In Europa solo i greci le usano meno di noi. Nel Lussemburgo 10 utilizzi al giorno
La mappa mostra i Paesi dell’area Euro e il Regno Unito, colorati in base alla frequenza con cui gli abitanti usano carte di credito e Bancomat. Cliccando su ciascuno Stato compare il numero medio di utilizzi pro capite e la variazione percentuale media di questo dato negli anni tra il 2011 e il 2014. Il “gruppo A”, in nero, indica i Paesi dove le carte di pagamento vengono usate più di 300 volte all’anno. Il gruppo B (blu scuro) sono gli Stati dove vengono utilizzate in media tra le 200 e le 300 volte in un anno. Il gruppo C (blu medio) quelli dove vengono usate tra le 100 e le 200 volte. Il gruppo D (blu chiaro)quelli dove si paga con la carta tra le 100 e le 50 volte e il gruppo D (azzurro) dove le carte vengono usate meno di 50 volte all’anno.
In Lussemburgo carte di credito anche per il caffè
Il Lussemburgo detiene il primato europeo: ben 2.933,1 utilizzi all’anno, quasi 10 al giorno, con una crescita media del 25%. In nessun altro Paese dell’area Euro l’abitante medio usa le carte di pagamento più di 300 volte all’anno e solo in Finlandia e nel Regno Unito più di 200 volte. In Italia l’uso è in crescita (+ 9,3% annuo) ma ancora poco frequente: 38,8 volte all’anno nel 2014, salite però a 43,6 nel 2015.
Solo in Grecia vengono usate ancora meno: 23 volte e il tasso medio di crescita è solo del 3,8%. A parte noi e i greci, gli unici a usarle meno di una volta alla settimana, in media, sono i tedeschi. La media, nell’area Euro è di 86,3 utilizzi, in pratica uno o due alla settimana.
In Italia usarle di persona è sicuro, online un po’ meno
Il tasso di frode sulle carte di pagamento, cioè il rapporto tra perdite dovute a truffe e il valore dei pagamenti in negozi e ristorante e delle operazioni agli sportelli automatici, in Italia è dello 0,01 %. Il tasso di frode delle operazioni “carta non presente”, cioè i pagamenti effettuati via Internet o al telefono, invece, è aumentato dallo 0,36% del 2014 allo 0,4% nel 2015.
I dati si riferiscono al 2014
Fonte: Bankitalia
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