La Francia campione mondiale di spesa pubblica

Quella sociale è del 31,5. Lo Stato spende il 56,2% del Pil, come nessuno in Europa

Inefficiente, spendaccione, incredibilmente inadeguato. E’ quello che gli italiani, mediamente, pensano del proprio Stato, accusato di spendere troppo e male. Non che siano critiche infondate, ma se alziamo lo sguardo vedremmo che c’è qualcuno che fa molto, ma molto peggio di noi. Ad esempio, guardiamo i dati della spesa pubblica e spesa sociale francese.

Gli effetti sul debito pubblico francese

Il grafico sopra mostra la spesa totale dei tre principali Paesi europei, Italia, Francia e Germania, in percentuale sul Pil tra il 2000 e il 2016. Anche considerando tutti i Paesi dell’Unione, la Francia, nel 2016, ha vinto la medaglia d’oro di Paese più spendaccione del continente con un rotondo 56,2%, più della Finlandia, medaglia d’oro nel 2015. Non stupisce, quindi, che il debito pubblico francese abbia superato quota 2.500 miliardi e che sia sotto procedura di infrazione europea proprio per i conti in disordine.

Negli ultimi anni tutti gli Stati europei abbiano cercato di mettere un freno alle uscite, soprattutto a quelle legate alla spesa pubblica e spesa sociale. Tutti tranne, evidentemente, Parigi che l’anno scorso ha speso il 5,1% in più rispetto al 2000, mentre la crescita media della spesa pubblica sul Pil nell’area euro tra 2000 e 2016 è stata solo del 2,1%, meno della metà.

La Francia ha fatto anche peggio dell’Italia dove la variazione è stata del 4,4%, nonostante abbia dovuto subire una crisi economica meno violenta rispetto a quella del nostro Paese. Non è stato quindi tanto un calo del Pil a provocare una crescita del rapporto con la spesa quanto un aumento proprio di quest’ultima.
Basti pensare che la Germania, in passato spesso associata alla Francia quanto a modello economico, ha visto addirittura calare la percentuale di spesa sul Pil, dal 44,7% al 44,3%

La classifica della spesa pubblica

Il risultato della Francia è l’esito del fatto che si trova quasi sempre tra le prime posizioni nelle classifiche dei Paesi che più spendono per quasi ogni voce di bilancio in Europa. Anche se non è mai prima assoluta. Per esempio nella salute è superata da Danimarca e Norvegia, ma si piazza a un ottimo terzo posto con l’8,2%, superiore, come mostra il grafico sotto, rispetto al dato italiano e tedesco.

Sopra la media Ue anche nelle spese per difesa, cui devolve l’1,8% del Pil, come dimostra il grafico sotto.

Nelle spese per l’edilizia abitativa (grafico sotto) è quarta, a un livello comunque quasi doppio rispetto a quello della Ue, sempre più di Italia e Germania.

La spesa pubblica e spesa sociale

Ma soprattutto è nelle spese per la protezione sociale, pensioni, reversibilità, famiglia, disoccupazione, ecc, che si vede la differenza tra la Francia e la gran parte degli altri Paesi europei. Per queste voci spende il 24,6% del Pil contro il 19,2% della media Ue e il 21,5% dell’Italia che pure sostiene l’enorme peso della spesa pensionistica.

Se poi prendiamo un indicatore probabilmente più efficace, ovvero la spesa sociale come la intende l’Ocse, che usa criteri di calcolo un po’ diversi ma soprattutto include assieme alla protezione sociale anche sanità ed edilizia abitativa, considerate parte integrante del welfare, allora capiamo il primato francese: ecco qui sotto i numeri.
La Francia raggiunge il record mondiale del 31,5% di spesa sociale sul Pil, seguita dalla solita Finlandia, al 30,8% dal Belgio e dall’Italia. La media Ocse è 10 punti sotto, al 21%.

La crescita continua

Ma anche qui l’elemento più interessante è l’evoluzione. Rispetto al 1990, un’eternità in termini economici, questa proporzione è cresciuta del 7,2% in Francia, e solo del 4,1% nell’Ocse. Per la cronaca l’Italia ha fatto peggio, +8,2%, per colpa principalmente delle pensioni, ma rimane ancora molto indietro rispetto al vicino.
Le fasi di maggiore aumento della spesa sociale sono state il 1990-1995, quando si è saliti dal 24,3% al 28,3% e il periodo successivo alla la crisi del 2008-2009, quando si è arrivati al 31,9% nel 2014, dopo di che vi è stato un riaggiustamento di pochi decimi.
A differenza dell’Italia, che concentra quasi tutta la spesa di questo tipo sulle pensioni, in Francia tutte le voci vedono un esborso di denaro statale superiore alla media europea e mondiale. Certo, per l’Eurostat l’insieme di pensioni di vecchiaia e di reversibilità costa in Francia il 14,6% del Pil contro il 12,7% della media Ue (e il 16,9% italiano), ma è anche la sanità risulta essere molto costosa, come abbiamo visto, e non solo.

La spesa per i disoccupati

C’è poi la spesa per la disoccupazione, che è del 2% contro la media europea del 1,4% soprattutto a causa di un salario minimo di disoccupazione particolarmente generoso. Persino i costi amministrativi legati all’erogazione del welfare sono maggiori, l’1,4% del Pil contro il 0,8% europeo.
Anche per questo il compito di Macron, eletto tra l’altro per mettere un freno allo strabordare della spesa pubblica, non sarà facile.
Sono moltissimi i campi in cui si dovrà usare le forbici, praticamente tutti, e non potrà essere un’operazione indolore, neanche per il suo elettorato, visto che di fatto ogni categoria dovrà essere scontentata. Certamente come tutti affermano il governo francese punterà più alla crescita del Pil attraverso l’aumento della produttività, e in questa direzione va letta la riforma del lavoro, ma una spending review, che in Francia non si è mai veramente vista, sarà necessaria.

I dati si riferiscono al: 1990-20916
Fonti: Eurostat, Ocse

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