Le mini-banche sono molto solide, parola di Bankitalia

La redditività è identica a quella dei grandi. Il problema sono i crediti inesigibili

In base ai regolamenti europei entrati in vigore con l’avvio della vigilanza unica europea sulle banche (MVU) dal novembre 2014, le banche del continente, quindi anche quelle italiane sono state divise tra “Significant institutions” (SI), sottoposte alla vigilanza europea, e “less significant istitutions” (LSI), la cui supervisione rimane a livello nazionale. Per farla breve nel secondo caso si tratta delle banche più piccole, quelle del territorio, che rappresentano numericamente la gran parte degli intermediari, 462 (57 gruppi e 405 banche individuali) su 486, ma naturalmente essendo di dimensioni ridotte, una minoranza degli sportelli, 8.747 su 28.661, e dei dipendenti, 90.290 su 455.947, e solo il 18% del patrimonio attivo totale del sistema bancario. Ognuna di queste banche ha in media un attivo di 1,2 miliardi, contro i 164,6 di quelle maggiori. E numeri ancora più piccoli sono quelli del sotto-gruppo delle Banche di Credito Cooperativo (Bcc). Ora, la domanda è: le banche molto solide sono quelle grandi o quelle piccole?

Soldi grigi – guarda la puntata di #Truenumbers sulla finanza invisibile

La Banca d’Italia ha condotto uno studio molto approfondito per cercare di capire punti di forza e di debolezza di banche piccole (Bcc comprese) e grandi.

Le banche molto solide sono le piccole

A sorpresa, e contrariamente allo “storytelling” che vorrebbe il sistema bancario italiano a rischio proprio a causa delle banche territoriali, si scopre che le LSI, le banche più piccole del nostro sistema, risultano più solide di quelle maggiori. E’ quanto emerge analizzando la CET1 Ratio (Common Tier Equity 1 ratio), ovvero il rapporto tra il capitale ordinario versato (le azioni ordinarie e l’utile non distribuito) e le attività della banca, pesate per il loro rischio.
Di fatto è un indice del patrimonio di migliore qualità, quello che deve garantire i prestiti concessi ai clienti e soprattutto quelli non più esigibili, i famosi NPL, “non performing loans”. Il CET1 Ratio nelle banche più piccole, le LSI, è cresciuto dal 2011 ad oggi raggiungendo il 15,5% nel giugno 2016, mentre quello delle banche più grandi è salito solo al 11,7% in media, come si vede dal grafico qui sotto. Nel caso delle BCC, anzi, questo rapporto è ancora maggiore oggi, il 16,6%

banche molto solide

In base ai nuovi regolamenti europei questo indice non può scendere in nessun caso sotto l’8%, pena il commissariamento della banca. A ogni Paese in base alle sue condizioni economiche, è stato assegnato un valore diverso, superiore all’8%: per l’Italia questo valore è il 10,5%.

La redditività delle piccole banche molto solide

Il CET1 Ratio è importantissimo, ma non basta. Vi sono altri indicatori fondamentali, come per esempio la redditività, ovvero il rapporto tra l’utile netto e il capitale netto (comprese le distribuzioni agli azionisti), chiamato anche ROE (Return on Equity). Ebbene, in questo caso si scopre che le banche piccole e quelle grandi sono redditizie allo stesso modo. E tuttavia in entrambi i casi c’è stato un peggioramento tra il primo semestre 2015 e il primo semestre 2016.

Il ROE è calato nelle banche piccole dal 5,2% al 2,2%, mentre nel caso di quelle più grandi dal 4,9% al 2,2%. Questo deriva dalla diminuzione degli utili, scesi in media nelle banche minori da 1,5 miliardi a 700 milioni di euro, e in quelle maggiori da 3,6 miliardi a 1,8. Il calo dei tassi d’interessi, evidentemente, ha molto a che fare con questa diminuzione di utili e redditività. Ecco, nel grafico sotto, i dati riguardanti le LSI.

Attenzione: nel caso delle BCC il ROE va in negativo al 0,5%, visto che invece di un utile nel primo semestre 2016 si è avuto in media una perdita di 100 milioni.

Il problema dei crediti inesigibili

Le dolenti note per le banche più piccole vengono quando si esamina l’incidenza dei NPL (non performing loans), ovvero dei prestiti deteriorati, che rischiano di non essere incassati. Per la banche minori questi pesano per il 20,2%, e per il 17,9% per quelle più grandi, i cui dati sono indicati nel grafico qui sotto.

Una volta rettificato il valore di questi prestiti, ovvero diminuito in base alla probabilità che il credito sia incassabile o meno, l’incidenza dei NPL passa al 12,5% per le banche piccole e al 10,5% per quelle più grosse.
In questo caso le banche di credito cooperativo non si distaccano molto dalla media delle LSI. Naturalmente queste medie nascondono situazioni molto variegate. La Banca d’Italia nel corso del 2016 ha effettuato complesse operazioni di vigilanza nei confronti delle banche più piccole che nel 60% dei casi hanno avuto esito pienamente positivo, nel 35% si è formulato un giudizio di “attenzione”, innescando controlli e interventi più stringenti e specifici, mentre in una minoranza di casi, soprattutto di istituti bancari più piccoli, corrispondenti al 3% dell’attivo totale delle LSI, la situazione è stata giudicata “critica”, e sono in corso ricapitalizzazioni o ristrutturazioni.

I dati si riferiscono al: secondo semestre 2016

Fonte: Banca d’Italia

Leggi anche: Le imprese continuano a chiedere soldi allo sportello

Ti piace citare i numeri veri quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di numeri veri e le ultime notizie; restare aggiornato sulle principali news (con dati rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram.