Terrorismo, perché Bruxelles è un pericolo

 

attentati terroristici in Europa

Nuovo attentato nella città che conta 6 polizie, in concorrenza, che rispondono a 19 autorità

Nuovo attentato a Bruxelles, per fortuna sventato grazie all’intervento della Polizia belga. Che però in altre occasioni non ha dato grande prova di se. Bruxelles, infatti, è da tutti riconosciuta come il ventre molle della prevenzione antiterroristica di tutta Europa per questo se si vogliono sventare altri attentati terroristici in Europa è da Bruxelles che occorre partire.

Gli attentati terroristici in Europa

E’ paradossale, ma la città che ospita la sede della Commissione europea e del Parlamento europeo e di tutte le istituzioni più importanti che governano il continente, cioè la città che è il cuore dell’intera costruzione comunitaria è anche quella che non riesce ad assicurare la sicurezza contro il terrorismo islamico, cioè la maggior minaccia che l’Europa deve affrontare. Ecco perché.

Una città, 19 “comuni”

Bruxelles conta appena 1,2 milioni di residenti ed è storicamente divisa, dal punto di vista sociale, tra fiamminghi e valloni (senza contare germanofili che parlano tedesco). Queste due comunità si dividono nelle 19 municipalità della città che hanno poteri simili a quelli dei nostri comuni. Significa, insomma, che in una stessa città ci sono 19 autorità civili che “possiedono” poteri reali e che spesso sono in contrasto tra di loro per motivi linguistici (i valloni parlano francese e i fiamminghi una variante dell’olandese chiamato “neerlandese”), sociali, storici oltre che politici. Questa divisione è il principale ostacolo al coordinamento del controllo del territorio. Ma questo è ancora niente.

Attentati terroristici in Europa, Bruxelles è un pericolo

Il vero problema di Bruxelles è che nella stessa città operano addirittura 6 forze di polizia di verse che formalmente sono dipartimenti facenti parte della stessa struttura, ma in realtà spesso si trovano in conflitto tra di loro. Perché? Perché devono rispondere non solo ai propri responsabili operativi ma anche alle autorità civili, cioè, appunto, alle 19 municipalità, con il risultato che le divisioni politiche tra le municipalità si trasferiscono ai 6 dipartimenti di polizia ognuno dei quali si compone di un numero variabile di commissariati. Nel grafico qui sopra sono indicati i 6 dipartimenti e il numero di commissariati che dipendono da ognuno. Questa sovrapposizione di competenze rende praticamente impossibile un coordinamento delle forze che dovrebbero combattere e prevenire il terrorismo.

La disorganizzazione della polizia belga

Ma poteva essere anche peggio: prima della riforma del 2001, ciascuna forza di polizia era gestita dalla municipalità di appartenenza che non doveva dare conto della propria attività a nessun altro se non il responsabile di quella municipalità. Dopo il 2001 l’intero Belgio è stato suddiviso in 196 zone di polizia (dette anche interzone di polizia o Zip), di cui, appunto, sei a Bruxelles. Ciascuna zona di polizia copre diverse municipalità, è guidata da un sovraintendente che segue regole spesso diverse da quelle in vigore nella interzona confinante.

Questa disarticolazione così acuta è una particolarità tutta belga, ma l’Europa non fa meglio:, basti pensare che le polizie europee non mettono in comune i rispettivi database ed è anche per questo che un controllo comunitario sugli islamici radicalizzati è così difficile.

40 foreign fighters ogni milione di abitanti

C’è anche chi ha tentato di riunire sotto un unico centro di coordinamento tutte i 6 dipartimenti. E’ successo dopo le stragi di Parigi quando il ministro dell’Interno, Jan Flambon, ne ha proposto la fusione. A rispondergli è stato Ahmed El Kahnnouss, il vice sindaco della municipalità di Molenbeek (proprio quella dalla quale sono partiti i terroristi diretti in Francia): “Questa è una fantasia di Flemish”, ha detto, ribadendo che le aree della città che parlano francese devono continuare ad avere una forza di polizia che parla francese.

Il 20% della popolazione è islamica

Il risultato è che Bruxelles, il cui 20% della popolazione è di fede islamica, è anche la città dove le forze dell’ordine riescono più difficilmente a controllare e monitorare il radicalismo islamico. Questa è la città dove sono cresciuti Salah e Ibrahim Abdeslam e Abdelhamid Abaaoud, tre dei terroristi della strage alla discoteca Bataclan di Parigi. E il Belgio è anche il Paese che, in proporzione alla popolazione, ha fornito il maggior numero di foreign fighters allo Stato islamico: 40 ogni milione di abitanti. Per fare un confronto: la Francia ne ha forniti 18 ogni milione e la Gran Bretagna 9,5 mentre la Germania è ferma a 7,5.

I dati si riferiscono al: 2016

Fonte: dipartimento di polizia di Bruxelles

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