Statali precari, così lo Stato crea lavoratori instabili

precari pubblici

Le amministrazioni pubbliche riprendono ad assumere con contratti a tempo

Lo Stato non ha perso il vizietto di produrre precarietà. I dati sono dell’Aran, l’agenzia pubblica che è la controparte dei sindacati quando bisogna rinnovare i contratti di lavoro delle persone che lavorano nel settore pubblico, per questo è la fonte più autorevole per quanto riguarda i tipi di contratti usati dalla Pa. Chiaramente questi numeri non tengono conto delle società pubbliche come, ad esempio, le Poste, ma comprende l’esercito.

Quanti statali precari

I dati sono stati pubblicati a gennaio del 2016 e si riferiscono al 2014, l’anno prima del varo del Jobs Act, la legge che ha come scopo principale quello di convincere gli imprenditori ad assumere i propri collaboratori con un contratto di lavoro stabile per evitare di ingrossare le fila dei disoccupati.

statali precari

Eppure l’anno prima del varo, lo Stato, dopo aver creato il fenomeno degli esodati in seguito all’approvazione della legge Fornero, continuava ad assumere precari, come mostra il grafico.

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Nel 2014, infatti, si è interrotto la striscia positiva che è iniziata nel 2011, quando i gli statali precari, considerando in questa definizione i contratti di formazione lavoro, i contratti a tempo determinato e i contratti di somministrazione, erano 314.705 scesi a 306.716 nel 2012 per poi risalire a 318.682 nel 2014.

Pochi statali precari a Palazzo Chigi

Il dettaglio interessante è che più si sale nella graduatoria dell’importanza delle istituzioni statali più cala il numero di statali precari. Per esempio: Palazzo Chigi e i ministeri sono le istituzioni nelle quali lavora il minor numero di precari rispetto al totale degli addetti mentre rappresentano il 10% del totale negli Enti di ricerca, negli enti locali e nelle Afam, scuole di Alta formazione artistica, musicale e coreutica nelle quali si raggiunge una quota del 20%.

Questa quota di lavoratori precari dovrebbe lentamente scomparire per sempre: nel marzo del 2016 la Cassazione ha stabilito che tutti coloro che lavorano nel settore pubblico devono entrare nell’organico solo attraverso un concorso pubblico il quale deve essere finalizzato alla stipula di un contratto stabile. Il Quirinale, che già oggi conta la minor percentuale di dipendenti precari rispetto a tutte le altre amministrazioni, è stato, per ora, l’unico a rispettare quella decisione avviando la stabilizzazione dei precari che lavorano tra le sue mura.

I dati si riferiscono al: 2104

Fonte: Aran

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