Banche italiane più solide: il primo posto va a Credem

Ecco la classifica europea in base ai criteri Bce. La prima banca tedesca è solo terza

Non solo non sono entrate in crisi a causa dell’emergenza pandemica, ma in Europa le banche italiane si sono dimostrate le più solide. Questo è quello che emerge dall’ultimo Serp (Supervisory Review and Evaluation Process) della Banca Centrale Europea. I sostegni pubblici, sia dei governi nazionali (attraverso le garanzie al credito) che della Bce stessa (che ha proseguito e anzi accentuato gli acquisti di titoli di Stato) hanno sortito il loro effetto. Gli istituti bancari europei non hanno di fatto subìto le conseguenze del Covid e ha consentito loro di continuare a erogare prestiti e contribuire alla ripresa dell’economia, che per ora appare robusta soprattutto nel nostro Paese, ovviamente prima della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina.

Rischio e valore nelle banche italiane

L’indicatore più conosciuto per stabilire la solidità di una banca è il Cet1 Ratio. Si tratta del rapporto tra il Common Equity Tier 1 (Cet1) e le attività (di fatto, i crediti) ponderati per il rischio. Il Common Equity Tier 1 è il patrimonio “core” di un istituto bancario che è costituito dal capitale versato, dalle riserve, dagli utili non distribuiti, dalle azioni ordinarie e privilegiate possedute.

In sostanza viene calcolato a quanto ammonta quel capitale che la banca ha immediatamente a disposizione per coprire eventuali perdite improvvise senza andare a toccare i depositi dei clienti. Questo viene messo a confronto con l’insieme dei crediti detenuti, che però vengono ponderati per la possibilità di riscossione: se vi sono dubbi su una possibile morosità naturalmente il valore di tale attivo sarà inferiore.

Le regole della Bce per definire le banche più solide

La Bce richiede che il Cet1 Ratio rimanga sopra una certa soglia, che cambia per ogni singola banca. Questa soglia viene però superata da quasi tutti gli istituti europei, nonostante i criteri per calcolarla siano cambiati e siano diventati più restrittivi, escludendo dai conti alcuni strumenti finanziari prima inclusi.

Nello specifico tra le banche italiane più solide Unicredit raggiungeva a fine 2021 il 15,03% di Cet1 Ratio, Intesa il 13,8%, Credem il 13,7%, appena più di Bper e Banco Bpm, con rispettivamente il 13,5% e il 13,4%. Più distanziata, con l’11%, Monte dei Paschi di Siena, che negli ultimi anni ha attraversato una profonda crisi.

banche più solide

Gli altri indicatori di solidità

Il Cet1 Ratio costituisce il cosiddetto primo pilastro della sorveglianza della Bce, quello più importante. Questo include anche l’Additional Tier 1, ovvero altre forme di patrimonio delle banche come alcune obbligazioni convertibili, e il Tier 2, cioè elementi patrimoniali di qualità inferiore a quelli che fanno parte del Common Equity Tier 1, come le riserve rivalutate. Tutti insieme costituiscono il Total Capital Ratio se confrontati sempre con le attività ponderate. Indicano, insomma, quanto è capitalizzata una banca e quali sono le banche più solide.

Ma non basta. La Banca Centrale Europea ha introdotto anche un secondo pilastro. La definizione tecnica è Pillar 2 Requirement, P2R, e rappresenta un’ulteriore componente di patrimonio che l’istituto bancario per legge deve aggiungere a quelli che formano il Cet1 Ratio e il Total Capital Ratio per rassicurare, in un certo senso, sia la Bce che il mercato sulla propria stabilità.

A che cosa serve il patrimonio di una banca

Si tratta di una percentuale dell’attivo che anche in questo caso varia da banca a banca, e la cui definizione è piuttosto discrezionale. Si basa sulle considerazioni che ai piani alti di Francoforte vengono fatte sui conti e sul patrimonio degli istituti bancari e su quegli elementi di possibile vulnerabilità che i calcoli finanziari fatti per il primo pilastro non riescono a catturare.

