Le agevolazioni fiscali da tagliare ci costano 313 miliardi

Dovevano essere ridotte, invece le leggi che concedono detrazioni sono diventate 799

Alla fine del 2011 il governo presieduto da Mario Monti incaricò l’economista di Banca d’Italia, e sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, di monitorare uno degli aspetti più oscuri, stravaganti e complessi dell’immenso pianeta del fisco italiano: quello delle agevolazioni fiscali.

Agevolazioni fiscali “ad personam”

Nessuno, prima di lui, aveva osato addentrarsi in questa “selva oscura” perché ciò che si temeva di scoprire spaventava anche il più coraggioso dei politici. Era chiaro, infatti, che dopo quella ricognizione si sarebbe dovuto agire, riducendo l’area di discrezione fiscale ovvero, riducendo le leggi fiscali fatte quasi “ad personam” e questo avrebbe inevitabilmente scontentato qualcuno.

Ceriani, al termine del suo lavoro, presentò una relazione-monstre che, da allora, resta uno dei capisaldi della politica fiscale italiana perché, per la prima volta, era stato scritto nero su bianco quante erano le agevolazioni fiscali a gruppi specifici di persone e/o imprese, e quanto valeva ogni anno, in termini di mancate entrate per le casse dello Stato, ogni singolo sconto, detrazione o deduzione.

Ogni volta che un governo è a caccia di soldi per far quadrare i conti, riprende in mano la relazione di Ceriani e inizia a spulciarla in cerca di agevolazioni da tagliare. E’ probabile che succederà anche quest’anno quando il governo (qualunque esso sarà) dovrà preparare la manovra economica.

Il lavoro di Ceriani sulle agevolazioni fiscali

Allora: siamo nel 2011, i bonus fiscali erano 720 e valevano 253,7 miliardi di mancati incassi per lo Stato. Di queste 720 agevolazioni ben 117 impattavano sul pagamento dell’Iva, cioè: esistevano 117 leggi che permettevano a milioni di italiani non pagarla, o pagarla in misura ridotta, per un importo totale di ben 40 miliardi di euro in termini di mancato incasso.

Uno dei più famosi sconti Iva è quello sulle auto aziendali mentre sulla benzina agricola, ancora oggi, si agisce sulla riduzione dell’accisa, che arriva fino al 78%. Un altro centinaio di miliardi derivavano da sgravi Irpef come, ad esempio, quelli che sono garantiti alle famiglie numerose, con figli a carico per la spese per le badanti, per le rette scolastiche soprattutto universitarie, e per chi versa i propri risparmi in un fondo pensione.

Quali agevolazioni fiscali da tagliare

Riordinare l’intera materia, eliminare  i bonus più incredibili e ingiustificati come ad esempio gli sconti per le zanzariere, quelli per i materassi, per i funerali, e magari potenziare altre agevolazioni che invece hanno un senso come, ad esempio, quelli per la ristrutturazione edilizia (box auto compreso), per l’affitto o per l’acquisto di una casa (bonus specifici sono previsti per la bioedilizia), per l’acquisto dei mobili o degli elettrodomestici doveva essere un punto qualificante del governo di Matteo Renzi, che ha visto la luce pochi anni dopo. Ma, come vedremo, non andò così. Anzi.

Dal 2011 qualche cosa è stato fatto, a dire il vero: sono stati ridotte le agevolazioni fiscali per la produzione di energia elettrica con il fotovoltaico mentre invece sono rimasti praticamente intonsi gli sconti per le cure veterinarie e il bonus per l’acquisto di sistemi antifurto e di videosorveglianza. Stabili anche gli incentivi per i combustibili fossili.

Quello studio doveva servire, insomma, non solo per fare ordine, ma anche per eliminare i favoritismi che i governi avevano concesso a piene mani alla base elettorale dei partiti di maggioranza (e, spesso, anche di opposizione).

Poi ci sono le detrazioni fiscali

Però le detrazioni fiscali sono aumentate ed è aumentato anche il mancato incasso da parte dello Stato. Basta guardare il grafico sopra, in apertura, che mostra l’andamento del numero degli sconti fiscali anno per anno e il il mancato incasso aggiuntivo, sempre anno per anno.

agevolazioni fiscali

Per esempio: nel 2012 il governo Monti, ai 720 sconti fiscali, ne ha aggiunti altri 3 che hanno causato 16,9 miliardi di mancato incasso per un totale, per quell’anno, di 270,6 miliardi. Il governo di Enrico Letta, nel 2013, ha modificato 21 di quelle leggi fiscali: queste modifiche hanno portato benefici alle finanze pubbliche dato che quell’anno il mancato incasso è passato da 270,6 miliardi a 267. Ma è stata una meteora.

Anche Renzi aumenta le detrazioni fiscali

Nel 2014, primo anno del governo Renzi, le agevolazioni fiscali hanno avuto un andamento ondivago: sono diminuiti di numero (-2) ma è aumentato il mancato incasso dello Stato (275,5 miliardi). Nel 2015 Renzi ha inserito 14 agevolazioni fiscali che hanno portato lo Stato a dover rinunciare a 289,5 miliardi e, nel 2016, gli sconti fiscali aumentano di 43 unità per un mancato incasso da parte dello Stato di ben 313,1 miliardi. Per quanto riguarda il 2016, dei 23,6 miliardi di aumento dei mancati incassi circa 17 riguardano la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia tra cui il previsto aumento dell’Iva.

Gli sconti del Job Act

Tra le tante detrazioni fiscali quello più importante introdotto da Renzi è quello sulle assunzioni, che vale per tre anni, e che, insieme al Job Act avrebbe dovuto dare una spinta all’impiego dei giovani. Restano invece in piedi, per esempio, le agevolazioni fiscali per l’assunzione di apprendisti, introdotti proprio da Mario Monti nel 2012 e i bonus per la bonifica degli immobili dall’amianto e dall’eternit.

A oggi le “eccezioni” fiscali, cioè leggi e leggine che permettono ad un particolare gruppo di cittadini di non pagare le tasse come tutti gli altri (a parte, naturalmente, quelli che ne hanno pienamente diritto come i portatori di handicap o coloro che rientrano all’interno delle categorie protette), sono addirittura 799: 79 in più rispetto alle 720 censite da Vieri Ceriani.

Sono queste 799 leggi e leggine che permettono a una massa enorme di italiani non di “evadere”, ma di “erodere” i propri doveri fiscali: in effetti, a cercare bene, chiunque potrebbe trovare tra le 799 agevolazioni fiscali una che fa al caso suo.

I dati si riferiscono al: 2011-2016

Fonte: Corte dei Conti

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