Strage a Barcellona, i foreign fighters spagnoli sono 120

I combattenti dello Stato islamico partiti dal Paese sono stati 120. I dati dell’Italia

Sono tra 3.922 e 4.294, i foreign fighters partiti dall’Europa per andare a combattere a fianco dell’Isis. Il grafico riporta una stima (per difetto) di quelli partiti e di quelli tornati. Attenzione: quelli che sono tornati in patria sono generalmente considerati una minaccia potenziale. E si tratta di circa il 30%, indicativamente tra 1.176 e 1.288, di quelli partiti. Nessuno però (vedi grafico) è tornato in Italia. Il problema è che sono circa 25 i foreign fighters che sono rientrati in Spagna, che ieri ha vissuto una giornata drammatica con un attentato sulle Ramblas di Barcellona che ha provocato 13 vittime e almeno 100 feriti. Non si sa ancora molto dell’identità dell’attentatore, così come poco si sa dell’identità degli attentatori che all’una di notta hanno provato a replicare l’attentato a Cambrils, poco più a Sud di Barcellona.

Il significato di foreign fighters

I foreign fighters (combattenti stranieri) sono cittadini che non vivono nei Paesi di elezione del terrorismo internazionale, come per esempio Pakistan, Siria o Somalia. Si tratta di persone “normali” che decidono di dedicarsi alla “guerra santa” dell’Islam e combattere gli “infedeli”, ovvero, nella maggior parte dei casi, i loro ex concittadini. Ma i più pericolosi, come detto anche sopra, sono i foreign fighters che rientrano nel loro paese di origine dopo un periodo trascorso nelle basi dei terroristi con l’obiettivo specifico di compiere attentati.

Quanti sono i foreign fighters italiani

Per il Ministero dell’Interno, 87 italiani sono partiti tra gennaio 2011 e la fine di ottobre 2015 per andare in Siria a combattere per l’Isis o altre formazioni che puntano a cancellare il regime di Assad. Di questi 87 foreign fighters italiani, 57 dovrebbero essere ancora lì e 18 sono morte. All’Isis si sono uniti in 15, due sono entrati in Jabhat al-Nusra, mentre 7 combattono per forze di opposizione ad Assad laiche come l’FSA (Free Syrian Army). Solo 12 sono cittadini italiani e di questi 6 hanno una doppia cittadinanza.

Benché i “combattenti stranieri” provenienti dall’Italia siano pochi, sono considerati molto pericolosi. Attualmente, il livello di allarme per il rischio attentati in Italia è 2, che significa “rischio concreto”, a metà strada tra il livello 1 “rischio trascurabile” e il livello 3 “attentato terroristico in corso”.

Identikit del foreign fighters europeo

E’ anche possibile disegnare un identikit per capire chi sono i foreign fighters. Vengono quasi tutti (tra il 90 e il 100%) da grandi aree urbane o dalle loro periferie delle città occidentali. Una percentuale significativa (tra il 6 e il 23%) è costituita di convertiti all’Islam, cioè persone che prima non erano musulmane. Il 17% dei foreign fighters sono donne. La maggior parte, 2.838 circa, sono partiti da soli quattro Paesi europei: Francia, UK, Belgio e Germania. Che fine hanno fatto? Il 14% sono morti, il 30% sono tornati. Degli altri non si hanno notizie confermate.

I combattenti stranieri sono anche i terroristi

Attenzione, però, non ci sono solo i foreign fighters che vengono dall’occidente. In realtà, prima dell’avvento delle cosiddette “primavere arabe” nel 2011, ci sono stati decine di migliaia di musulmani, si dice siano stati 30mila, che hanno lasciato il loro Paese per combattere guerre in giro per il mondo. Per esempio: se ne sono trovati in Bosnia-Erzegovina, in Cecenia, in Somalia e, naturalmente, in Afghanistan, Pakistan e Iraq.

Quali Paesi “covano” più foreign fighters

I Paesi con la più alta intensità di foreign fighters, in rapporto alla popolazione, sono nell’ordine il Belgio (41 per milione di abitanti), l’Austria (31), la Svezia (28), la Danimarca (22), la Francia (14), la Finlandia (13), i Paesi Bassi (13), il Lussemburgo (11) e il Regno Unito (11). Seguono Germania (9), Irlanda (6), Spagna (3), Estonia (2), Slovenia (2), Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo e Slovacchia (1).

I dati si riferiscono al: 2015
Fonte: Parlamento Europeo, ICCT

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