In sostanza, per ogni banca viene chiesto di dimostrare di avere a disposizione ulteriori milioni o miliardi di euro di patrimonio. Quanti? Dipende dalla banca, ed è questo indicatore che viene utilizzato per giudicare quali siano le banche più solide in Italia e in Europa, perché a differenza che per il Cet1 Ratio qui siamo davanti a una valutazione, un “voto” della Bce. Più è bassa la percentuale di P2R richiesta, meno la Banca Centrale Europea giudica vulnerabile l’istituto bancario.

Tra le banche italiane più solide vince il Credem

I dati appena pubblicati dall’istituzione di Francoforte mostrano che tra le banche commerciali italiane Credem, Credito Emiliano, si può definire la più solida d’Europa. Questo perché, come si vede dalla nostra infografica, le è stato richiesto per il 2022 di dimostrare di possedere solo un 1% aggiuntivo di patrimonio, in rapporto all’attivo, di cui lo 0,56% deve essere di “qualità superiore”, ovvero Cet1, quindi azioni proprie, riserve, capitale versato. Prima di Credem vi sarebbero anche le francesi C.R.H, Caisse de Refinancement de l’HabitatSfr Sa. ma si tratta di un istituto che si occupa solo di rifinanziamento del credito immobiliare e di una società telefonica, quindi non esattamente degli istituti bancari tradizionali come il Credito Emiliano.

Dopo Credem gli spagnoli, i tedeschi solo terzi

Dopo Credem, con un P2R dell’1,2% e uno dell’1,25%, ci sono la spagnola Kutxabank e la tedesca Haspa Finanzholding. In discreta posizione sono anche Unicredit e Intesa, le due più grandi banche italiane, che sono al 25esimo e 26esimo posto su 121 istituti totali. A Unicredit è stato richiesto di dimostrare di detenere un patrimonio aggiuntivo dell’1,75%, mentre a Intesa uno dell’1,79%.

Un po’ minore è la fiducia verso altre realtà del nostro Paese. A Monte dei Paschi di Siena, per esempio, è domandato il 2,75%, al Credito Cooperativo il 2,5%, alla Banca Popolare di Sondrio il 2,77%. Ancora maggiori le richieste per banca Carige, che dovrà mostrare di avere asset del valore del 3,25% dell’attivo, oltre a quello utile al primo pilastro.

Perché Credem è prima tra le banche italiane più solide

Le valutazioni fatte dalla Bce nel determinare il P2R delle singole banche sono molto complesse e molto tecniche, ma certamente tra queste ha un posto anche l’andamento dei conti dell’istituto bancario.

Cresce la raccolta bancaria

È cresciuta del 18,5%, inoltre, la raccolta complessiva, che ora ammonta a 88,5 miliardi. Sono cifre ancora lontane da quelle, per esempio, di Intesa, che può vantare 556 miliardi di conti e depositi. Si tratta, tuttavia, di numeri molto significativi per tutto il sistema finanziario, che dimostrano che anche realtà medie, e non solo i due colossi, Unicredit e Intesa, appunto, possono contribuire alla maggiore solidità dell’economia italiana.

Quante sono le banche in Italia?

Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, al 31 dicembre 2021 il numero di banche in Italia era pari a 293, di cui 127 erano banche popolari e 49 banche di credito cooperativo. Il numero di banche in Italia è diminuito nel corso degli anni a causa di processi di concentrazione, fusione e acquisizione.

Per esempio, nel 2000 il numero di banche in Italia era di circa 900, mentre nel 2010 era già sceso a circa 700. Negli ultimi anni si è assistito ad una continua riduzione del numero di banche, dovuta in parte alla crisi economica e finanziaria e alle conseguenti difficoltà finanziarie incontrate da alcune istituzioni bancarie.

I dati si riferiscono al: 2021

Fonte: Bce

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