Il costo orario del lavoro in Italia è salito fino a 28,8 euro

Ma da noi è cresciuto in modo minore rispetto al resto d’Europa

Il costo orario del lavoro ha due facce, da un lato è indicato da economisti e imprenditori come un vincolo per le aziende e per il sistema in generale, un costo, appunto, dall’altro è indice della capacità di spesa dei lavoratori e anche della prosperità raggiunta da un Paese.

Quant’è il costo orario del lavoro in Italia

Per questo il suo andamento nel tempo può venire interpretato in modo duplice. Tra il 2008 e il 2019 in Italia è cresciuto, passando da 25,2 euro lordi a 28,8, ma meno di quanto abbia fatto mediamente nella Ue a 27, dove è passato nello stesso lasso di tempo da 21,6 a 27,7. Se prima della crisi economica e finanziaria del 2008-2013 tra il costo orario del lavoro italiano e quello europeo vi era una differenza di 3,6 euro, il gap era sceso a 1,1 undici anni dopo.

Il costo del lavoro in Italia

Si tratta del risultato di una moderazione salariale pensata per rendere più competitivo il nostro Paese o dell’esito di una crescita economica dagli anni ’90 più ridotta della media, di un impoverimento dell’Italia? Sono vere entrambe le spiegazioni. La crescita del Pil particolarmente asfittica è stata fondamentalmente causata da una produttività del lavoro stagnante che non ha consentito un aumento degli stipendi nel tempo, cosa che ha reso negli anni gli italiani relativamente più poveri degli altri europei. Ma i dati sul costo orario del lavoro sono anche dovuti al fatto che grazie alle riforme fatte nel tempo la pur limitata crescita del Pil si è tradotta in aumento dell’occupazione invece che in un aumento dei salari come era sempre successo nei decenni precedenti..

Sono evidenti le differenze con altri Paesi in cui la performance della produttività è più brillante e consente l’aumento sia dei salari, e quindi del costo orario del lavoro, sia dell’economia in generale.

costo orario del lavoro

Il costo orario del lavoro cresciuto di 7,7 euro in 11 anni

Un classico esempio è la Germania, dove nel 2008 il costo del lavoro era solo di 2,7 euro maggiore del nostro e ora è superiore di 6,8, a quota 35,6 lordi. In Germania nonostante questa crescita importante non vi sono stati problemi di competitività del sistema, anzi, i prodotti tedeschi continuano a essere i più esportati, anche se gli stipendi dei lavoratori che li producono sono saliti più degli altri ed erano e sono più alti di quelli di gran parte dell’Occidente. Questo grazie alla produttività del lavoro tedesco e all’alto contenuto tecnologico che questa consente.

La produttività oraria del lavoro

Un altro Paese in cui l’alta produttività ha consentito un costo orario del lavoro elevato è la Francia, dove arriva a 36,6 euro l’ora, in moderato aumento rispetto ai 31,2 del 2008 e ai 34,3 del 2012. In Francia il costo del lavoro però è anche il risultato di una scelta politica che ha privilegiato i salari all’occupazione stessa, che infatti è inferiore che in Germania. Si è preferito fare salire gli stipendi invece che il numero dei lavoratori. Ed è anche l’esito di una tassazione importante.  Il costo del lavoro infatti è la somma dei salari veri e propri e delle tasse sul lavoro, imposte e contributi.

Quante tasse sul lavoro

La Francia è il Paese in cui i costi non riguardanti il puro salario, quindi le tasse, sono più alti. Ammontano a 12 euro l’ora, molto più dei 6,9 europei e anche più degli 8,3 italiani. Nonostante il divario sia calato questo cuneo fiscale è però superiore in Italia che in Germania, dove si ferma a 7,9 euro l’ora.

Anche il salario netto italiano è basso

Questo vuol dire che se invece di considerare tutto il costo orario del lavoro guardassimo solo ai salari netti questi sarebbero in Italia già inferiori che in Europa: 20,5 euro contro 20,8. Molto più bassi sono però in Spagna, un Paese con un reddito pro capite simile al nostro, dove il costo del lavoro è solo di 21,8 euro l’ora, con un incremento ridottissimo negli ultimi 10 anni a causa della crisi. Anche per questo la Spagna però cresce maggiormente, è più competitiva.

Basse tasse sul lavoro in Gran Bretagna

Le imposte particolarmente basse, solo 5,1 euro l’ora, favoriscono anche il Regno Unito, che ha stipendi maggiori dei nostri (pur minori che in Francia e Germania, a causa di una produttività stagnante), ma un costo orario del lavoro più basso grazie alle minori tasse sul lavoro. La pandemia potrebbe portare dei cambiamenti anche sotto questo aspetto, con un’inversione del trend del costo del lavoro, che potrebbe addirittura calare come conseguenza della crisi economica. E però in questo caso non sarebbe una buona notizia.

Come si calcola il costo orario del lavoro

Il costo del lavoro di un dipendente è semplice da calcolare perché è la somma della retribuzione lorda e dei contributi a carico del datore di lavoro. I contributi, poi, comprendono a loro volta quelli previdenziali che si versano all’Inps, quelli assistenziali che si versano all’Inail e gli oneri accessori. Il più occorre aggiungere sia la tredicesima che la quattordicesima, se sono dovute in base al contratto di lavoro che viene applicato.

Ma non basta. Il costo del lavoro comprende anche il Tfr che viene accantonato dall’impresa oltre al costo delle festività, sia quelle godute che quelle non godute e delle festività, anche queste sia quelle godute che non godute.

I dati si riferiscono al: 2019
Fonte: Eurostat

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