Il caos dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari

Mancano 300 detenuti. Solo il 43% dei 577 ospiti nelle Rems con sentenza definitiva

Pazzi, anzi, peggio, pazzi criminali. Così sono stati considerati per decenni i detenuti con problemi psichiatrici. Come sottolinea l’associazione Antigone, troppo pazzi per stare in un carcere, e troppo criminali per stare in un manicomio civile. Lo Stato si è sempre trovato in difficoltà nel gestirli, quasi in imbarazzo, e per questo sono spesso cambiate le leggi che se ne occupano. La più recente, l’81 del 2014, ha determinato la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, gli Opg, dove per anni erano stati internati.

Si tratta del culmine di un processo di riforma del rapporto tra la società e la giustizia e i pazienti con patologie mentali che è in atto dai tempi della riforma Basaglia, e che nel caso di coloro che sono stati responsabili di crimini è sempre stato molto delicato.

La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari

L’atteggiamento delle autorità è oscillato, soprattutto negli ultimi anni, tra la volontà di tenere queste persone lontane dal resto della società e anche dal resto dei detenuti e il dovere di provare a recuperarli, a offrire loro un percorso di riabilitazione. Si tratta di un equilibrio che ancora non è stato raggiunto.

Come si vede dalla nostra infografica fino al 2012 sono stati costantemente più di mille gli ospiti degli Opg, con un picco di 1.600 raggiunto nel 2010. Si è verificato poi un calo, in linea con quello del totale dei detenuti, il cui numero si è ridotto per cercare di evitare quel sovraffollamento che ha sempre caratterizzato il mondo degli istituti di pena. Alla vigilia della chiusura degli ospedali psichiatrici criminali, nel 2014, erano 877 le persone lì rinchiuse.

Gli ospedali psichiatrici giudiziari abbandonati a favore delle Rems

Con la legge di quell’anno lo Stato ha deciso di sostituire gli Opg con le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ovvero le Rems. Rispetto agli ospedali psichiatrici giudiziari sulla carta queste strutture dovrebbero presentare caratteristiche più umane.

Sono infatti affidate alla sanità regionale e non al Ministero della Giustizia, non possono accogliere più di 20 persone, e quindi devono essere presenti in modo capillare sul territorio, territorio con cui possibilmente gli ospiti dovrebbero intrattenere un rapporto più stretto.

La transizione tra Opg e Rems non è iniziata, però, nel migliore dei modi. È stata piuttosto lenta. Alla data del 15 dicembre 2015, quindi molti mesi dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, risultavano ancora presenti in questi ultimi 164 internati. Alcuni di questi malati non si sono persi d’animo e hanno presentato reclami contro il perdurare del loro stato di internamento in strutture che, per legge, dovevano essere ormai superate.

ospedali psichiatrici giudiziari

Secondo il Ministero della Salute e quello della Giustizia, la situazione si spiegava con “la mancata apertura delle Rems da parte di alcune regioni e l’insufficiente capacità ricettiva di quelle già attivate”.

Si dovrà aspettare il gennaio del 2017 per assistere all’uscita degli ultimi due detenuti dall’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto. Quell’anno gli ospiti delle Rems sono stati 596, saliti a 629 nel 2018, e poi di nuovo scesi, fino a un minimo di 551 nel novembre del 2020, secondo i numeri dell’associazione Antigone. Gli ultimi dati, del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, e risalenti all’aprile del 2021, parlano di 577 persone all’interno di queste residenze. Se alla vigilia della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari i detenuti erano, come abbiamo detto, 877 e oggi nelle Rems ce ne sono 577, ci si potrebbe chiedere che fine hanno fatto gli altri 300.

A Castiglione delle Stiviere, però, sono in ben 149

Leggendo queste stesse statistiche, però, emerge subito come in alcuni casi la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari  e la trasformazione in Rems, sia stata, poco più di un’operazione cosmetica, un mero cambio di nome, come spesso accaduto in Italia.

L’esempio più eclatante è quello dell’ex Opg di Castiglione delle Stiviere, il più grande e il più “celebre” d’Italia. In questo sono accolti a inizio 2021 ben 149 persone, molto più del limite di 20 stabilito. Anche se formalmente il Ministero della Giustizia definisce questo Rems  “polimodulare”, e quindi formato da più unità più piccole, di fatto si tratta in tutto e per tutto del vecchio ospedale psichiatrico.

In Lombardia un quarto dei “detenuti” di tutt’Italia

A causa di questo in Lombardia risultano essere presenti più di un quarto dei detenuti di questo tipo di tutta Italia (149 su 577), anche se ha un sesto della popolazione. Nel Lazio ce ne sono 68, in Campania e Sicilia 41 e 53. I dati più gravi, però, sono probabilmente quelli che riguardano gli status di queste persone. Anche tra costoro, come accade tra i detenuti comuni, sono moltissimi coloro che si ritrovano rinchiusi senza avere ricevuto una sentenza definitiva. Quest’ultima è stata pronunciata solo per 340 su 577. Non è un caso che il turnover in queste strutture sia particolarmente fitto: in media la detenzione è inferiore ai due anni, e in alcune regioni dura anche meno di 12 mesi.

Solo in 147 in Italia seguono un progetto riabilitativo

Sulla carta, inoltre, gli ospiti dei Rems dovrebbero essere sottoposti a un Progetto terapeutico riabilitativo individuale (Ptri), di cui dovrebbe prendersi cura personale sanitario appositamente formato per la gestione di soggetti socialmente pericolosi.

Sempre secondo il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà i Ptri attivati nell’aprile dello scorso anno erano solo 147. Considerando che possono essere proposti solo per coloro che hanno una sentenza definitiva, vuol dire che solo meno della metà, il 43,2%, di questi può essere pienamente assistito e intraprendere un percorso di riabilitazione.

Tra i dati peggiori vi sono quelli della Lombardia, laddove c’è più affollamento. Nell’unica struttura presente, quella già citata di Castiglione delle Stiviere, vi sono solo 29 Ptri su 116 potenzialmente attivabili. Ma in Veneto, Sardegna, Sicilia, però, sono zero. L’emergenza sanitaria, dobbiamo immaginare, non ha certo aiutato con la carenza di personale sanitario disponibile. Nella classifica delle priorità i detenuti anche in questa occasione si sono ritrovati nelle ultime posizioni.

I dati si riferiscono al: 2020-21

Fonte: Associazione, Antigone, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà

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