Tribunali accorpati, il risultato è un mezzo bluff

tribunali accorpatiIl governo Monti li ha portati da 165 a 140, ma cause definite sono aumentate solo del 3,6%

Quando il governo di Mario Monti decise, per ridurre la spesa pubblica, di accorpare i tribunali scoppiò un putiferio.

Funzionano i tribunali accorpati?

Vi erano stati coloro che applaudirono ai tribunali accorpati, sperando che portasse a meno sprechi, mentre altri protestarono per i possibili disagi di coloro che si vedevano privati di una sede di tribunale nelle vicinanze, soprattutto in provincia.

Il grafico sopra mostra, in azzurro chiaro, i tribunali accorparti, cioè soppressi, e in blu scuro quelli che li hanno incorporati. Per esempio quello di Vigevano è stato annesso da quello di Pavia. I tribunali delle aree di provincia in Piemonte sono stati assorbiti da quelli dei capoluoghi. Così è accaduto anche nel foggiano, nel senese, in Basilicata in Sicilia. Risultato: si è passati da 165 a 140 tribunali. Tutte le sedi distaccate sono state chiuse.

In media i procedimenti pendenti dei tribunali accorpati o soppressi costituivano il 35% di quelli del totale tribunale accorpante.

Gli effetti dell’accorpamento dei tribunali

La questione quindi è: questo accorpamento ha prodotto vantaggi o svantaggi? Nessuno dei due a quanto pare. Secondo una ricerca della Banca d’Italia tra il 2013 e il 2016 la crescita dei processi definiti, ovvero in cui si è giunti a sentenza o archiviazione, è stata, nei tribunali interessati da accorpamento, solo del 3,6% maggiore di quella degli altri nell’ambito totale del diritto civile, come mostra il grafico sotto.

In particolare c’è stato un miglioramento dell’1,5% per il contenzioso ordinario, ovvero la gran parte delle cause comuni; del 18,8% per il contenzioso commerciale; dell’11% per le cause di lavoro o riguardanti la previdenza e del 15,6% in quelle su separazioni e divorzi.
In questi ultimi casi si può intravedere un risultato migliore, ma queste cause rappresentano una minoranza rispetto al totale. Come si vede la differenza tra queste sedi interessate dalla riforma e le altre è in media in realtà bassa.
I ricercatori della Banca d’Italia ritengono che i guadagni di efficienza in questa prima fase siano stati compensati dai costi di transizione in termini di riorganizzazione dei tribunali.

Gli svantaggi dell’accorpamento dei tribunali

D’altro lato non si notano neanche svantaggi evidenti. Per esempio: se si calcola di quanto diminuiscono le iscrizioni di procedimenti (per esempio le denunce) in proporzione alla maggiore distanza in chilometri dalla sede del tribunale si scopre che in media vi è stato un calo solo dell’1% dove c’è stato un incremento di 10 chilometri, come mostra il grafico sotto

La giustizia nel Sud

Anche se per un certo periodo la riforma dei tribunali ha monopolizzato il dibattito sulla giustizia, in realtà il problema è rimasto nella solita dicotomia Nord-Sud. Il numero di procedimenti pendenti, quindi ancora non definiti, per abitante al Sud è del 78,6% superiore rispetto al Centro-Nord, anche un volta immesse nei calcoli variabili come le dimensioni delle sezioni dei tribunali, le carenze di organico dei magistrati, la complessità delle cause.

Non solo: la durata dei processi è superiore del 32,8% al Sud e la proporzione di processi pendenti aperti da più di 3 anni è del 7,8% più alta.

Questi sono dati del 2016. Ma bisogna dirlo: dal 2010 i processi pendenti sono calati in Italia del 25%, ed è un fatto positivo, ma il Sud rimane indietro. Per esempio la durata media di un procedimento è di 1000 giorni contro i 680 del Centro Nord. L’arretratezza della giustizia nel Mezzogiorno d’Italia è confermata anche da altri dati ufficiali, provenienti dal ministero della Giustizia.

I dati si riferiscono al: 2016

Fonte: Banca d’Italia

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