pensione netta

La Spagna ha seguito un trend simile, da 0,42 nel 2008 a 0,7 nel 2018. Analoga evoluzione vi è stata in Grecia e in Portogallo. In Francia l’aumento è stato più lento, da 0,56 nel 2004 si è arrivati a 0,69 nel 2014 per poi vedere una piccola discesa. In Germania a parte un picco di 0,51 nel 2011 si è sempre oscillati tra 0,45 e 0,47. Trend in calo, invece, in Svezia: dopo il 2009 non si è più raggiunto quota 0,6, che invece negli anni 2000 era sempre stata superata.

calcolo pensione

Come funziona il calcolo della pensione

In realtà questo indice non ci dice solamente della generosità dei sistemi pensionistici, che sono certamente più generosi nei Paesi mediterranei, ma anche dell’andamento dei salari, che è più variabile e più sensibile ai cambiamenti della congiuntura economica delle pensioni, protette appunto da leggi determinate da tempo. Basti infatti pensare al fatto che la grandissima parte degli over 65enni italiani esaminati nel 2018 godevano del calcolo retributivo, avendo cominciato a lavorare prima del 1978 (la riforma Dini aveva esentato dal contributivo quanti nel 1996 avessero 18 anni di contributi) e avendo solo il breve periodo dal 2012 in poi misurato con il sistema contributivo.

Come sarà la pensione dei 50enni

Il replacement ratio rende quindi evidente come gli stipendi, persino quelli dei 50enni, abbiano perso terreno rispetto alle pensioni negli ultimi 10 anni, perlomeno in Italia e nei Paesi Mediterranei simili. Così se l’ottimista può vedere nei dati la speranza di avere una buona pensione in relazione allo stipendio del periodo precedente al ritiro dal lavoro, il realista vede solo un avvicinamento tra i guadagni degli over 65 attuali e i 50enni attuali, ed è consapevole che quando sarà il momento per questi 50enni di avere 65 anni e godere di una pensione, questa sarà in gran parte contributiva e quindi inferiore.  E per allora, di conseguenza, il tasso di sostituzione sarà forse di nuovo sceso.

Come funziona il calcolo della pensione con Quota 100

Quota 100 è un meccanismo in base al quale chi raggiunge i 38 anni di contributi e ha 62 anni o più, può chiedere il pensionamento. E’ quello che è previsto dalla legge 26 del 2019 fortemente voluta dal leader della Lega, Matteo Salvini, che però scade alla fine di quest’anno anche se chi raggiunge i requisiti minimi necessari entro il 31 dicembre per il calcolo della pensione con quota 100, può comunque andare in pensione nel corso del 2022.

Quota 100 verrà rifinanziata?

La battaglia politica per rifinanziare quota 100 anche per i prossimi anni è appena iniziata e può contare su dati che possono essere letti in diversi modi. Tre anni fa si prevedevano, nei tre anni di sperimentazione della misura, l’uscita di 973mila pensionamenti “anticipati”. Alle fine del 2021 le uscite grazie al calcolo della pensione con quota 100 sono state solo 400mila (si tratta di una previsione). Significa che la misura ha fallito? Da un certo punto di vista sì, ma la buona notizia è che le risorse che sono state necessarie sono state pari alla metà, circa, di quanto preventivato.

I dati si riferiscono al: 2018

Fonte: Eurostat 

Leggi anche: No, gli italiani non vanno in pensione prima degli altri

Ti piace citare i numeri veri quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di numeri veri e le ultime notizie; restare aggiornato sulle principali news (con dati rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram.