Genitori e figli, l’ascensore sociale non funziona

Aumenta la correlazione tra studi, ricchezza della famiglia e futuro dei figli

Il grafico qui sopra rappresenta quanto il numero di anni di studio dei figli siano legati a quello dei genitori per date di nascita dei figli stessi e, in qualche modo, è un buon indicatore di come l’ascensore sociale in Italia sia correlato alla famiglia di provenienza. Insomma: qual è il rapporto tra genitori e figli quando si parla di reddito e crescita personale?

Rapporto tra genitori e figli, che cosa è l’ascensore sociale

Per ascensore sociale si intende, in poche parole, quante possibilità hanno i figli di genitori poco istruiti e magari con un reddito basso di scalare la piramide sociale e ricoprire incarichi più importanti e meglio remunerati. Se queste possibilità sono scarse allora l’ascensore sociale è bloccato: i figli di genitori benestanti resteranno tendenzialmente benestanti (e ovviamente è un bene) ma i figli di famiglie più disagiate non hanno la possibilità di crescere né nella società né in campo lavorativo. E questo è un male.

L’ascensore sociale in Italia e il rapporto tra genitori e figli

Nel report della Banca d’Italia, che ha svolto l’indagine, è stato composto un indice di correlazione che è tanto più alto quanto più il legame tra la storia studentesca dei genitori e quella dei figli è forte. L’indice va da -1 a +1. Per realizzare lo studio sono state effettuate circa 90mila interviste tra 1993 e 2016.

Come si vede l’istruzione dei nati fino al 1924 era legatissima a quella dei genitori. Anche solo considerando i soli anni del padre l’indice era di 0,458, e diventava 0,468 considerando quelli della madre. Man mano questo legame è diminuito, e non di poco, a 0,414 (considerando entrambi i genitori) per la classe 1925-30, 0,386 per quella 1931-35, 0,306 per i nati tra il 1936 e il 1940, 0,260, e così via. Significa, in pratica, che i nati fino al 1924 hanno studiato gli stessi anni dei padri mentre più si va avanti con gli anni di nascita si vede che i figli hanno studiato di più rispetto ai padri. Calando l’indice di correlazione così come fissato dalla Banca d’Italia, aumenta il divario degli anni passati sui libri, a favore dei figli, naturalmente. Ma anche se l’indice di correlazione cala, è ancora molto alto. Saranno gli anni successivi a cedere una diminuzione significativa.

Il calo maggiore, infatti, è proprio quello verificatosi tra coloro nati nella prima metà degli anni ’30 e quelli nella seconda metà. Del resto gli anni in cui questi ultimi sono entrati nell’età di frequenza della scuola superiore e dell’università erano gli anni ’50 e del boom economico, quando si è verificata una crescita dell’istruzione media come mai prima.

Cosa c’entrano i padri con il futuro dei figli

La diminuzione della correlazione tra gli anni di studio di genitori e figli continua poi, ma a un ritmo sempre inferiore, fino alle classi 1966-1970, quelle in cui diventa minimo, 0,133. Si può dire che in questi anni l’ascensore sociale in Italia ha posto le premesse per funzionare perché anche se i genitori hanno studiato pochi anni, questo non ha influito (o, meglio, ha influito molto poco) sugli anni di istruzione dei figli.

Genitori e figli: l’anno in cui tutto è cambiato

Poi accade una inversione di tendenza.  Inversione di tendenza che ha un’influenza diretta sull’ascensore sociale, chiamato anche “mobilità sociale”. Secondo un altro studio, questa volta dell’Ocse, diffuso nel 2018, in Italia potrebbero essere necessarie addirittura 5 generazioni perché un bambino o una bambina nati in una famiglia a basso reddito possa raggiungere un reddito medio in linea con quello dei loro coetanei che vivono nei Paesi più industrializzati del mondo.

Quando l’ascensore sociale in Italia si è inceppato

E’ lieve, non si è giunti e non si giungerà mai ai livelli dei decenni scorsi, ma per chi è nato tra il 1971 e il 1975 già si sale a 0,150, poi a 0,167 per le classi tra 1976 e 1980 e  0,168 per coloro venuti al mondo dal 1981 in poi.

rapporto tra genitori e figli

Di fatto si è tornati a un legame tra genitori e figli analogo a quello presente per i nati degli anni ’50. Certo contribuisce il fatto che ormai molti genitori appartenenti alla generazione dei baby boom in diversi casi hanno già una istruzione elevata se confrontata a quella dei propri di genitori e che per molti figli è difficile fare meglio. Ma se il confronto è con l’estero rimaniamo comunque il Paese con meno laureati e con tantissimi 50-60enni con solo la licenza media in tasca. Quindi che l’ascensore sociale in Italia rallenti sarebbe normale. Non è normale che addirittura abbia invertito la propria corsa.

Quanto conta il reddito dei genitori sul futuro dei figli

Vediamo invece come il reddito e la ricchezza (intesa come patrimonio) dei figli abbiano un legame con il reddito e la ricchezza dei genitori. E come questo rapporto è cambiato tra 1993 e 2016. Anche qui si tratta di un indice che va da -1 a +1.

In questo caso, negli anni, c’è stato un aumento dell’importanza delle condizioni di origine. La correlazione tra i redditi dei figli e dei genitori era di 0,188 nel 1993, ed è poi aumentata tra alti e bassi fino al 0,240 del 2016. La correlazione tra la le ricchezze è cresciuta ancora di più, da 0,102 nel 1993 a 0,168 nel 2016. In questo caso era diminuita fino al 2006, fino a 0,055, per poi aumentare in modo piuttosto veloce, fino al 0,154 del 2010. Probabilmente anche per la crisi dell’edilizia che ha congelato gli acquisti di case, favorendo la proprietà di immobili di chi già ne aveva in famiglia (le famose seconde case).

Dopo il 2012 la ricchezza dei genitori diventa più importante

Dopo un nuovo calo nel 2012 c’è stata un’altra impennata fino al record del 2016. Anche in questo caso la conclusione è la stessa: negli ultimi anni il reddito e la ricchezza dei padri ha cominciato ad avere sempre più importanza sul reddito e la ricchezza dei figli: la correlazione è, infatti, aumentata stando allo studio della Banca d’Italia. Significa, quindi, che, come succedeva un tempo, ha sempre più importanza per il successo sul lavoro quanto hanno studiato e guadagnato i nostri genitori, piuttosto che l’impegno del singolo.

Il rapporto Istat sul rapporto genitori e figli

L’Istat ha pubblicato il proprio rapporto sulla mobilità sociale in Italia mettendolo in relazione alla pandemia da Coronavirus. Il risultato non è così drammatico, anzi. Secondo l’Istituto di statistica la “classe sociale” di origine dei genitori ha un impatto meno forte su quello che i figli faranno, ovvero, sulla classe sociale che occuperanno quando avranno 30 anni. E’ per la generazione nata tra il 1972 e il 1986 che il rischio di una discesa nella classe sociale è maggiore. In particolare il 26,6% dei nati in quegli anni rischiano il “downgrading sociale”.

I dati si riferiscono al: 1993-2016

Fonte: Banca d’Italia

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