Il 37% delle apparecchiature sanitarie è da buttare

Il 28% dei mammografi ha oltre 10 anni. Più risonanze magnetiche nel privato 

Il 37% delle grandi apparecchiature sanitarie in Italia è da rottamare. Lo dice i Report 2024 di Agenas, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali. La qualità dell’assistenza sanitaria dipende anche dalle tecnologie disponibili e da come sono distribuite sul territorio e per questo i dati Agenas sono particolarmente gravi perché dimostrano che molte apparecchiature sanitarie sono vecchie e poco efficienti, con un impatto diretto su tempi di attesa, qualità delle cure e risorse necessarie al sistema sanitario.

Le apparecchiature sanitarie private e pubbliche

Il report evidenzia, inoltre, una predominanza delle apparecchiature sanitarie in strutture pubbliche per la maggior parte delle tipologie, con due eccezioni: le risonanze magnetiche e i mammografi, il 60% delle prime sono nel privato accreditato così come il 52% delle seconde. Tra le tecnologie più diffuse rispetto alla popolazione, le tomografie computerizzate (TC) raggiungono un rapporto di 37,3%, seguite dai mammografi con 35,2 e dalle risonanze magnetiche (RM) con 32,9. In ambito europeo, l’Italia mostra una dotazione di TC e RM per milione di abitanti in linea con la Germania (36,5 TC e 35,2 RM) e superiore a Paesi come Spagna (21,4 TC e 20,3 RM) e Francia (19,5 TC e 17 RM) (dati Ocse 2021).

Apparecchiature sanitarie, Italia spaccata in due

La distribuzione delle apparecchiature sanitarie in Italia è lontana dall’essere uniforme. Il grafico dinamico che si può vedere poco sopra lo dimostra bene. In Lombardia, con 1.377 apparecchiature, si registra il numero più alto: sono distribuite tra 611 unità nel pubblico e 710 nel privato accreditato. Anche il Lazio evidenzia una dotazione importante con 1.053 apparecchiature totali, di cui 360 nel pubblico e 553 nel privato accreditato. La Campania segue con 857 unità, distribuite prevalentemente tra 300 nel pubblico e 548 nel privato accreditato.

Nelle Regioni del Sud, la Sicilia conta 650 apparecchiature totali, ripartite tra 346 nel pubblico, 285 nel privato accreditato e 27 nel non accreditato. La Puglia ha 561 unità, di cui 283 pubbliche e 272 nel privato accreditato. In Calabria, la dotazione scende a 237 apparecchiature, con 130 nel pubblico e 104 nel privato accreditato.

Al Centro-Nord, il Veneto conta 623 unità, distribuite tra 333 nel pubblico e 263 nel privato accreditato. In Emilia-Romagna si registrano 553 apparecchiature, con una presenza maggiore nel pubblico (361 unità). La Toscana dispone di 514 apparecchiature, ripartite tra 321 pubbliche e 169 accreditate. Il Molise conta solo 59 apparecchiature totali, di cui 24 pubbliche. La Valle d’Aosta ne registra appena 13. Il Trentino-Alto Adige ha 91 unità complessive tra Bolzano (54) e Trento (37).

Tecnologia: pubblico e privato a confronto

Le percentuali di distribuzione delle apparecchiature sanitarie tra pubblico, privato accreditato e non accreditato evidenziano differenze significative in base alla tipologia, con una certificata maggiore presenza del settore privato accreditato nella diagnostica per immagini. 

Gli acceleratori lineari, utilizzati principalmente nella radioterapia oncologica, sono distribuiti per il 71% nelle strutture pubbliche, mentre il 28% si trova nel privato accreditato e solo l’1% nel non accreditato. Gli angiografi seguono un trend simile, con il 75% è nel pubblico, il 23% nel privato accreditato e il 2% nel non accreditato. Le risonanze magnetiche mostrano invece una distribuzione differente, con il 60% presente nel privato accreditato, il 32% nel pubblico e l’8% nel non accreditato. Anche i mammografi riflettono questa tendenza, con il 48% collocato nel pubblico, il 44% nel privato accreditato e l’8% nel non accreditato, confermando il ruolo rilevante del privato accreditato nelle tecnologie diagnostiche avanzate.

Le apparecchiature più specializzate, come i sistemi TC/Gamma camera, sono per l’85% pubbliche, con una presenza marginale del privato accreditato (15%) e assente nel non accreditato. Questi dati evidenziano una forte concentrazione del pubblico per alcune tecnologie essenziali e un ruolo significativo del privato accreditato in altre categorie, come i mammografi e le risonanze magnetiche.

apparecchiature sanitarie

Troppe apparecchiature sanitarie vecchie

In Italia, anche le tecnologie sanitarie non migliorano tutte con la stessa velocità che ci si aspetterebbe. Agenas mette in luce infatti come l’età delle apparecchiature vari drasticamente, con differenze evidenti tra le diverse tecnologiche. Complessivamente, su un totale di 8.228 apparecchiature, il 34% ha meno di 5 anni, il 29% si colloca nella fascia tra 5 e 10 anni, mentre il 37% ha più di 10 anni, segnalando una presenza rilevante di tecnologie obsolete.

Tra le apparecchiature con meno di 5 anni, spiccano le tomografie computerizzate (TC) con 824 unità, pari al 37% del totale delle TC. I sistemi robotizzati per chirurgia endoscopica presentano una percentuale ancora più alta, con il 64% delle loro unità in questa fascia di età. Al contrario, il 74% delle gamma camere e il 45% degli acceleratori lineari hanno oltre 10 anni, riflettendo un livello critico di obsolescenza in queste categorie.

I mammografi, fondamentali per la prevenzione oncologica, vedono il 36% delle unità tra i 5 e i 10 anni e il 28% con più di 10 anni, mentre il 29% è più recente. Le risonanze magnetiche mostrano una situazione simile: il 44% ha oltre 10 anni, il 32% tra i 5 e i 10 anni e il 24% è stato acquistato negli ultimi 5 anni. Anche i sistemi TC/PET, pur essendo più avanzati, vedono il 38% delle unità con oltre 10 anni.

Apparecchiature sanitarie e Pnrr

Nel settore pubblico qualcosa si muove, lentamente. Dal 2018 il numero di nuove apparecchiature sanitarie collaudate è in aumento. Dopo il calo significativo registrato nel 2017 con soli 179 collaudi, si è assistito a una ripresa nel 2018 con 270 unità, fino a raggiungere un picco di 328 collaudi nel 2019. Nel 2023, i collaudi sono risaliti a 286 superando le 258 unità del 2022.

Anche se i nuovi collaudi continuano a superare le dismissioni – che nel 2023 sono arrivate a 310 unità, segnando un netto aumento rispetto alle 201 del 2022 – molte apparecchiature restano troppo vecchie. Il Pnrr sta spingendo il ricambio delle tecnologie obsolete, contribuendo all’incremento della rottamazione delle apparecchiature sanitarie vecchie ma il lavoro da fare è ancora tanto. L’obiettivo è di eliminare le attrezzature che superano i 10 anni e garantire un parco macchine più moderno ed efficiente entro il 2026.


I dati si riferiscono al: 2023
Fonte: Agenas

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