Ecco la classifica delle Regioni che consumano più territorio. In testa il Nord Ovest
La cementificazione, cioè il consumo di suolo, in Italia continua a crescere e, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni, non si ferma. Tra il 2013 e il 2015 case, fabbriche e palazzi hanno mangiato altri 250 chilometri quadrati di territorio: in media, circa 35 ettari al giorno, 4 metri quadrati al secondo di verde perduto per sempre.
Il disastro della cementificazione delle città
Negli anni Duemila la velocità era però il doppio: il cemento avanzava di 8 metri quadrati ogni secondo. Il rallentamento è iniziato nel periodo 2008 – 2013 (tra i 6 e i 7 metri quadrati al secondo) e si è consolidato negli ultimi due anni.
Il consumo di suolo erode le aree naturali e agricole con asfalto e cemento, edifici e fabbricati, servizi e strade. Si tratta molto spesso di nuove infrastrutture, insediamenti commerciali, produttivi o di servizio o dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa densità.
A livello nazionale, il suolo consumato è passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7% nel 2015, con una crescita del 159%. In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 21.100 chilometri quadrati del nostro territorio.
Le regioni con più cemento
Nel 2015, in 15 regioni è stato superato il 5% di suolo consumato, con il valore percentuale più elevato in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Sicilia e Liguria dove troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%.
L’area più colpita risulta essere il nord Italia, soprattutto le regioni del Nord-Ovest che negli ultimi anni mostrano una velocità di cementificazione maggiore rispetto al Nord-Est. Triveneto ed Emilia Romagna seguono, nel complesso, l’andamento generale del fenomeno, con una certa tendenza al rallentamento dell’erosione.
Infine, se all’inizio degli anni ’90 il Centro e il Sud Italia mostravano percentuali di suolo consumato simili, successivamente il Centro si è distaccato con valori prima in netta crescita e poi in rallentamento.
I dati si riferiscono al: 2015
Fonte: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
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